Thread by @marattin

Oggi diventa legge la riforma Irpef. La si accusa di essere ingiusta perché attribuisce a “chi guadagna di più” uno sconto fiscale superiore a quello di chi “guadagna di meno”. Suona bene, alcuni (pochi) hanno pure scioperato. Ma proviamo a capire perché è solo uno slogan. 1/n

Se una riduzione fiscale è equa/progressiva o no, non lo si misura da quanti soldi fa risparmiare in valore assoluto ( = in euro), ma in percentuale del proprio reddito. Per capirlo bene, facciamo l’esempio contrario: se fosse così, allora un sistema fiscale sarebbe ..2/n

equo/progressivo se al crescere del reddito facesse pagare di più, in valore assoluto (=in euro). Allora sarebbe progressiva anche la Flat tax al 15%! Se guadagno 1.000, pago 150. Se guadagno 10.000, pago 1.500. E visto che 1.500 > 150, allora il sistema è equo e progressivo! 3/n

Invece, ovviamente, la flat tax (senza deduzioni) non è progressiva. Perché la definizione di progressività è un’altra: al crescere del reddito deve crescere non l’imposta versata, ma LA PERCENTUALE del reddito prelevata dal fisco. 4/n

Allo stesso modo dunque, per giudicare se un taglio di tasse è equo, non bisogna guardare il vantaggio in valore assoluto bensì quello in percentuale del reddito. 5/n

Se guardiamo ai benefici della riforma Irpef - anche in percentuale del reddito (=il modo corretto) - vi è comunque un picco di vantaggio per chi guadagna 40.000/50.000 euro lordi annui. Cioè chi prende 2.000/2.500 euro netti al mese. È questa la prova dell’iniquità? 6/n

Niente affatto. Negli ultimi 10 anni sulle fasce di reddito inferiore a 40.000 sono stati riversati 16 miliardi euro annui di riduzione tasse: prima i 10 mld del bonus Renzi, poi i 6 mld aggiunti da Conte. E se allarghiamo lo sguardo oltre l’Irpef, ci aggiungiamo…7/n

I 6 mld aggiuntivi - ogni anno - dell’assegno unico universale (che in gran parte vanno ai redditi inferiori a 40.000) e pure gli 8 mld - annui - del reddito di cittadinanza. Sono, ripeto, interventi fuori Irpef. Ma non vanno dimenticati, in un’ottica complessiva. 8/n

Come risultato, i circa 4 milioni di contribuenti che guadagnano più di 2.000 euro netti al mese (su 41 milioni di contribuenti) pagano un bel po’ più della metà di tutta l’Irpef. È il ceto medio tartassato, ammesso che così vogliamo chiamare chi guadagna 2 mila euro netti. 9/n

Vista così, capiamo perché questo intervento Irpef è stato fatto così: per ristabilire una corretta forma di progressività, evitando di penalizzare ulteriormente una fascia di contribuenti che era rimasta esclusa dagli interventi precedenti. 10/n

Ma non è finita. Chi, per contestare la riforma, usa l’argomento del beneficio pro-capite, fa finta di dimenticare l’enorme sproporzione di dimensioni: sopra i 40.000 euro ci sono circa 4 mln di contribuenti, come dicevamo prima. Nei primi due scaglioni (sotto i 28 mila)..11/n

ce ne sono 32 milioni. Otto volte tanto. Immaginate di avere due torte: una la dovete dividere per 32 persone, l’altra per 4. Affinché abbiamo fette di (almeno) uguale dimensione, bisogna che la prima torta sia (almeno) 8 volte più grande. Usciamo di metafora: se avessimo…12/n

dovuto rispettare il principio “a chi meno guadagna, maggiore vantaggio pro-capite in euro” avremmo dovuto destinare ai primi due scaglioni 8 volte la cifra destinata al ceto medio tartassato. Avendo solo 7 mld a disposizione, era praticamente impossibile. E oltretutto .. 13/n

avremmo rischiato di non avere capienza. Nel primo scaglione ci sono 17 milioni di contribuenti, che pagano in media 12 euro di Irpef al mese (e 10 mln pagano zero). È il motivo per cui @Confindustria non parla di riforma fiscale, ma di cuneo contributivo: essendoci poco …14/n

spazio per ridurre l’Irpef ai redditi più bassi, per aumentare le buste paga riduciamo i contributi previdenziali (cosa che il governo fa, per il solo 2022, destinando 1,5 mld a chi guadagna meno di 35.000 euro).Poi vabbè, Confindustria chiede di ridurli pure per le imprese. 15/n

Ridurre il cuneo contributivo (per lavoratori e imprese) è essenziale, e l’intervento 2022 andrà secondo me reso permanente. Ma è un’altra cosa rispetto alla riforma fiscale, a cui il Parlamento - con il lavoro delle Commissioni Finanze - lavora da un anno. 16/n

Il 18 gennaio la Commissione Finanze della Camera entrerà nel vivo dell’esame del disegno di legge delega sulla riforma fiscale, il “secondo tempo” della Riforma. Speriamo di affrontare quel dibattito con responsabilità, non slogan. Di quelli ne abbiamo già avuti abbastanza. FINE