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Ad ottobre, la Commissione Europea ha chiesto ai due regolatori europei di settore (ACER ed ESMA) di indagare al fine di rilevare eventuali abusi di mercato alla base del clamoroso rialzo dei prezzi di gas, energia elettrica e CO2 nei mesi scorsi. 1/n
Le due entità hanno emesso ieri i propri report preliminari, nei quali si esclude che ci siano state manipolazioni del mercato. Quindi non è stata la semplice speculazione cattiva, ma si tratta di un problema di fondamentali economici.
Implicitamente, è la conferma che è proprio la struttura del mercato ad essere fragile e suscettibile di alta volatilità. Naturalmente la Commissione aveva chiesto queste "indagini" per prendere tempo
e sviare l'attenzione dal problema fondamentale. Forse le due autorità hanno risposto un po' troppo in fretta rispetto a quello che si aspettavano a Bruxelles...
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Perché il prezzo spot in Francia è alto nonostante il nucleare? Perché è più basso in Polonia? Perché in Germania a volte è basso a volte è alto? Perché in Italia è sempre alto? Domande che mi sono state poste un milione di volte, per cui facciamo lo SPIEGONE definitivo. ⬇️
1) Il prezzo dell'energia SPOT è un prezzo all'ingrosso (cioè senza oneri, tasse, costi di trasporto e distribuzione) che si forma giorno per giorno e riguarda l'energia consegnata il giorno dopo. NON è il prezzo che pagano i consumatori finali.
2) Il prezzo spot in Europa si forma secondo la logica del prezzo marginale. 3) Come funziona il prezzo marginale? I produttori offrono una quantità ad un prezzo (orario, per tutte le 24 ore del giorno dopo), che normalmente si basa sui costi di produzione di ciascun impianto.
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Nei prossimi sei mesi molte questioni arriveranno al dunque. Di seguito un elenco, rozzo e certamente incompleto, dei filoni cui prestare attenzione, come osservatori e come cittadini, nell’immediato futuro. Qui ho raggruppato per argomento, grosso modo, ma sappiamo che tutto
è intrecciato e niente procede in maniera indipendente. Sappiamo anche che la storia non finisce (cattolici, marxisti e Fukuyama permettendo😀) e non ha cesure nette, per cui ogni questione che arriva al dunque… genera altre questioni che arriveranno a un altro dunque in futuro.
Alcune delle questioni elencate sono dirompenti, altre meno, alcune molto prossime altre più lontane.
Il messaggio è che ogni cosa va vista e considerata rispetto alle altre e nel flusso del tempo, tenendo ben presente che la direzione della storia varia in base ai rapporti
+Prezzi dell'energia elettrica. I conti della serva.+
1) Costo del gas sopra 40€/MWh (il Q1 22 è in realtà già oltre i 50); 2) con una efficienza ipotetica del 50%, il costo variabile per 1 MWh prodotto a gas è di non meno di 80 €/MWh;
3) a questo costo va aggiunto quello della CO2, che oggi quota oltre i 60€/ton. Considerando un fattore di 0,4 per 1 MWh prodotto a gas, il costo della CO2 è 24 €/MWh. Il puro costo variabile complessivo è quindi circa 104 €/MWh;
4) a questo va aggiunto il costo delle Operations & Maintenance (O&M), che variano per impianto e operatore e possono essere tra i 5 e i 10 €/MWh;
5) in Italia (ma non solo) gli impianti a gas sono quelli che fissano il prezzo marginale nel mercato spot;
La prima classe costa mille lire, la seconda cento, la terza dolore e spavento. (cit.)
Benvenuti in terza classe!
Con il progetto di azzerare le emissioni nette di CO2 entro il 2050 l’Unione Europea sta perseguendo una politica folle. Avrete certo visto
l’aggiornamento per le bollette del terzo trimestre 2021, vero? +10% l’energia elettrica e +15% il gas: e questo solo perché il Governo è intervenuto nottetempo con un decreto che smorza gli effetti più acuti, altrimenti gli aumenti sarebbero stati del 30% peggiori. Ma le toppe
a disposizione del Governo per tappare i buchi sono quasi finite.
Il Green Deal europeo è una droga per il mercato industriale: l’UE gonfia a dismisura (e per decenni!) la domanda di beni di cui non dispone, provocando così un innalzamento dei prezzi in tutto il mondo.
Gli attivisti del clima vorrebbero far sparire il carbone e i suoi utilizzi immediatamente. Anzi, prima di subito.
Ma al momento (purtroppo per loro) il carbone genera circa il 40% dell’energia elettrica mondiale. Per raggiungere la neutralità
di emissioni al 2050, secondo i piani dell’AIE, questo numero dovrebbe dimezzarsi entro il 2030 e azzerarsi nel 2040.
Poche cose però sono più difficili di questa. Mentre faticosamente viene installata capacità produttiva rinnovabile, le centrali a carbone continuano ad andare
a pieno regime in tutto il mondo. È soprattutto l'Asia a fare da traino sul carbone: Cina e India insieme rappresentano i due terzi della domanda mondiale. In Cina il carbone rappresenta addirittura il 55% della produzione elettrica. Questo nonostante il fatto che, nel frattempo,
È una gara. Governi, multinazionali e entità sovranazionali si affannano nel fare grandi annunci: guerra alle fonti fossili, strada spianata all’energia “pulita” per salvare il pianeta. È il Green Deal, una replica in salsa verde
del New Deal americano.
Al di là del richiamo storico discutibile, utilizzato più che altro per dare un tocco di solennità, negli scopi dichiarati il Green Deal è una sorta di alleanza globale per ripulire il pianeta e fermare (sic!) il riscaldamento globale. Nella realtà,
si tratta di un insieme di politiche economiche ambigue, velleitarie e, soprattutto, costosissime.
Mentre si celebra l’intento salvifico della transizione ecologica, se ne nasconde accuratamente il risvolto economico. Il passaggio da un mondo che ancora funziona in gran parte