Qui su Twitter mi è stato chiesto: "E l'arsenico dove lo mettiamo?". Risposi: "Con i vecchi merletti". Le mura di casa sono da sempre luogo di protezione e sicurezza. Peccato che le nostre esigenze estetiche ne abbiano pregiudicato a volte la salubrità. (1/14)
Clare Boothe Luce fu ambasciatrice delgi Stati Uniti in Italia negli anni '50 del secolo scorso. Durante la sua permanenza nel nostro Paese iniziò a manifestare i classici sintomi da avvelenamento. Erano i primi anni di guerra fredda e le speculazioni non mancarono. (2/14)
Ma l'avvelenamento da arsenico aveva un risvolto troppo letterario e se volete banale. Allontanatasi dalla residenza la sua salute migliorò notevolmente e si riprese. Rimaneva il mistero. (3/14)
L'ambasciatrice era stata vittima in realtà di un pericolo molto diffuso e sottovalutato: in alcune camere, in particolare le stanze da letto, erano presenti tappezzerie di colore verde e i soffitti erano verniciati con lo stesso colore. (4/14)
Le vernici e i coloranti della gradazione del verde contenevano tutti sali di arsenico. Le vernici delle mura, soprattutto dei soffiti, si scrostavano e lasciavano cadere scaglie. (5/14)
Ancora una volta le cause erano difficili da determinare: il sali di arsenico utilizzati erano estremamente insolubili e quindi una delle possibilità, per quanto remota, era l'ingestione occasionale. Ma, probabilità alla mano, (6/14)
non si spiegava il perdurare della malattia e la sua cronicità. Il mistero fu dipanato ricordando che verso la fine dell '800 di dimostrò che le muffe della colla delle carte da parati, interagendo con i sali di arsenico, producevano arsina (AsH3), (7/14)
che invece è volatile ed estremamente tossica. Ecco quale era la sorgente di avvelenamento e spiegato perché solo l'ambasciatrice soffrisse di avvelenamento e non gli altri residenti.
Ma la storia non finisce qui. Verso la fine degli anni 2000, (8/14)
io e un mio collega dovevamo installare e collaudare un diffrattometro a raggi X in una Università di un paese dell'est Europa. Ci aspettava un lunghissimo viaggio e decidemmo di partire molto prima dell'alba. Invece che passare in azienda nel cuore della notte, (9/14)
decidemmo di preparare tutto il giorno prima e partire direttamente dalle nostre residenze. Per controllare che le cabine e le sorgenti di RX fossero correttamente schermate, utilizzavamo il classico contatore Geiger, che il mio collega mise nella sua borsa personale. (10/14)
Arrivato a casa posò la borsa e i figli, curiosi di tutto, si misero a giocare con il contatore Geiger nonostante gli ammonimenti del padre. Appena accesero il contatore, (11/14)
questo avvicinato ai muri della stanza iniziò il suo ben noto segnale di conteggio che si fece sempre più frequente e intenso. Il mio collega, esperto di radioprotezione, prese lo strumento e cominciò a verificare se ci fossero anomalie. Niente da fare. La stanza, (12/14)
si scoprì poi, era ricoperta di materiali ceramici degli anni '50 del secolo scorso contenenti sali di uranio, componenti diffusi in alcuni materiali edili dell'epoca. (13/14)
Ovviamente la stanza e la casa vennero bonificate
(14/14)
• • •
Missing some Tweet in this thread? You can try to
force a refresh
1. La "sfera di confusione" non appare solo dopo che si leggono determinati "tweet". In realtà, possiamo definirla una parte della funzione strumentale di un difrattometro, e in particolare a raggi X. Cercherò di essere meno tecnico possibile.
2. Sarà un "thread" lungo, ma spero di lanciare il messaggio giusto.
Lavoravo presso un'azienda che progettava e costruiva strumenti per "strutturistica chimica diffrattometrica" e mi occupavo di ricerca e sviluppo. Ma soprattutto di collaudo finale degli strumenti.
3. Un diffrattometro classico è sostanzialmente costituito da una sorgente a raggi X fissa che irradia il campione che diffrange la radiazione e.m. a vari angoli. rilevata tramite un detector mobile.
Lo ricordo bene: era il giorno del mio trentaquattresimo compleanno quando successe il fatto, ma lessi la notizia tempo dopo. Il Mars Climate Orbiter si era schiantato sulla superficie del pianeta rosso perché gli ingegneriri della Lockeed-Martin forniva al controllo di (1/10)
volo della NASA i dati in unità imperiali, invece del sistema metrico SI utilizzato da tutti glia altri partecipanti al progetto e alla missione. La cosa fece scalpore in quanto si annoverava il continuo problema dei sistemi di unità di misura, cosa che otto anni più (2/10)
tardi mi coinvolse personalmente. Oman, 2007. Impianto petrolifero. Un caro e lontanissimo amico mi chiama dopo tanti anni, esordisce chiedendomi se ho il passaporto valido. Rispondo di no. Lui, confuso dalla notevole differenza di fuso orario, mi sollecita comunque a (3/10)