"Nelle classi di oggi entrano persone che [prima] erano alla porta, erano fuori dalla scuola. Oggi le classi sono molto più composite con allievi di cittadinanza non italiana, allievi con disabilità, ecc....
E' la sfida della scuola di massa che deve essere anche scuola di qualità per tutti e le competenze pedagogiche e didattiche sono necessarie per garantire ciò....
L'importante [non] è [solo] che l'insegnante conosca la sua materia, spieghi e svolga il mitico 'programma' indipendentemente da una riflessione sui saperi, dagli allievi in carne ed ossa che si trova davanti con le loro storie personale e le loro differenze...
...e che poi interroghi per verificare che ripetano e non che abbiano capito. Il rischio di questo approccio è la selezione sociale: chi può, chi ha gli strumenti, chi dispone di un capitale sociale e culturale sufficiente ce la fa. E gli altri?" (M. Fiorucci)
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"Crediamo noi che, con la più larga dottrina e la migliore preparazione filosofica e la più serafica bontà di questo mondo, possa riuscire buon insegnante chi entri nella scuola senza essersi mai domandato a quale classe sociale appartengano gli alunni che egli dovrà educare...
...che cosa gli alunni di quella data classe sociale abbiano il diritto di chiedere alla scuola di Stato e che cosa lo Stato abbia il dovere di chiedere ad essi...?
...Sapere quel che si deve insegnare e in che modo la ricerca scientifica elabori quel che si deve insegnare è molto per il futuro maestro, ma non è tutto. Questa società, in cui la scuola vive, e a cui la scuola deve servire, donde viene? Dove va?...
Dal 2022 sarò tra gli editors di Ricerche di Pedagogia e Didattica, forse la più accreditata delle "giovani" riviste scientifiche italiane di educazione, certo quella che ha puntato di più sul full open access, il futuro della comunicazione scientifica rpd.unibo.it/about/editoria…
Da sempre aperta a contributi multidisciplinari, la rivista ha mostrato una particolare attenzione per i lavori di carattere storico, proponendo un dialogo proficuo tra punti di vista testimoniato ad es. dalla riuscita dell'ultimo monografico montessoriano rpd.unibo.it/issue/view/950
E' per questo che ho accettato quella che sul piano personale è una sfida di rilievo: sebbene abbia esperienza di redazione in fascia A da ormai quasi 10 anni, questa è la prima rivista di carattere non prettamente storico di cui mi occupo
Gratta gratta la sintesi è questa: alla domanda se è valsa la pena avere il regime di Pinochet, la risposta di questo qui è sì. Sappiatelo, e agite di conseguenza quando vi verrà a bussare alla porta per pubblicare qualcosa che vi sembra controllato
Perché questi fanno così: per poter piazzare in cv che collaborano con @rivistailmulino o altre testate di prestigio si mordono la lingua e preparano pezzi che non dicono niente. Poi nei posti giusti dicono i loro spropositi, ma alla prossima consulenza prendono 50 euro in più
Lo abbiamo visto sulla scuola con quelli che hanno scalato Condorcet, come funziona il giochino (per il quale sono probabilmente ammaestrati nella stessa chat di cui @albertoinfelise sa qualcosa)
Sono lieto dell'accordo con @edizionimulino per pubblicare (dovremmo riuscirci entro il 2022) il volume collettaneo che raccoglierà i risultati del progetto di ricerca sull'educazione emancipatrice nel '900 che coordino a @UnimoreD
Si è trattato di organizzare vari filoni di ricerca storici, teorico-pedagogici, pedagogico-sociali e giuridico-educativi che hanno trovato un punto comune: l'interesse per l'educazione come strumento di liberazione collettiva e di consapevolezza sociale
Gli studi sugli specifici orientamenti di pensiero (italiani, da Montessori a Don Milani, e internazionali, da Makarenko alla concettualizzazione della "pedagogia nera" di Rutschky, fino all'ecopedagogia di Alex Langer) convergono nell'individuare una comune componente utopica
Il pedagogista di Stalin, ma non da subito. Bolscevico, ma non sfegatato. Elabora idee incomprensibili nel loro contesto eppure di respiro universale. Più il sistema in cui operava appare fallito, più trova ascolto nella pedagogia sociale: Anton S. Makarenko
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Ucraino del 1888, nato in una famiglia operaia di orientamenti democratici, viene sorpreso da rivoluzione e guerra civile quando è insegnante di scuola, e a tutta prima pur accogliendo di buon grado il nuovo potere non è tra gli entusiasti, ed entrerà nel partito solo più avanti
La tragedia della rivoluzione bolscevica e delle sue conseguenze immediate, che in Ucraina sono pesantissime perché si incrociano con quelle del crollo del fronte della Grande guerra, gli mettono davanti però lo scenario in cui scoprirà la sua vocazione
Quest'anno ne avrebbe compiuti 100, ci ricorda oggi Farnè su @rivistailmulino. Pedagogista e attivista educativo degli e per gli oppressi, ma il cui messaggio dovrebbe dire tanto anche a chi, nel mondo, oppresso non è: Paulo Freire
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Figlio del Brasile e di quel ceto medio a cui la crisi del '29 spezza le ossa riportando l'America Latina nel vortice delle tensioni e degli autoritarismi, guarda il mondo da Sud, cioè da una prospettiva che nel dibattito intellettuale che conta era (è?) merce rara
Vive in un paese libero, eppure dipendente da ogni colpo di tosse del Nord ricco; vive un'età di espansione dell'esperienza scolastica, eppure anche dietro lo sforzo generoso di educare può vedere in filigrana il perpetuarsi dei rapporti di forza costituiti