🧵 I volenterosi carnefici.

La transizione ecologica porta con sé un carico di conseguenze che andrebbero attentamente valutate prima che possano provocare danni irreversibili. Ma a quanto sembra l’euro-Titanic, ancora una volta, è lanciato a tutta velocità e non ha intenzione
di arrestarsi né di cambiare rotta, illudendosi che l’iceberg si sposti (o si sciolga) prima dell’impatto.
Lo scorso 14 luglio la Commissione Europea ha presentato un corposo pacchetto di norme, il #Fitfor55, che nelle intenzioni dovrebbe abbattere del 55% le emissioni di CO2
generate in Unione Europea entro il 2030. In sintesi, è un insieme di norme che faranno aumentare il costo del consumo di energia, comunque inteso (dai trasporti al riscaldamento). Un salasso epocale che è persino difficile stimare nell’entità.
Arriverà pure un momento in cui
qualcuno dovrà porsi il problema della agibilità politica di queste misure. Sì, perché per ora la Commissione ha lavorato “al riparo dal processo elettorale”, come Mario Monti ha icasticamente tratteggiato anni fa. Fra pochi mesi, però, queste proposte andranno tradotte
in atti efficaci nei vari stati nazionali e a metterci la faccia dovranno essere parlamenti e governi nazionali. Oggi, a sposare le tesi ambientali più estreme è soprattutto la sinistra europea, alla ricerca disperata di temi forti con i quali riprendersi un elettorato
distante e disilluso. Ripudiata la lotta di classe, cancellati i lavoratori, trasformati in consumatori, a soggetti politici come il PD e cespugli similari serve una componente ideologica radicale per rivitalizzare la partecipazione elettorale e raccogliere voti, soprattutto
tra i giovani, che non a caso sono l’obiettivo principale della propaganda di sinistra. Greta Thunberg è il testimonial perfetto. Il thunberismo è un misto di lotta generazionale (la colpa è degli adulti!) e di lotta ai cattivi e pigri governi. Governi che però sono espressione
di sistemi democratici, per cui la critica thunberiana è in realtà una critica alla democrazia tout-court.
Ius soli, genere, minoranze sono temi sociali verticali rispetto ai quali un ambientalismo forte può fare da collante politico orizzontale. Nella sua ricerca di una base
elettorale sui temi ambientali, la sinistra si presta così al gioco del grande business internazionale. Al già consolidato appoggio di principio alle multinazionali digitali designate dall’acronimo GAFAM (Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft), nel nome di un idealizzato
progresso globale senza confini e senza identità, anzi profondamente anti-identitario, si affianca ora quello al blocco industriale-finanziario tedesco, principale motore del Green Deal europeo. Una saldatura opportunistica con democratici americani come Sanders e Ocasio-Cortez,
che hanno trovato in Biden un simulacro spendibile. Il futuro pianeta “sostenibile” e “digitale” diventa il nuovo ideale per cui lottare. Non importa se questo sia davvero fattibile o desiderabile tout-court, nei modi in cui arrivarci come nell’esito. Si tratta, ancora, del
Progresso, una artata cancellazione della storia in nome di una frontiera di emancipazione che porta in realtà alla società del controllo totale. La sinistra, ancora una volta, si appresta ad interpretare il ruolo che sin qui le è riuscito meglio, quello di volenteroso carnefice.

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Jan 14,
🧵 Cos'è davvero il Green Deal.

Il Green Deal (GD) è un'evoluzione del vincolo esterno, concetto teorizzato da Guido Carli nel 1993. Considerando l’Italia un caso disperato, una società retrograda in cui gli istinti animali prevalgono (sic), Carli pensava che fosse necessario
legare il nostro paese a una struttura sovranazionale che vincolasse l’Italia a parametri di bilancio stringenti e a politiche economiche rigorose. Dunque l’Unione Europea con la sua moneta unica e le sue regole era il salvifico argine alla dissennatezza italiana.
Si tratta di una versione alta del topos culturale dell’Italietta provinciale, furbetta e corrotta, in cui trova agio tutto il lessico moralistico e retrivo del discorso pubblico degli ultimi trent’anni: casta, cricca, familismo amorale, poltrona, clientelismo, bamboccioni,
Read 9 tweets
Dec 29, 2021
🧵
L'aumento della produzione nazionale di gas di per sé non abbassa i prezzi. Ciò può accadere solo se si obbliga chi estrae il gas a vendere sul mercato nazionale a un prezzo prefissato più basso del mercato (o a spread negativo sul TTF). Questo perché oggi il prezzo del gas
in Italia è strettamente legato a quello stabilito in Olanda al TTF. Anzi, i prezzi del mercato "tutelato" sono proprio i prezzi del mercato TTF.
Dunque perché chi estrae il gas dovrebbe venderlo 𝑠𝑜𝑡𝑡𝑜 il prezzo di mercato? L'Italia 𝗻𝗼𝗻 è in condizioni di carenza
di materia prima, le importazioni sono regolari: solo che il prezzo del gas italiano è stabilito in Olanda!
Ci può essere un impatto sui prezzi solo se la quantità estratta dai giacimenti nazionali è tale da consentire all'Italia nel suo complesso di esportare fisicamente verso
Read 5 tweets
Nov 19, 2021
+🧵+
Ad ottobre, la Commissione Europea ha chiesto ai due regolatori europei di settore (ACER ed ESMA) di indagare al fine di rilevare eventuali abusi di mercato alla base del clamoroso rialzo dei prezzi di gas, energia elettrica e CO2 nei mesi scorsi. 1/n
Le due entità hanno emesso ieri i propri report preliminari, nei quali si esclude che ci siano state manipolazioni del mercato. Quindi non è stata la semplice speculazione cattiva, ma si tratta di un problema di fondamentali economici.
Implicitamente, è la conferma che è proprio la struttura del mercato ad essere fragile e suscettibile di alta volatilità. Naturalmente la Commissione aveva chiesto queste "indagini" per prendere tempo
Read 4 tweets
Nov 19, 2021
+🧵+
Perché il prezzo spot in Francia è alto nonostante il nucleare? Perché è più basso in Polonia? Perché in Germania a volte è basso a volte è alto? Perché in Italia è sempre alto? Domande che mi sono state poste un milione di volte, per cui facciamo lo SPIEGONE definitivo. ⬇️
1) Il prezzo dell'energia SPOT è un prezzo all'ingrosso (cioè senza oneri, tasse, costi di trasporto e distribuzione) che si forma giorno per giorno e riguarda l'energia consegnata il giorno dopo. NON è il prezzo che pagano i consumatori finali.
2) Il prezzo spot in Europa si forma secondo la logica del prezzo marginale.
3) Come funziona il prezzo marginale? I produttori offrono una quantità ad un prezzo (orario, per tutte le 24 ore del giorno dopo), che normalmente si basa sui costi di produzione di ciascun impianto.
Read 25 tweets
Nov 7, 2021
🧵
Nei prossimi sei mesi molte questioni arriveranno al dunque. Di seguito un elenco, rozzo e certamente incompleto, dei filoni cui prestare attenzione, come osservatori e come cittadini, nell’immediato futuro. Qui ho raggruppato per argomento, grosso modo, ma sappiamo che tutto
è intrecciato e niente procede in maniera indipendente. Sappiamo anche che la storia non finisce (cattolici, marxisti e Fukuyama permettendo😀) e non ha cesure nette, per cui ogni questione che arriva al dunque… genera altre questioni che arriveranno a un altro dunque in futuro.
Alcune delle questioni elencate sono dirompenti, altre meno, alcune molto prossime altre più lontane.
Il messaggio è che ogni cosa va vista e considerata rispetto alle altre e nel flusso del tempo, tenendo ben presente che la direzione della storia varia in base ai rapporti
Read 7 tweets
Sep 3, 2021
+++Thread+++

+Prezzi dell'energia elettrica. I conti della serva.+

1) Costo del gas sopra 40€/MWh (il Q1 22 è in realtà già oltre i 50);
2) con una efficienza ipotetica del 50%, il costo variabile per 1 MWh prodotto a gas è di non meno di 80 €/MWh;
3) a questo costo va aggiunto quello della CO2, che oggi quota oltre i 60€/ton. Considerando un fattore di 0,4 per 1 MWh prodotto a gas, il costo della CO2 è 24 €/MWh. Il puro costo variabile complessivo è quindi circa 104 €/MWh;
4) a questo va aggiunto il costo delle Operations & Maintenance (O&M), che variano per impianto e operatore e possono essere tra i 5 e i 10 €/MWh;

5) in Italia (ma non solo) gli impianti a gas sono quelli che fissano il prezzo marginale nel mercato spot;
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