Nel thread di ieri sera (leggete qui bit.ly/3z3BYZS) vi ho raccontato come si è arrivati dopo il giro di consultazioni al 28 aprile 1987.
Quando il nuovo governo Fanfani (Nuovo. Insomma. Era il Fanfani VI) si recò alla Camera per ottenere la fiducia.
Andiamo avanti.
Durante la presentazione del programma, otto giorni prima, il dibattito è stato acceso.
E fin qui.
Ma oggi ci siamo. Siamo arrivati al dunque. Al voto.
La Iotti legge le tre mozioni di fiducia presentate.
Sono quelle Dp, radicale e democristiana.
Fanfani vuole che il voto avvenga sulla base di quest'ultima che porta la firma di Martinazzoli.
Poche righe.
“La Camera, udite le comunicazioni del governo, le approva”.
Chiaro e semplice.
Tanto la fiducia non passa. Non ci sono i numeri.
Come detto giorni prima è stato approvato dal Consiglio dei Ministri un d.d.l. che consente, eccezionalmente, lo svolgimento dei referendum nello stesso anno delle elezioni politiche.
Che tutti danno per certe ormai.
Ore 10.30 - Craxi prende la parola.
Annuncia che il Psi voterà la fiducia a Fanfani.
Il primo impulso sarebbe quello di un voto contrario, ma in nome dell' interesse generale del Paese, chiede a Fanfani di fare il suo dovere.
E che si facciano i referendum alla data stabilita.
Cosa?
Ma il PSI doveva votare contro.
E adesso noi democristiani che cavolo facciamo? Bisogna andare al voto.
Vabbè, se Craxi vota la fiducia noi facciamo il contrario. Ci asteniamo. E addio fiducia.
Sì, ma così non approviamo una fiducia chiesta da noi.
In un angolo Rino Formica sta spiegando la mossa di Craxi ad alcuni esponenti del suo partito.
Che non capiscono.
Vicino a lui Rutelli, entusiasta della trappola tesa alla Dc.
Arriva Mancini che si congratula con Craxi.
E’ stato Pannella a suggerire questa mossa a Craxi.
Mentre parlano fra di loro qualcuno li informa che la Dc sta decidendo di astenersi per fermare le conseguenze della mossa socialista.
La DC farà mancare i voti necessari per dare la fiducia a un governo formato quasi esclusivamente da ministri democristiani.
Ore 11.00
Viene chiesto ai comunisti di astenersi. Inascoltati.
Il fronte socialista-radicale di Pannella favorevole alla fiducia.
Anche se la maggioranza del Psi si era espressa per il voto contrario, Craxi ha deciso poi diversamente.
Dp annuncia voto di fiducia a Fanfani.
Scotti scuote la testa.
In aula la Sinistra Indipendente annuncia il suo voto contrario. Altissimo non sa più a che santo votarsi. Promette l'astensione. Forse. Non sa. Vedremo.
Il Psdi sulla linea Craxi-Pannella: fiducia a Fanfani. Giorgio Ruffolo, socialista, non ce la fa a dire sì a Fanfani. Si asterrà.
Una ventina di democristiani, tra cui Piccoli, non se l'è sentita di non dire sì a Fanfani.
Ma stanno lontani dai banchi. Il PRI è per l'astensione.
PCI ed MSI motivano il loro no.
Sono già in campagna elettorale.
"Si ricordino gli elettori di quello che sta avvenendo", ripetono.
Tocca a Martinazzoli spiegare l’inspiegabile: l'astensione dc sulla propria mozione di fiducia a Fanfani.
Ormai la politica è altrove.
Martinazzoli racconta in giro di aver demolito la mossa di Craxi.
Visto che la mossa di Craxi è solo una finzione allora noi ci asteniamo.
“E' vostro l'inganno, siete voi l'inganno, non io” grida Craxi dal suo banco.
E’ De Mita a spiegare il tutto: “L'inganno è il loro, sono contro Fanfani e votano per lui”.
Allora noi, che siamo a favore, ci asteniamo e facciamo mancare i voti necessari alla fiducia.
Martinazzoli va oltre.
Sussurra. “Io ho dovuto fare una cosa che non avrei mai voluto fare, una cosa che rende più difficile il mio rapporto con la politica. Ma era necessario, hanno spinto il gioco oltre misura”.
De Mita spiega ai ministri e sottosegretari dc, preoccupati, che se vogliono loro possono votare la fiducia, non devono astenersi.
Certo, come no.
E’ il momento del voto. Tutti a votare.
Poi i saluti di rito.
Non prima di aver dato i numeri della votazione. Presenti 564, Votanti 371, maggioranza 186.
131 voti favorevoli, 240 voti contrari e 193 astensioni. Alle 15 e 40 Nilde Iotti comunica che il governo non ha ottenuto la fiducia.
Fanfani rassegna le dimissioni.
Ore 14.30
Sentiti i Presidenti delle Camere e il Presidente del Consiglio dimissionario, Cossiga procede a sciogliere le Camere e a indire nuove elezioni per il 14 giugno.
Dopo 11 giorni di beghe, di colpi di scena, di ripicche, di rinunce e di comportamenti irrazionali, il Governo Fanfani si dimise.
Dopo soli 11 giorni.
Restò poi in carica fino al 28 Luglio, esattamente per 102 giorni (11 di governo e 91 di crisi).
Ricordate i referendum presentati dal Partito Radicale, dal PLI e dal PSI riguardati la responsabilità civile dei magistrati, l'abrogazione della Commissione inquirente e tre sul nucleare?
Si tennero l'8 e il 9 novembre 1987.
Lo stesso anno delle elezioni.
Ricordate che DC e il PCI erano inizialmente ostili ai quesiti? Inizialmente.
Perché quando capirono che avrebbe vinto il SI, cambiarono atteggiamento.
Insieme non potevano permettesi una sconfitta contro radicali e socialisti.
Per quanto riguarda la responsabilità civile dei magistrati gli italiani votarono SI per l’82,21%.
Per abrogare il d.p.r. n. 497/1987, che limitava la responsabilità civile degli stessi.
E così l’anno successivo il Parlamento approvò la nuova legge. La legge Vassalli.
La legge 13.4.1988, n. 117 (responsabilità civile dei magistrati), riformata dalla legge n. 18/2015, che disciplina tuttora la materia.
Che però prevede solo la responsabilità diretta dello Stato e solo indiretta del magistrato, previa rivalsa dello Stato.
Dopo Fanfani, un altro democristiano diventerà il nuovo Presidente del Consiglio, Giovanni Giuseppe Goria.
Anche per lui sarà una stagione breve.
Diciamo breve, ma intensa. Almeno per i contribuenti.
Ma questa, è un'altra storia.

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19 Jul
Finalmente una serata dedicata a me, al più grande fisico, astronomo, filosofo, matematico del mondo.
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Però l’unico modo è quello di mettere fine alle troppe leggende che circolano sulla tua persona.
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16 Jul
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13 Jul
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12 Jul
Il 25 giugno scorso vi ho raccontato (leggi qui bit.ly/3hUaEGI) quello che sta accadendo in Etiopia, nella regione del Tigray.
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Lei si chiamava Maria Hernandez, 35 anni, originaria di Madrid.
Era entrata in Medici Senza Frontiere nel 2015 nella Repubblica Centrafricana.
Poi aveva lavorato in Yemen, Messico e Nigeria.
Per poi andare in Etiopia.
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Quell’ultimo saluto al padre dell'immunizzazione, all’uomo che ha salvato milioni di vite umane, intendo.
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