Mentre Nino De Masi, un imprenditore calabrese sotto scorta e con l'azienda presidiata dall'esercito va in tivù a dire che di lotta alla mafia e di mafia non si parla più bisogna leggere che uno stipendiato dagli italiani,
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anche quelli come De Masi che si è autodefinito "un morto che cammina" e la cui storia andrebbe inserita nei programmi scolastici, la 'ndrangheta andò a sparare contro la sua azienda coi kalashnikov per convincere De Masi a piegarsi al pizzo
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e un giornalista, che in passato ha scritto anche per un giornale calabrese, dietro le quinte si attivano per accogliere le istanze di un ex politico di destra condannato perché accusato, cito da wikipedia,
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"di concorso esterno in associazione mafiosa nell'ambito di un'inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria", ovvero nella stessa terra di De Masi e di Gratteri,
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il vero obiettivo delle 'antipatie' di sgarbi e sansonetti i quali fra i magistrati e i delinquenti, purché siano d'alto bordo, sanno sempre da che parte stare.
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Ieri ho letto una cosa che penso sia vera e che condivido: se si fosse parlato di mafia quanto si è parlato e si parla di covid l'Italia somiglierebbe ad un qualsiasi paese mediamente civile,
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dove la guerra non si fa ai magistrati che combattono la delinquenza e la criminalità come invece si fa qui perché le inchieste sulla criminalità e la mafia hanno sempre a che fare col potere e la politica. #9dicembre
E già: "Cose che accadono quando si manda al governo la Banda B. e, soprattutto, si medita di lasciarla lì anche in futuro". #9dicembre
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La vicenda di #Assange è perfettamente speculare a quella di Patrick Zaki: entrambi incarcerati senza un processo, senza una sentenza ma soprattutto senza un reato.
1)
La differenza è che in Italia la liberazione di Zaki in attesa della sentenza definitiva ha occupato tutte le prime pagine dei giornali, tutti i programmi tivù e ha meritato anche l'applauso del capo dello stato,
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di #Assange invece non si deve parlare se non in modo scarno e per questioni di cronaca. La maggior parte dei giornalisti, politici, artisti che in questi ultimi due anni hanno preso giustamente posizione contro il trattamento inumano riservato a Zaki
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Giusto, allora la federazione della stampa italiana e il sindacato dei giornalisti Rai spieghino come mai sulla vicenda di #Assange la quasi totalità dei giornalisti italiani ha scelto la via dell'omertà. 1)
Le battaglie per le giuste cause non si portano avanti col silenzio e l'indifferenza.
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I grandi media italiani di #Assange non parlano e non scrivono, non lo fanno nemmeno quelli che hanno attinto da #WikiLeaks confezionando articoli che qualcuno avrà pagato.
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"Non si può scrivere un articolo nella speranza che non rovini la cena di nessuno".
[Julian #Assange] 1)
L'Italia, repubblica democratica occidentale, potenza mondiale, col suo 41° posto è fra gli ultimi paesi europei nelle classifiche internazionali sulla libertà di stampa ed è il paese che solo qualche giorno fa ha negato ad #Assange lo status di rifugiato politico.
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Al parlamento italiano, così fintamente attento ai diritti umani ai quali si guarda solo in base a chi li viola, la Russia sì, gli stati uniti no, l'Arabia ni va benissimo che un innocente perseguitato da undici anni, imprigionato da tre in un carcere di massima sicurezza
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Nel 2019 tutta la Francia fu paralizzata da settimane di scioperi contro la riforma delle pensioni e le proteste funzionarono perché la legge fu rivista e anche l'età della pensione.
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Lo sciopero in Francia è una cosa molto seria e ad unirsi alle proteste sono anche quei cittadini che non avrebbero nessun motivo di protestare. Si chiama solidarietà sociale.
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Qui invece abbiamo il garante che dice che lo sciopero viola la franchigia e bisogna rimodulare la data. Ma del resto il nostro spread con la Francia è sempre quella rivoluzione che i francesi hanno fatto e gli italiani no.
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Questa cosa di partecipare alle feste di partito degli avversari come se fosse un obbligo da assolvere a tutti i costi è una scemenza.
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Specie se gli avversari sono molto ma molto distanti.
Quando la politica era una cosa seria e destra e sinistra stavano ognuna al posto suo Giancarlo Pajetta disse: “noi coi fascisti abbiamo finito di parlare il 25 aprile del ‘45”.
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Da un bel po’ di anni invece si assiste a queste grandi ammucchiate dove tutti si invitano a vicenda, grandi sorrisi, photo opportunity e ci fosse mai qualcuno che dica “no, grazie”.
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Fa male #Landini a dire che non si sciopera per dividere, uno sciopero serve eccome per dividere: chi è per i diritti da quelli che non lo sono.
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Mai come in questi ultimi anni, diciamo da quando è arrivato renzi il diritto di sciopero è stato svilito, abbiamo sentito di tutto, l'amico finanziere di renzi che voleva abolire lo sciopero perché gli fa perdere gli aerei,
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la solita solfa che si ripete puntuale sullo sciopero del venerdì che serve ad allungare il fine settimana in un'epoca in cui il lavoro è spalmato sui 7 giorni e sulle 24 ore.
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