Avevo trentacinque anni quando andai al suo funerale quel tre febbraio 1823. Glielo dovevo.
Quell’ultimo saluto al padre dell'immunizzazione, all’uomo che ha salvato milioni di vite umane, intendo.
Lui, il medico Edward Jenner.
Per quello che ha fatto per l’umanità il destino avrebbe dovuto essere più favorevole invece di accanirsi contro di lui.
Fin da piccolo, quando aveva perso entrambi i genitori. Questo non gli aveva impedito, crescendo, di imparare tutto sulla professione di medico di campagna.
La medicina a quell’epoca si basava su purghe e salassi e qualche rudimentale intervento chirurgico.
Tutto ciò portava spesso alla morte.
Ma c’era all’epoca, nel 1700, qualcosa che uccideva 400 mila persone ogni anno (nell'80% dei casi, bambini). Il vaiolo.
Una piaga, considerando che a Londra morivano circa 3.000 persone l'anno e in tutta l'Inghilterra oltre 40.000.
Edward notò che i contadini che mungevano le vacche contraevano il cosiddetto “cowpox”, ovvero il vaiolo bovino.
Diverso dalla variante umana “smallpox”.
Il vaiolo bovino non era letale come quello umano.
Nel 1782 esistevano quindi tre forme di vaiolo: lo "smallpox", il più comune, che colpiva gli esseri umani; il "cowpox", che colpiva le mucche e contagiava i mungitori, e una terza forma che colpiva i cavalli, il "grease"
Edward notò una cosa.
I mungitori che avevano contratto il vaiolo bovino non erano contagiati dal vaiolo umano, malgrado in quel periodo la zona fosse stata colpita duramente.
Ed ebbe un’idea.
Ma fu solo quando Sarah Nelmes, una lattaia che aveva contratto il vaiolo bovino, andò da Edward a farsi visitare, che il medico decise di mettere in pratica ciò che stava teorizzando in quel momento.
Edward voleva prelevare del pus contenuto nella pustola della lattaia infettata da una mucca, per iniettarlo in una persona sana.
Poi successivamente avrebbe iniettato del vaiolo umano alla stessa persona per vederne la reazione.
Facile detto così.
Ma gli serviva una "cavia".
Una cavia umana. Ma chi?
Sua moglie Katherine non era il caso, dato che era incinta. E allora chi?
Fu allora che pensò al figlio del suo giardiniere, tale James Phipps, di otto anni.
Ed è qui che entro in gioco.
Perché James Phipps, il bambino di otto anni, sono io.
Fu a me chi iniettò il vaiolo bovino.
E dopo alcuni giorni, quando mi stavo riprendendo, mi iniettò sulle braccia del materiale prelevato da un caso di vaiolo “smallpox”, ovvero la variante umana ben più pericolosa.
E restò in attesa.
Dopo 6 settimane non mostrai nessun sintomo. Ora aveva capito che non aveva nessuna conseguenza iniettare del vaiolo umano, pericolosissimo, se prima si era iniettato il vaiolo bovino. Aveva trovato il rimedio a quella terribile malattia.
Aveva trovato il “vaccino” per il vaiolo
Come vi ho detto all’inizio il destino si accanì su Edward Jenner.
Nel 1809 la morte improvvisa del primogenito Stephen e della sorella maggiore Mary.
Nel 1812 l’altra sorella, Anne Davies.
Nell'agosto del 1815, la moglie Katherine, colpita da un grave attacco di bronchite.
E poi quel maledetto 25 gennaio.
Edward era in camera in attesa della colazione quando è stato colpito da un violento attacco di epilessia.
Alle 3 del mattino del 26 gennaio 1823 è morto per le conseguenze di un ictus.
Ora sapete perché sono qui oggi, al suo funerale.
Per dare il giusto merito a un medico che ha salvato l’umanità da quel terribile flagello che è il vaiolo. Giusto che voi lo ricordiate ancora oggi.
Ma un pensiero anche piccolo per me?
Grazie al vaccino di Edward Jenner nel 1800 a Berlino venne fondata la Royal Vaccine Institution.
Nel 1820 il vaccino aveva già fatto il giro di tutto il mondo.
In quegli anni lo stesso Napoleone rese obbligatorio il vaccino per tutto il suo esercito.
Nell’Europa del XVIII secolo 400.000 persone morivano annualmente di vaiolo e un terzo dei sopravvissuti perdeva la vista.
Grazie a Edward Jenner, e al piccolo James Phipps, il vaiolo oggi non esiste più.
È stato dichiarato completamente eradicato nel 1979.
Bravo Johannes.
Hai raccontato la storia Edward Jenner.
Bravo, ma forse hai dimenticato qualcosa.
O meglio, qualcuno.
Nessuno mette in discussione l’apporto che ha dato Jenner nel debellare una malattia come il vaiolo, ma senza di me, lui non ci sarebbe mai arrivato.
E’ vero, dovete molto a lui.
E’ stato in grado di sviluppare una tecnica della vaccinazione certamente più sicura utilizzando il vaiolo bovino anziché quello umano.
Ma io ho gettato le basi dei moderni vaccini.
Io. E inizialmente quell’idea sembrava folle.
Provocare una piccola infezione a un paziente sano per impedirgli di contrarne una ben più devastante in futuro.
Mi chiamo Mary Wortley Montagu scrittrice, poetessa e aristocratica inglese, nata il 26 maggio 1689.
Come tutte le donne del Settecento avrei dovuto obbedire a mio padre.
Feci l’esatto contrario.
Nel 1712 me ne andai di casa per sposare Sir Edward Wortley Montagu.
Nominato ambasciatore presso l' Impero ottomano da re Giorgio I il 10 maggio 1716, lo seguii ad Adrianopoli.
Fu lì che potei visitare gli Zenana, gli appartamenti interni a un palazzo riservati alle donne.
E vidi praticare la variolizzazione.
Inoculavano del materiale prelevato da lesioni vaiolose in soggetti da immunizzare.
Avevo perso mio fratello per il vaiolo e io avevo ancora i segni in volto di quella terribile malattia.
Con l'aiuto del chirurgo dell'ambasciata feci praticare l’inoculazione su mio figlio Edward di quasi 5 anni. Tornata in patria convinsi amici e parenti a fare la stessa cosa
Cercai di convincere pure le autorità inglesi ad adottare quella tecnica orientale. E ci riuscii.
Fu la prima campagna vaccinale della storia.
Una campagna che superò i confini d’Europa, fino all’America.
Certo, non è stato facile. C’erano molte perplessità sul metodo anche se poi alla fine, per la paura, tutti si facevano vaccinare.
Sono stata sempre io a convincere i medici ad adottare quella pratica “orientale”.
Grazie a @LivePaola per avermi suggerito di raccontare la storia di Mary Wortley Montagu, la donna che ha posto le basi dei moderni vaccini.
Una scrittrice e una poetessa che ha contribuito a sconfiggere una delle più terribili malattie.

• • •

Missing some Tweet in this thread? You can try to force a refresh
 

Keep Current with Johannes Bückler

Johannes Bückler Profile picture

Stay in touch and get notified when new unrolls are available from this author!

Read all threads

This Thread may be Removed Anytime!

PDF

Twitter may remove this content at anytime! Save it as PDF for later use!

Try unrolling a thread yourself!

how to unroll video
  1. Follow @ThreadReaderApp to mention us!

  2. From a Twitter thread mention us with a keyword "unroll"
@threadreaderapp unroll

Practice here first or read more on our help page!

More from @JohannesBuckler

5 Jul
Oggi è il 5 luglio, l'anniversario della mia morte.
Nessuno si ricorda di me, di quello che ho fatto, di quello che sono stata, ma forse è giusto così.
In fondo è passato troppo tempo.
La mia storia ve la voglio comunque raccontare. Iniziando dal mio matrimonio.
Quando avrei dovuto ascoltare il canto nuziale che mi regalò il conte Ferdinando Crivelli: «Che poi che teco alquanto avrà goduto, lussureggiando andrà con Questa e Quella, e invano ti udirem gridare aiuto: ma come indietro più non si ritorna, render solo potrai corna per corna».
Invece lo sposai il 24 settembre 1824, nella chiesa di San Fedele a Milano.
Lui, il principe Emilio Barbiano di Belgiojoso, un uomo affascinante, provetto ballerino, ma anche un inguaribile libertino con il vizio di dilapidare i soldi di famiglia. Lo sapevo io. Lo sapevano tutti
Read 24 tweets
1 Jul
Sono arrabbiata, è vero, ma non per il pari merito che hanno decretato i giudici, quella è solo un’ingiustizia.
È già successo nella gara precedente, quando mi hanno fatto perdere l’ennesima medaglia d’oro alla trave. Troppe pressioni per favorire le atlete sovietiche.
Io sono arrabbiata per ben altro.
Qualcosa di molto più profondo e importante, che ha toccato il mio cuore.
Mio e di tutto il mio popolo.
Per carità, non ce l’ho con lei.
Parlo della sovietica Larisa Petrik, che è con me sul gradino più alto del podio.
Sarà anche un piccolo gesto, ma lo devo fare.
Chi sono?
Mi chiamo Věra Čáslavská e sono nata a Praga durante la guerra, esattamente il 3 maggio del 1942.
Avevo 14 anni quando mi appassionai alla ginnastica artistica.
A sedici avevo già vinto il mio primo argento ai Mondiali.
Read 21 tweets
30 Jun
Che ci faccio nei pressi del colonnato di Piazza San Pietro? Ci sono arrivato grazie alle centomila lire che mi ha prestato un affittacamere di Palermo.
Certo che ho avvisato mamma quando sono partito per Roma. E’ mattino presto, in questo 13 gennaio 1998.
Quanti ricordi amari.
Mi chiamo Alfredo e sono nato a San Cataldo il 15 dicembre 1958.
Nato in una famiglia operaia e contadina di modeste condizioni. Tra sorelle e fratelli eravamo in sette.
I miei genitori analfabeti.
Poveri, e per questo con possibilità di studio limitate.
Non ho mai potuto seguire studi regolari.
Ho preso la licenza media a vent’anni e la maturità magistrale tardissimo, a trentacinque anni.
Con quel mio sogno sempre nel cassetto.
Diventare scrittore. Ho 39 anni, iscritto all'Università di Palermo in Lettere. Fuori corso.
Read 18 tweets
29 Jun
#MdT(Macchina del Tempo) 1983-Quando Pietro Longo arriva al Bilancio (Governo Craxi), nel FIO ci sono ancora 1.210 miliardi assegnati, ma non ancora spesi. A questi stanno per aggiungersi quelli assegnati per il 1984. Ma cos'è il FIO?
Facciamo un passo indietro. A un anno prima.
#MdT 1982 - Viene creato il FIO (Fondo per gli Investimenti e l’Occupazione) con lo scopo di sostenere gli investimenti pubblici, soprattutto tramite l’analisi di progetti di rapida esecuzione e di importante impatto sociale, in situazioni di restrizioni della spesa statale.
#MdT 1982 - Giorgio La Malfa ha avuto un’idea straordinaria per quanto riguarda i progetti presentati al FIO.
I finanziamenti gestiti da questo ente sono, almeno quelli effettivamente destinati agli investimenti, risorse pubbliche che devono essere spese con lungimiranza.
Read 24 tweets
25 Jun
“Mi chiamo Mesghenna. Molti di voi conoscono già la mia storia. Ero lì, denutrito, in braccio al mio papà, quando mi vide suor Laura. Avete presente un bambino di due anni? Ecco, io pesavo uguale. Ma di anni ne avevo quattro. Impossibile stare in piedi. Impossibile deglutire”.
“Poche speranze. Perché morire di fame è la sorte di molti bambini del mio Paese, l’Etiopia.
Ma suor Laura disse al mio papà: «Venite in missione con noi!».
Ci misero in una cameretta con vestiti puliti e copertine.
Non è stato facile”.
“Suor Laura è stata persino costretta a rientrare in Italia per reperire i dispositivi medici necessari ad alimentarmi.
E così piano piano ho ripreso a deglutire, a mangiare, a sorridere, a camminare e a giocare.
Tutto merito della Missione di Adwa”.
Read 19 tweets
18 Jun
Sono settantadue Johannes.
E’ inutile che continui a cercarlo, tanto il mio nome non c’è.
In fondo quello è stato solo uno dei tanti torti che ho subito.
E a dir la verità, nemmeno uno dei peggiori.
Chiamarsi Antoine-August Le Blanc e non poter frequentare l’Università.
Quello fu veramente uno schiaffo.
L’ennesimo rospo da ingoiare, uno dei tanti.
Sicuramente ha influito il periodo, ma è stata dura Johannes.
Vuoi che ti racconti qualcosa di me?
Possiamo iniziare dalla presa della Bastiglia.
Lo avete studiato a scuola.
Era il 14 luglio 1789, a Parigi.
E io, nel 1789, avevo tredici anni. Felice.
Come puoi esserlo se nasci in una famiglia ricca con
papà mercante di seta e poi direttore della Banca di Francia.
Read 24 tweets

Did Thread Reader help you today?

Support us! We are indie developers!


This site is made by just two indie developers on a laptop doing marketing, support and development! Read more about the story.

Become a Premium Member ($3/month or $30/year) and get exclusive features!

Become Premium

Too expensive? Make a small donation by buying us coffee ($5) or help with server cost ($10)

Donate via Paypal Become our Patreon

Thank you for your support!

Follow Us on Twitter!

:(