Romanzo in venti capitoli della saga di #InghilterraGermania, attesa all'ennesima curva oggi a Wembley - anche se non potrà esserci quel possente "God Save the Queen" capace di sovrastare qualunque cantante, come capì all'istante Paul Young all'inizio della semifinale 1996.
A proposito di saluti e cortesie: dopo forti pressioni del governo britannico, nel 1938 all'Olympiastadion di Berlino, davanti a 110 mila persone tra cui Goering e Goebbels, gli inglesi omaggiarono l'inno tedesco con il saluto nazista. L'immagine mette i brividi.
Fino a metà anni '60 la rivalità calcistica tra Inghilterra e Germania semplicemente non esiste: troppo più forti gli inglesi, una supremazia che culmina nel titolo mondiale del 30 luglio 1966 a Wembley. A proposito, la palla di Hurst era entrata o no?
Su quel rimbalzo al limite sono stati versati fiumi d'inchiostro, e gli inglesi stessi amano riscaldare la tradizione, per esempio esponendo come una reliquia la traversa originale timbrata da Hurst all'ingresso di Wembley (questa foto è del 2012, chissà se c'è ancora).
Una delle frasi più famose della storia della tv inglese la pronunciò il telecronista della BBC Kenneth Wolstenholme, commentando l'invasione anticipata di alcuni tifosi che pensavano che la partita fosse finita, poco prima del gol del 4-2: "They think it's all over! It is now!".
Un riferimento alla finale Mondiale 1966 compare anche in un episodio di "Mad Men", una delle più grandi serie tv di tutti i tempi: l'inglesissimo Lane guarda la partita in un bar di New York alle 10 del mattino e festeggia con altri suoi connazionali.
La storia cambia a Messico 1970: i tedeschi si prendono una spettacolare rivincita approfittando della "maledizione di Montezuma" che toglie di mezzo Gordon Banks e costringe gli inglesi a schierare il portiere di riserva Bonetti, colpevole sui tre gol della rimonta tedesca.
La grande Germania Ovest anni '70 mette il punto esclamativo sul proprio dominio saccheggiando Wembley nei quarti di finale di Euro 72: un 3-1 firmato Hoeness, Netzer e Gerd Muller che dà inizio al decennio più buio del calcio inglese, fuori dai Mondiali 1974 e 1978.
Le squadre si ritrovano nel primo match della seconda fase a gironi di Spagna '82 e si accontentano di uno 0-0 interlocutorio, scaldato solo da questa traversa fotonica di Rummenigge nel finale. L'Inghilterra non riuscirà a battere la Spagna; la Germania invece sì, e passerà lei.
Torino, 1990: un altro dei grandi traumi collettivi inglesi è l'ammonizione nei supplementari che toglie di mezzo il diffidato Paul Gascoigne dall'eventuale finale. Le lacrime del giovane Gazza, sopraffatto dalla delusione, sono uno dei ricordi più struggenti di Italia '90.
La semifinale 1990 è anche la partita alla fine della quale @GaryLineker (che aveva segnato l'1-1) regala ai taccuini dei giornalisti la celeberrima frase: "Football is a simple game. Twenty-two men chase a ball for 90 minutes and at the end, the Germans always win".
Vincono ai rigori, per la precisione, con Stuart Pearce e Chris Waddle che sbagliano il quarto e quinto penalty proprio come avevano fatto Donadoni e Serena la sera prima contro l'Argentina.
La semifinale di Euro 96, a Wembley, è preceduta da una campagna stampa tra il nauseante e il grottesco, che culmina in questa famigerata prima pagina del Mirror: sulla colonna di destra, Piers Morgan scrive una finta dichiarazione di guerra anti-tedesca.
Mal gliene incoglie: perché, come sempre, agli inglesi manca il classico pence per fare la sterlina. Centimetri che vengono meno a Paul Gascoigne (ancora!), che nei supplementari sfiora il golden goal che avrebbe mandato i suoi in finale contro la Repubblica Ceca.
E ai rigori, dopo dieci penalty segnati su dieci, le gambe cedono a Gareth Southgate, che oggi pomeriggio cercherà di non diventare il secondo uomo nella storia degli Europei eliminato ai rigori sia da giocatore che da ct (il primo è stato Frankie Rijkaard).
Euro 2000: l'Inghilterra-Germania del girone viene introdotto dalle due tifoserie che devastano il centro di Charleroi, Belgio, in un sabato pomeriggio che riporta le temperature calcistiche e i calendari indietro di vent'anni.
In campo lo spettacolo (per così dire) è molto meno, assicurato dalla splendida maglia rossa degli inglesi e dal gol in tuffo di Alan Shearer. Servirà a poco: entrambe le squadre saranno eliminate da Portogallo e Romania.
Nell'ottobre 2020 il vecchio Wembley chiude i battenti con un Inghilterra-Germania in tono minore, valido per le Qualificazioni ai Mondiali 2002: l'ultimo eroe è il fante Didi Hamann, che decide la partita con un tiraccio su punizione. Notate l'esultanza di Kahn a fine partita...
... notatela perché un anno dopo è tutta un'altra Inghilterra: in panchina Eriksson ha sostituito Keegan e in attacco c'è un Michael Owen in forma spaziale che segna 3 dei 5 gol con cui gli inglesi sbancano Monaco, mettendo le mani sull'ultimo Pallone d'Oro inglese della storia.
E finiamo con il 2010, quando l'Inghilterra di Fabio Capello - venendo meno all'abituale accortezza difensiva del ct - riesce a prendere gol addirittura sul rinvio di Neuer, che pesca Miro Klose solo soletto nella metà campo opposta.
Anche se quella è e sempre sarà la partita del colossale abbaglio della terna arbitrale uruguayana, che non vede che il tiro di Lampard è dentro di oltre mezzo metro. Un momento di calcio che oggi, nel 2021, sembra fortunatamente preistoria.
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In occasione del primo sabato sera a #Wembley della storia della Nazionale italiana, un thread che rende omaggio a chi l'aveva immaginato già 45 anni fa: Paolo Villaggio e Luciano Salce, in una delle sequenze più rappresentative dell'italiano medio.
Per colpa del "Secondo Tragico Fantozzi" (1976) una pietra miliare del cinema come "La Corazzata Potëmkin" (1926) di Sergej Ejzenstein ha ingiusta nomea di mattone infinito: in realtà dura appena 75 minuti (altro che "diciotto bobine!").
Ad ogni modo, per quel sabato sera Fantozzi aveva ben altri programmi. Notate anche la citazione esplicita della birra Peroni, molto più onesta delle tante pubblicità occulte disseminate spudoratamente nei film anni '70 e '80.
Il secondo Thread su #EURO2020 è dedicato a tutti quei fatti strani e quelle curiosità inspiegabili della storia degli Europei che uno, conoscendole, potrebbe persino arricchirsi com'è capitato a quest'uomo qui, luminoso esempio di scommettitore avveduto.
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Cominciamo proprio dalla Grecia che nel 2004 vinse l'Europeo vincendo quarti, semifinali e finale sempre per 1-0, sempre con un gol di testa, sempre segnato nella porta a destra del teleschermo. Sembra facile, no?
Ma appartiene sempre a quella Grecia 2004 l'onere di aver subito il gol più veloce della storia degli Europei: Russia-Grecia 2-1, Dmitrj Kirichenko dopo 67 secondi (e questo vuol dire che nella storia degli Europei nessuno ha mai segnato al PRIMO minuto).
E' la settimana di #EURO2020! Non perdiamo altro tempo e apriamo la serie di thread dedicati: ecco le migliori 10 esultanze della storia degli Europei (bonus track, Antonio Conte che si aggrappa alla panchina dopo il 2-0 di Pellé alla Spagna nel 2016).
10) 2008 - Uno dei maggiori badass della storia della competizione: Andrej Arshavin, punta di diamante della Russia Meccanica di Hiddink che terremota il continente per due settimane, prendendo a schiaffi l'Olanda di Van Basten. E quando segna il 3-1, tutti zitti.
9) 1996 - L'urlo di liberazione di Stuart "Psycho" Pearce che nel quarto di finale contro la Spagna si toglie dalle spalle un trauma lungo sei anni, da quando aveva sbagliato uno dei due rigori che avevano eliminato dell'Inghilterra a Italia '90.
Celebriamo il ritorno in serie A del #Venezia con una cavalcata dei momenti cult vissuti al Penzo nella Serie A 1998-2002 (immaginatela in stile "Robespierre" degli Offlaga Disco Pax).
- Pippo Inzaghi che NON LA PASSA ad Alex Del Piero e due minuti dopo NON GLIELA RIPASSA
Tuta che NON ERA STATO AVVERTITO
Javi Moreno che IMBRUTTISCE ai tifosi del Milan nel settore ospiti manco fosse Van Basten dopo un gol al Venezia ultimo in classifica
30 anni fa, il #19maggio 1991, il giorno più bello della storia di un club e di una tifoseria, l'ultimo campionato vinto in una città con meno di 800mila abitanti, l'ultimo scudetto vinto da un calcio a conduzione familiare: mega-THREAD in trenta capitoli sulla #sampdoro 90-91!
Si parte con uno dei tanti unsung heroes della stagione blucerchiata: Giovanni Invernizzi da Como, mediano e jolly del centrocampo che risolve lo spinoso match contro il Cesena di Lippi alla prima giornata - qui l'annuncio del gol di Emanuele Dotto da Marassi.
La Samp parte piano, infila tre 0-0 consecutivi in trasferta, soffre l'assenza di Vialli uscito a pezzi da Italia '90, ma non perde mai. Anzi: alla 7^ giornata vince in casa dei campioni d'Europa con una gran combinazione volante Cerezo-Katanec-Lombardo-Cerezo...
Schegge di #Battiato senza ordine né motivo preciso, assecondando il flusso dei ricordi. 1) Quella volta che rimasi folgorato da "Mal d'Africa" facendomi la barba, le zanzariere, i rumori di cucina, spiragli contro il soffitto, e qualche cosa di astratto s'impossessava di me...
Dalla mia adolescenza affiora questo duetto pazzesco con Carmen Consoli su Italia1.
Ascoltavo ieri sera un cantante, uno dei tanti
E avevo gli occhi gonfi di stupore nel sentire
"Il cielo azzurro appare limpido e regale"
(Il cielo a volte, invece, ha qualche cosa di infernale)
Dal mio amore per Nanni Moretti, il più battiatiano dei registi italiani, nascono tre zampilli: la straziante scena della spiaggia in "Bianca", con "Scalo a Grado" ad aggiungere solitudine a solitudine.