"Perché non ho ricevuto il Premio Nobel per le mie scoperte? Una lunga storia. Storia di misoginia, di avversione verso il lavoro di noi donne. Iniziata fin dai 16 anni, quando dissi a mio padre che da grande avrei voluto fare una cosa sola: la scienziata. #WomeninScienceDay 1/7
Per questo mi ero iscritta al Newnham College di Cambridge. Mio padre non la prese bene.
Le donne, secondo lui, potevano al massimo dedicarsi alle opere di beneficenza. Che volete fare, nel 1936 era così. 2/7
Chi sono? Rosalind Elsie Franklin, anche se mi chiamavano “dark lady”, solo perché «all’età di 31 anni vestivo con la fantasia di un’occhialuta liceale».
Più volte mi fecero capire che una femminista non era gradita in quel laboratorio. Ma io non mi arresi. Mai. 3/7
Avevo messo a punto una tecnica innovativa. Utilizzavo i raggi x per fotografare i costituenti di tutti i materiali viventi e non viventi, con una microcamera capace di produrre fotografie ad alta definizione dei singoli filamenti di DNA. 4/7
L’unico mio errore? Lavorare ore e ore senza indossare il camice di piombo per proteggermi dai raggi x.
Perché non mi hanno dato il Premio Nobel? Perché quando venne conferito a Watson, Crick e Wilkins, nel 1962, io ero già morta. Da 4 anni, devastata, appunto, dai raggi x. 5/7
Certo, almeno un piccolo accenno alla sottoscritta durante la premiazione potevano farlo. Invece niente. Io ero, come scrisse Watson nel suo libro The Double Helix solo «la terribile Rosy, l’intellettuale irascibile che indossava brutti occhiali e aveva i capelli spettinati». 6/7
Nel #WomeninScienceDay la storia di Rosalind Elsie Franklin, biochimica britannica, scienziata "capace di rendere bella qualunque cosa toccasse", eroina della scoperta del DNA.
Scoprila in "Non esistono piccole donne", l'ultimo libro di @JohannesBuckler: bit.ly/johannesbuckle…
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Una bellissima notizia: è stata scarcerata ieri #LoujainAlhathloul, attivista per i diritti delle donne in #Arabia#Saudita. Era in prigione da più di mille giorni, colpevole di "aver minato la sicurezza e la stabilità del regno e dell'unità nazionale." bit.ly/stessalotta
Aveva rivendicato un ruolo da protagonista nella fine del divieto di guida per le donne e nell'attenuazione della figura del "tutore", il maschio di casa che fino a poco tempo fa prendeva tutte le decisioni al posto delle sue familiari.
Nel 2013, ripresa da una telecamera, guidò dall'aeroporto di Riad fino a casa, l'anno dopo andò in macchina fino alla frontiera con gli Emirati Arabi Uniti, cercando di attraversare il confine. Anche allora due mesi e due settimane in carcere.
Un regime dimenticato e il coraggio di una giornalista
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.@AntonellaNapoli , unica giornalista occidentale in Sudan durante le rivolte che hanno portato alla caduta del dittatore Omar Hasan al-Bashīr nell’aprile del 2019, viene fermata mentre sta riprendendo alcuni palazzi governativi a Khartoum.
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Trattenuta per ore dai servizi di sicurezza, @AntonellaNapoli subisce un duro interrogatorio. Il peggio viene scongiurato solo grazie all’intervento tempestivo dell’ambasciata italiana e del Ministero degli Esteri.
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#19luglio 1992, strage di via D’Amelio. Perdono la vita #PaoloBorsellino e i cinque agenti della scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
È una data che non si può dimenticare, un fardello insopportabile che scuote la coscienza di tutti i cittadini per quelle vittime innocenti della mafia. Sei martiri, a cui se ne aggiungerà poco dopo una settima. Dimenticata. Sconosciuta ai più. Ma facciamo un passo indietro.
4 settembre 1974. Sono nata a Partanna (Trapani). Una maledizione grava su di me fin da piccola. Triste destino, il mio: tutti i maschi a cui voglio bene vengono ammazzati dalla mafia.
"Una statua. Mi hanno dedicato una statua al Greenwich Village di New York. È stata collocata esattamente in fondo alla strada dove si trova quel famoso bar. Chi sono e perché quella statua in mio onore nei pressi di un bar? Una lunga storia.” #PRIDE2020bit.ly/johannesbuckler
Sono nata a New York il 2 luglio 1951. E a chi ha origini portoricane e venezuelane può capitare di nascere in un taxi di fronte al Lincoln Hospital. Ma gli può capitare anche di peggio. Per esempio, essere abbandonato dal padre, appena nato. Josè Rivera, credo si chiamasse.
«Però almeno una mamma l’avevi.»
Insomma. Solo fino a tre anni, quando si suicidò lasciandomi sola con la nonna.
Lo so. Avevo almeno una nonna. Ma non per molto. Quando si accorse dei miei modi femminili mi gettò in strada. Avevo solo 11 anni.
Non è un caso che siano le donne a scandire, con la loro determinazione, la grande lotta del movimento ecologista e a offrire un punto di vista diverso, che forza le gabbie concettuali in cui ci siamo mossi per troppo tempo. #leragazzesalverannoilmondo
Malgrado il potere crescente degli spacciatori di egoismo, malgrado i negazionisti, ancorati a un passato che ha già saccheggiato presente e futuro, sembra che stia scorrendo sotto traccia, inarrestabile, un’energia nuova. #leragazzesalverannoilmondo
La storia di Prince. Il dolore, la dignità, la battaglia di un padre per poter riconoscere il figlio, un volo a Parigi per poterlo vedere e un ritorno a casa per i funerali.
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Abidjan, Costa d'Avorio. Una mattina di gennaio, un ragazzino di quattordici anni esce di casa per andare a scuola, come ogni giorno. Quarantott’ore dopo, il suo corpo verrà ritrovato a Parigi, nel vano del carrello di atterraggio di un aereo. Senza vita.
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Quel ragazzo si chiamava Prince Ani Guibahi Laurent Barthélémy.
In quei giorni anche @chiaralessi si trova ad Abidjan, per un viaggio programmato tempo prima: pensa che sia importante raccontare questa storia e va a trovare Marius, il padre di Prince.
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