Tre giorni fa, l'ex-attaccante del Vitosha Bistritsa (#Bulgaria) Boyko #Borisov è stato arrestato con l'accusa di estorsione. Perché ne parliamo qui? Perché Borisov è soprattutto l'ex-primo ministro bulgaro.
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Borisov è stato infatti Primo Ministro della Bulgaria per tre volte (2009-2013, 2014-2017 e 2017-2021), e in precedenza Sindaco di Sofia. È il fondatore e leader di GERB, un partito liberale, europeista ma anche dai toni populisti
Nell'agosto 2013, scendendo in campo a 54 anni compiuti in una partita di seconda divisione con il Vitosha Bistritsa, Borisov era divenuto il più anziano calciatore della storia del calcio bulgaro.
Sei mesi prima, era stato costretto a dimettersi dalle durissime proteste popolari contro l'elevato costo dell'energia e i catastrofici risultati delle riforme economiche del suo governo.
Borisov può sembrare un personaggio quasi comico, ma nel corso della sua carriera politica ha messo insieme un curriculum davvero inquietante: accuse di corruzione, vicinanza alla criminalità organizzata, minacce ai giornalisti, razzismo, politiche anti-migratorie.
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Insomma, la tipica immagine del populista, se non fosse che ufficialmente è sempre stato nel centrodestra moderato ed europeista (il suo partito è iscritto al Partito Popolare Europeo).
Sabato, i tifosi dello Zenit San Pietroburgo hanno esposto questa coreografia contro FIFA e UEFA: "Nel calcio non c'è spazio per politica, dicono". Anche qui, come nello striscione della Stella Rossa di qualche giorno fa, c'è però poco da compiacersi, a ben vedere.
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Non serve ricordare che lo Zenit è un club di proprietà di Gazprom, il colosso energetico statale che da anni viene usato dal governo russo per estendere il proprio controllo, attraverso il calcio, nell'economia occidentale.
Possiamo notare come, nella coreografia della curva dello Zenit, spuntino le bandiere arcobaleno sui cappelli dei magnati: i diritti LGBTQ+ sono indacati come un simbolo dei mali dell'Occidente, in linea con l'ideologia omofoba di Putin.
Esordio con gol decisivo, ieri sera, per Mustapha Elhadji Cissé in #BolognaAtalanta. Fino a inizio febbraio,questo ragazzo classe 2003 giocava in Salento nell'ASD Rinascita Refugees, una squadra di rifugiati e richiedenti asilo.
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Fattosi conoscere nella cooperativa gestita dal mediatore linguistico senegalese Niang Baye Hassane, ha fatto rapidamente strada nella Primavera bergamasca, e già il 13 marzo è stato convocato in prima squadra.
Cissé è arivato in Italia giovanissimo, nel 2019, scappando dalla Guinea, un paese afflitto da gravi problemi di povertà e instabilità politica, e qui da noi ha fatto tutta la trafila dei centri di accoglienza.
Ennesimo episodio di razzismo in Serie A, di nuovo contro il portiere francese del Milan Mike #Maignan, di nuovo da una parte dei tifosi del Cagliari. Altri insulti razzisti sono stati poi rivolti a Tomori.
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Pioli, allenatore del Milan, ha confermato che il suo giocatore ha udito dei cori razzisti contro di sé e contro il compagno di squadra Tomori.
Già a settembre Maignan era stato vittima di insulti razzisti in una sfida contro la Juventus: in quell'occasione, un tifoso responsabile era stato individuato e denunciato.
Giovedì sera, la sfida di Premier League tra Everton e Newcastle è stata interrotta da un ragazzo che si è legato al palo della porta. L'azione era parte di una protesta ambientalista contro le trivellazioni petrolifere.
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In particolare, la recente decisione del governo britannico di portare avanti trivellazioni nel Mare del Nord, nonostante quanto stabilito dal summit sul clima Cop26.
L'attivista in questione si chiama Louis e ha 21 anni. Dopo la protesta, l'associazione di cui fa parte, #JustStopOil, ha raccolto e diffuso le sue parole, sulle motivazioni della protesta.
La coreografia di ieri sera della #StellaRossa, nel match di #EuropaLeague contro i Rangers ha riscosso molto successo, denunciando le ipocrisie dell'Occidente sulla guerra. Ma la storia è più complessa di così.
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Prima tutto, è facile notare che mancano alcuni conflitti. Non si cita la guerra in Bosnia, ma quella nella Repubblica Srpska, cioè l'attacco nato all'entità governativa nata in Bosnia dopo il genocidio perpetrato dal governo serbo.
Così come, a proposito della guerra nei Balcani del 1999, si parla di "Jugoslavia", in riferimento all'attacco NATO contro Belgrado, e non della guerra scatenata dal governo serbo-jugoslavo in #Kosovo.