Dichiarazioni di un ex agente dei servizi segreti spagnoli in tribunale, dove spiega il rapporto tra lo stato spagnolo e gli attentati terroristici sulla Rambla de Barcelona, il 17 agosto 2017, dove morirono 16 persone, di cui due italiane.
In qualità di ministro della Salute del Governo della Generalitat nei giorni e nelle settimane successivi all’attentato #17A di Barcellona, ho passato molte ore a visitare i feriti, accompagnare i loro parenti e sostenere le équipe mediche che li stavano cercando di guarirli.
Alcune delle vittime in quelle ore erano tra la vita e la morte, e non tutte sono sopravvissute. Impossibile dimenticare le conversazioni che ho avuto con alcuni suoi parenti. È difficile per me immaginare una mostruosità più grande che uno Stato facilitando un simile attacco.
Tuttavia, lo Stato spagnolo non ha mai fornito ragioni sufficienti per dissipare completamente questo sospetto. Il tipo di indagine necessario per escludere il comportamento criminale dello Stato non era previsto. E d’ora in poi, il motivo di sospetto non potrà che aumentare.
Le famiglie delle vittime –e molte di esse sono europee– hanno diritto alla verità, a tutta la verità. Hanno diritto a una vera indagine da tutte le aree –sia politiche che giudiziarie– che chiarisca completamente quei fatti. C’è il diritto internazionale che li protegge.
Forse qualcuno ha pensato che la ragion di Stato giustificasse la collaborazione –con l’azione o l’omissione– a una mostruosità del genere. Uno Stato che permette la morte di persone innocenti schiaccia i diritti umani e non può far parte della comunità mondiale delle democrazie.
• • •
Missing some Tweet in this thread? You can try to
force a refresh
