[THREAD LUNGHISSIMO] #climatechange, climate action, etica nella ricerca e nella divulgazione e pozzi avvelenati.

La prendo larga. Era il 1856 quando Eunice Foote pubblico’ un articolo intitolato “Circumstances affecting the heat of the sun's rays” (static1.squarespace.com/static/5a26141…)
in cui mostrava la capacita’ della CO2 di trattenere significativamente piu’ calore dell’atmosfera comune e dell’idrogeno gassoso se esposta ai raggi solari. In seguito a questa scoperta, teorizzo’, prima nella storia, che un’atmosfera piu’ ricca di CO2 sarebbe stata piu’ calda
dell’atmosfera osservata all’epoca, aprendo di fatto la strada alla comprensione del cosiddetto Effetto Serra. 40 anni piu’ tardi, Svante Arrhenius pubblico’ “On the Influence of Carbonic Acid in the Air upon the Temperature of the Ground” (rsc.org/images/Arrheni…),
in cui si parlava gia’ esplicitamente di come l’utilizzo di combustibili fossili avrebbe potuto condurre ad un aumento della temperatura media globale, proponendo alcune stime e considerando anche alcuni possibili meccanismi di retroazione (feed-back).
Andiamo avanti veloce fino al 1963, quando Edward Lorenz introduce il concetto di attrattore, importante non solo in meteorologia, ma anche per la comprensione del clima: l’atmosfera e’ un sistema complesso caotico ad altissima dimensionalita’, e il suo stato fisico orbita
attorno ad uno "bacino di attrazione". Oggi e’ impossibile pensare alla dinamica del clima senza considerare questo fatto, e sappiamo che sistemi caotici possono avere piu’ bacini di attrazione, e modifiche nel sistema possono produrre salti anche drammatici tra stati.
Nel caso del clima, gli stati glaciali e interglaciali possono essere pensati come diversi bacini di attrazione, ma potrebbero esisterne anche altri, ad esempio uno stato “hot house”, poco vivibile e se vivibile di sicuro poco gradevole. Perturbare la composizione dell’atmosfera
e le sue proprieta’ radiative potrebbe causare un salto verso uno di questi stati, con conseguenze drammatiche (e.g. pnas.org/content/115/33…). Nella seconda meta’ del XX secolo, le considerazioni di Arrhenius iniziano a preoccupare seriamente i climatologi, e nasce la teoria
del cambiamento climatico antropico: l’aumento di CO2 provocato da attivita’ umane causa non solo un riscaldamento globale dell’atmosfera, ma anche altre ricadute non lineari su diversi fenomeni e difficili da comprendere a pieno, a causa della complessita’ del sistema.
Tuttavia, e’ da subito chiaro che sarebbe auspicabile una mitigazione delle emissioni, da raggiungersi tramite una riduzione del consumo di fossili. Nel 1982 tutto cio’ e’ chiarissimo. Non solo ad ambientalisti fricchettoni: i manager di Exxon ne sono informati da fonti interne
alla compagnia (climatefiles.com/exxonmobil/198…). Avanti veloce fino ad oggi, sono passati ormai 40 anni, e aprendo Twitter, ai climatologi del 2021 tocca leggere articoli come questo () pubblicato da @ilfoglio_it.
Articoli che negano il legame ormai palese tra CO2 e riscaldamento globale, che minimizzano i complessi e potenzialmente tragici effetti dello stesso, che fanno gaslighting parlando di scienza che si piega ad isteria dei media (vedere per alcune
delle inesattezze ivi contenute). Cose del genere non possono, ormai da tempo, essere liquidate come ignoranza: questa e’ malafede dettata dalla convenienza, la stessa che porto’ Exxon a fare di tutto per insabbiare cio’ che si sapeva gia’ benissimo per salvare i propri guadagni
sulla pelle, sostanzialmente, delle future generazioni. Questa strategia fu comune all’industria del tabacco, che era abbondantemente a conoscenza dei danni alla salute eppure fece di tutto per continuare a vendere sigarette (si veda il libro “Merchants of Doubts”
per un reportage completo). Articoli del genere sono oggi al servizio di una politica che non vuole prendere le decisioni necessarie a salvaguardare la salute del pianeta, e di lobby industriali che avrebbero solo da perderci in una transizione ecologica radicale,
basata su una forte decarbonizzazione. Nel frattempo, pero’, le nuove generazioni hanno capito. I movimenti giovanili iniziati da @GretaThunberg ne sono un esempio, e sono segno dell’ansia provata dai giovani e non solo nei confronti dell’inazione dei governi.
Anche i climatologi hanno capito qualcosa in piu’, grazie ai progressi computazionali, ma anche al fatto che ormai osserviamo dal vivo alcuni dei cambiamenti macroscopici attesi. Sappiamo che non c’e’ solo un riscaldamento, ma che dobbiamo parlare di cambiamento del clima.
Le dinamiche che conosciamo cambieranno. Alcune zone potrebbero vivere paradossali anomalie fredde, le precipitazioni potrebbero essere molto piu’ concentrate in episodi intensi, le modifiche della biosfera avranno conseguenze solo in parte prevedibili in termini di retroazione.
Zone del pianeta che ospitano centinaia di milioni di persone potrebbero diventare inabitabili a breve; ironico, se pensiamo come spesso i partiti di destra sovranista siano i primi ad opporsi non solo all’immigrazione, ma anche all’azione contro il climate change.
In un contesto del genere, il commercio di dubbi si trasforma in qualcosa di peggio, noto come “avvelenamento dei pozzi”. I dubbi creati ad arte nell’opinione pubblica consentono di proseguire questa strada dell’inazione, a vantaggio delle lobby e con ricadute sulle future
generazioni e sul resto della biosfera. Questo avvelenamento riguarda tutti i livelli della discussione sul clima; tuttavia, il consenso interno alla comunita’ scientifica e’ impressionante, mentre le resistenze di una parte del grande pubblico sono ancora forti.
Gli avvelenatori di pozzi fanno leva sulla paura: paura di dover sacrificare il proprio benessere attuale in virtu’ di un benessere futuro difficile da capire (@colvieux sapra’ di cosa parlo). Articoli come quello de Il Foglio sono al servizio degli avvelenatori.
Stamattina, con questo tweet () ho criticato il Foglio e ho fatto appello a @bad_scientists, alias Enrico Bucci, autore di “Cattivi Scienziati”. Da statistico metodologico di formazione, l’uso etico degli strumenti quantitativi e’ per me stato sempre ovvio,
ma nel tempo ho dovuto imparare che spesso non e’ cosi’. Leggere per caso la sorprendente storia di Jan Hendrik Schön mi ha aperto gli occhi, e il libro di Bucci e’ stato uno strumento fondamentale per capire come contrastare cio’. In tale libro si evidenzia, tra le altre cose,
come la comunita’ scientifica debba svolgere il piu’ possibile un’azione auto-correttiva, rifiutando lavori manipolati o anche “solo” metodologicamente scadenti, perche’ questi contribuiscono all’avvelenamento e possono frenare progressi a volte cruciali per il bene comune.
Nel caso del clima, questo DEVE avvenire anche e soprattutto a livello di divulgazione al grande pubblico. Ora, nel mio tweet un utente ha definito Il Foglio in maniera poco lusinghiera. Potrei essere o meno d’accordo (lo sono), ma quel messaggio non e’ mio, eppure, purtroppo,
@bad_scientists ha usato quel messaggio come scusa per non rispondere nel merito, rivendicando il diritto a pubblicare i propri articoli su un giornale che perpetra, consapevolmente, questo vergognoso meccanismo. Naturalmente ognuno fa cio’ che crede, nei limiti del lecito.
Io spero, pero’, che @bad_scientists ci rifletta a mente fredda e capisca come mai in diversi abbiamo insistito che dovrebbe far sentire la sua voce, a costo di abbandonare Il Foglio. La salvaguardia del nostro pianeta richiede azioni radicali e voci chiare e forti.
E’ immensamente frustrante per me e per i miei colleghi, i giovani, e tutti coloro che hanno una coscienza ambientale vedere come personalita’ che hanno fatto dell’etica scientifica la propria carriera si tirino indietro per paura di perdere il proprio vantaggio personale,
privando la causa di voci che potrebbero avere un impatto sull’opinione pubblica.

Alcuni disclaimer. Questo NON vuole essere un attacco a @bad_scientists, quanto piuttosto un appello. Non ho mai fatto thread su Twitter, so da me che probabilmente questo sara’ troppo lungo
e illeggibile, perdonatemi. So anche che e’ del tutto incompleto sulla questione e un po’ spannometrico, ma voler essere esaustivi richiederebbe un libro intero. Infine, lo so che si usano gli accenti e non gli apostrofi, purtroppo ho una qwerty americana e nessuna intenzione
di imparare le combinazioni di tasti necessarie.

CC @stebaraz @hmqxvcn @pellegrino_fra @marcocattaneo e probabilmente altri che mi verranno in mente poi.

THE END
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6 Aug
[THREAD] #climatechange, #climateaction, #ethics in research and communication, #merchantsofdoubts.

Let’s start from the *very* beginning. In 1856 Eunice Foote published a paper titled “Circumstances affecting the heat of the sun's rays” (static1.squarespace.com/static/5a26141…)
showing the capability of CO2 to retain more heat than atmosphere and hydrogen if exposed to sunlight. Following this discovery, she theorized, first in history, that CO2-enriched atmosphere would be warmer: she was paving the road to the understanding of the Greenhouse Effect.
40 years later, Svante Arrhenius wrote another seminal paper, “On the Influence of Carbonic Acid in the Air upon the Temperature of the Ground” (rsc.org/images/Arrheni…), where he explicitly stated that burning fossil fuels could potentially lead
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