Anche se la stima e la vicinanza personali verso ogni cittadino russo che disapprova l'operato del suo Governo restano immutate, la responsabilità delle scelte nazionali è sempre da attribuire ad un popolo in virtù della solidarietà collettiva che lo caratterizza.
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Facilmente si tende ad identificare nella persona che governa pro tempore la responsabilità di scelte criminali. Questo è solo parzialmente vero e non esime il popolo da esercitare un controllo su coloro che lo governano. Nemmeno giustifica i cittadini costretti a obbedire.
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Un apparato nazionale non è composto solo da soldati inviati a combattere o da poliziotti inviati a reprimere. Persino l'economia è solo un settore della vita nazionale, importante certo ma parziale.
La responsabilità collettiva del popolo è solidarietà di bene e di male.
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Tale solidarietà, in cui va distinta ma non separata la responsabilità personale dei singoli, tocca le scelte nazionali e internazionali, pubbliche e private.
Abbiamo passato decenni a cercare di capire come fosse stata possibile la WWII e quali ne fossero le responsabilità.
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Abbiamo compreso con grande confusione che non era possibile attribuire al solo Hitler e al solo Mussolini la colpa di aver sterminato milioni di innocenti.
Forse unica differenza tra il popolo tedesco e quello italiano è che il primo sostenne il dittatore fino alla fine.
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Il popolo italiano, con strumenti fortunosi, cercò di liberarsi del suo leader. Ma nemmeno questo può far dimenticare la responsabilità dei milioni di persone che approvarono e sostennero il regime.
Il popolo russo è attualmente oggetto di esecrazione a livello planetario.
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Non lo è per antipatie personali né per desideri di vendetta né tantomeno per volontà di sopraffazione.
Il popolo russo è esecrato perché sta partecipando attivamente alle scelte criminali del Governo che si è dato e che è internazionalmente riconosciuto. Questo basta.
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In ragione della responsabilità collettiva di un popolo sono pienamente favorevole a sanzioni che colpiscano l'intera nazione russa.
Io stesso troverei piuttosto originale che uno dei miei familiari facesse affari con chi mi avesse privato di libertà, di beni, della vita.
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Con QUESTO popolo russo, che non vuole né riesce a liberarsi del Governo, anzi partecipa attivamente ai suoi piani criminali, non si possono fare affari, fare sport, passare le vacanze, ascoltare musica, seguire accademici... al di là, ripeto, di stima e vicinanza personali.
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Contemporaneamente voglio ammonire chi pensa si possa ottenere vera pace senza vera giustizia. La pace, infatti, non è solo assenza di guerra.
A cosa servirebbe la pace, se fosse a prezzo della privazione della libertà? Tale era la Pax Romana, esempio da non seguire.
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La prima giustizia richiesta dalla pace è che si resti liberi, non si sia aggrediti; che non vinca la logica del più forte, la logica della violenza; che le popolazioni civili inermi non siano bersagliate dalle armi; che non si alimentino condizioni di odio o di vendetta.
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In un conflitto, il soggetto più debole, inerme, indifeso va sempre protetto contro il più forte, armato, offensore e l'aggressore va messo nelle condizioni di non fare ulteriori danni.
Ciascuno di noi lo farebbe in strada vedendo un bambino o un anziano in pericolo.
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Ancora di più si deve fare per un popolo.
Il rammarico è che questo comportamento si assuma prevalentemente quando le situazioni balzano alla nostra attenzione. Così può parlarsi pure di "guerre dimenticate" e di "popoli abbandonati".
Ma ciò non ne sminuisce l'urgenza.
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Fornire aiuti anche militari all'Ucraina è debito morale e nessuno può invocare la pace come assenza di guerra consapevole che si priva un popolo aggredito dal più forte della sua capacità di difendersi.
Chi può e non soccorre il più debole è complice di chi lo aggredisce.
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Perciò sono personalmente vicino al popolo ucraino e approvo incondizionatamente ogni aiuto della comunità internazionale perché esso possa difendersi dall'aggressore e torni presto a vivere in pace.
eof/
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Così @Don_Lazzara: "Non appartengo a nessun schieramento".
Sarà vero? Gli appelli alla pace del prete filosalviniano saranno sinceri, ispirati da buoni propositi cristiani, equidistanti?
Spoiler: un rapido giro tra i suoi tweet del passato sembra smentire quello di oggi.
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Con la rielezione di Putin del 2012 il commentatore in clergyman si eccita: è in arrivo una nuova primavera, per questo USA e Occidente vorrebbero farlo fuori. In pieno orgasmo vladimirolatrico invita persino Erdogan a preparare le valigie...
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Schierato contro Soros, nel più genuino stile complottista, il sedicente "pacifista" difende a spada tratta l'innocenza di Putin: lui che ricostruisce la Siria, lui che benedetto dal Patriarca di Mosca è colui il quale insieme ad Orban (!) protegge i cristiani della regione.
Mi si chiede se si sia sbagliato atteggiamento verso i #novax, se non sia possibile perseguire un diverso approccio.
Immagina per un momento... segui il mio discorso... fai finta che io sia un convinto #novax#nomask#antivax eccetera al punto da rifiutare l'ossigenoterapia.
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Pensa che io creda che il 5G con i nanotubi di metalli inoculati per mezzo di un misterioso genoma modificato in un vaccino sperimentale potrebbero farmi generare figli satanici e che con un telecomando i poteri oscuri potrebbero farmi morire per cottura del sangue a 50 °C...
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... e tutte le altre caxxate che hai letto e sentito.
Pensa per un istante che io non dubiti di quelle ma che sospetti invincibilmente che bigpharma, soros, i savi di sion, gli illuminati, bilderberg, siano confluiti tutti nel Nuovo Ordine Mondiale per conquistare la Terra.
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L'aiuto ricevuto da Francesca con cui ci seguiamo su TW mi ha dato un'idea. Francesca ha raccolto un mio sfogo e l'ha trasformato in un gesto concreto: #EccomiQui
Un gesto di sostegno per un ospite della Struttura in cui opero.
Così ho pensato: perché non coinvolgere altri?
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Da noi servono molte cose: dai calzini al sapone per le mani (per gli ospiti meno abbienti), da una pistola a colla agli strumenti a percussione ad una macchina per il caffè (per microprogetti riabilitativi).
Spesso è stato il personale a portare le cose da casa...
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Ho detto loro: "Chiediamo aiuto". Le Terapiste della Riabilitazione Psichiatrica mi hanno promesso di aggiornarmi in tempo reale sui bisogni che pubblicherò su una wishlist nel mio account Amazon.
28 ospiti in 2 comunità vivono qui stabili, 40 in 2 reparti ruotano.
Un'azienda pare decisa a trasferire la produzione altrove. La scelta di delocalizzare viene motivata con la diminuzione dei costi per essere maggiormente competitiva. Ciò significa licenziamenti da una parte e assunzioni dall'altra.
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Se un'azienda realizza un prodotto pur di qualità ma a prezzi fuori mercato, è inevitabile che perda clienti. E se perde clienti entra in crisi ed è costretta a interrompere la produzione.
Come trovare un giusto compromesso tra costi di produzione e attenzione ai lavoratori?
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Inoltre: se delocalizzare significa creare altrove posti di lavoro che consentiranno ad altrettante famiglie di avere un reddito, in che modo risolvere il conflitto tra lavoratori?
Infine, il ruolo dello Stato: è giusto o no che la collettività intervenga economicamente?
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