Un thread sulla #Crimea e sulla situazione dei diritti umani dall'occupazione a oggi.

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Cosa è successo in Crimea dopo l’occupazione russa?
Si dà per scontato che essendo la popolazione largamente russofona, la Crimea sia oggi una ridente e felice regione della Federazione Russa. Per capirne di più sono andata a visionare quanti i documenti dell’ONU, di Amnesty International e altre organizzazioni umanitarie..
L’occupazione
Nella notte dal 26 al 27 febbraio 2014 le unità delle forze speciali russe sequestrano la Verkhovna Rada della Repubblica autonoma di Crimea, il parlamento.
I cosiddetti "omini verdi" (militari senza insegne), bloccano le unità militari ucraine e la marina; assumono il controllo delle linee di confine, degli edifici amministrativi e delle infrastrutture.
Pochi giorni dopo, un documento di Amnesty International, datato 7 marzo 2014 chiede l’immediato intervento dell'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) nell’istituire una missione di monitoraggio in Crimea a causa della grave situazione delle…
…violazioni dei diritti umani (amnesty.org/en/latest/news…).
“Il tentativo di monitorare la situazione dei diritti umani in Crimea è diventato un compito quasi impossibile.” Dichiara John Dalhuisen, direttore dell'Europa e dell'Asia centrale di Amnesty International. “I gruppi di autodifesa della Crimea stanno attaccando manifestanti,…
…giornalisti e difensori dei diritti umani pro-ucraini con totale impunità".
Monitoraggio impossibile
Due rappresentanti dell'OSCE vengono costretti a interrompere la loro visita per problemi di sicurezza. Ad altri membri dell'organizzazione viene impedito di entrare nella penisola.
Il 5 marzo, anche l'inviato speciale delle Nazioni Unite in Crimea deve interrompere la visita dopo essere stato forzato da uomini armati a tornare all'aeroporto.
“L'OSCE deve rapidamente stabilire una missione di monitoraggio e godere di un accesso illimitato a tutte le parti dell'Ucraina, compresa la Crimea, che rimane al margine, e dove le tensioni sono ancora elevate.
La Russia dovrebbe accogliere, non bloccare questa iniziativa," ribadisce John Dalhuisen.
I manifestanti che tentano di esprimere il loro sostegno all'unità dell'Ucraina e l'opposizione alla presenza militare russa nella penisola vengono intimidati da parte di attivisti filorussi. La polizia è spesso assente, presente in numero limitato o non interviene.
Amnesty riporta dell’attacco e delle minacce di morte a un giornalista di "News of the Week - Crimea" mentre cercava di filmare un evento. Gli agenti di polizia che si trovavano a circa 30 metri non intervengono.
Il 6 marzo, uomini con uniformi militari russe e uomini della Crimea Self-Defence League minacciano di morte una giornalista di Kerch.fm.
Blocco dei media indipendenti russi

Il 14 marzo, Amnesty denuncia (amnesty.org/en/latest/news…) che le autorità russe hanno lanciato un assalto in vasta scala ai pochi media indipendenti rimasti in Russia, bloccando una serie di siti Internet nella Federazione Russa.
“Il blocco di questi siti è una chiara violazione del diritto alla libertà di espressione.
È un attacco senza vergogna a coloro che osano ancora mettere in discussione la narrativa dettata dal Cremlino fornendo informazioni indipendenti e imparziali e offrendo una piattaforma per un dibattito gratuito", dichiara John Dalhuisenl. “Negli ultimi mesi e settimane le…
…autorità russe hanno intrapreso una campagna per soffocare i media indipendenti. È iniziato con la censura non ufficiale e l'autocensura e si è rapidamente evoluto in un bavaglio ai media indipendenti. Questo ricorda il blocco delle stazioni radio dell'era sovietica.”
Tra i vari siti bloccati figura anche quello dell'attivista dell'opposizione Aleksei Navalny.  “La Russia sta stringendo la vite sulla libertà di espressione prima del referendum che le autorità della Crimea hanno programmato questa domenica.
È un palese tentativo di mettere a tacere qualsiasi voce critica di questa iniziativa", sostiene ancora John Dalhuisen.
Il referendum
Il referendum avviene il 16 marzo, con la presenza dell’esercito russo sul territorio, con solo pochi giorni di preparazione e il controllo totale dei media da parte di Mosca. Infine, nessuno dei quesiti riguarda il mantenimento dello lo status quo.
I crimeani possono solo scegliere tra il far parte della Federazione Russa oppure l’indipendenza. Non hanno la possibilità di scegliere di restare a far parte dell’Ucraina.
Per quanto è indubbio che larga parte della popoloazione fosse filorussa, le modalità del referendum contravvengono le leggi internazionali.
Così, il 27 marzo 2014, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite approva una risoluzione che dichiara non valido il referendum della Crimea per recedere dall'Ucraina (loc.gov/item/global-le…), con un voto di 100 Stati membri a favore e 11 contrari, con 58 astensioni.
Persecuzioni e violazioni dei diritti umani
Il 9 luglio 2014 (amnesty.org/en/documents/e…) compaiono su Amnesty le prime denunce di persecuzione dei tartari e a dicembre 2014, un rapporto dell’ONU riporta (amnesty.org/en/latest/news…) di violazioni sistematiche dei diritti umani che colpiscono, per la maggior parte, le persone…
…che si sono opposte al "referendum" di marzo, compresa la minoranza tartara. Si segnalano casi di sequestro di persona. I cittadini vengono obbligati a prendere la cittadinanza a rischio di ripercussioni; molti dei loro beni vengono confiscati. Tartari in Crimea
Nella primavera del 2015, Amnesty denuncia (amnesty.org/en/latest/news…) che a un anno dall'annessione illegale della Crimea da parte della Russia, la violazione dei diritti alla libertà di espressione, riunione e associazione è sistematica.
Le autorità russe impediscono d'indagare su casi di rapimenti e torture di oppositori e perpetrano un’ implacabile campagna intimidatoria contro i media filo-ucraini, contro i tartari e chiunque sia critico verso il regime.
John Dalhuisen dichiara: “Da quando la Russia ha annesso la Crimea, le autorità  stanno usando una vasta gamma di tattiche intimidatorie per reprimere il dissenso; una serie di rapimenti tra marzo e settembre ha spinto molti critici vocali a lasciare la regione.
I rimanenti affrontano persecuzioni da parte delle autorità, determinate a mettere a tacere i loro avversari".
Rapimenti, sparizioni e torture (amnesty.org/en/latest/news…)
Nello stesso documento, Amnesty riporta che dall'annessione sono avvenuti numerosi casi di arresti ingiustificati, torture e uccisioni.
"Le autorità della Crimea ci dicono che stanno indagando su tutti i casi di rapimento e tortura, ma non abbiamo ancora visto alcuna prova concreta di ciò", afferma John Dalhuisen.
Blocco dei media

Prima dell'occupazione e dell'annessione della penisola da parte della Russia, i media in Crimea operavano in gran parte liberamente (amnesty.org/en/documents/e…): l'accesso a media critici nei confronti delle autorità era all'ordine del giorno.
A partire dal 2014, almeno tre stazioni televisive, due agenzie di stampa e altri media indipendenti devono chiudere.
La legislazione russa consente alle autorità di bloccare l'accesso a siti Web specifici senza un ordine del tribunale per presunte violazioni della legislazione anti-estremismo della Russia.
È così che le autorità creano un clima di paura: attraverso intimidazioni e leggi restrittive per mettere a tacere media e ONG.
Il 26 gennaio 2015, circa 30 uomini armati di un'unità di polizia speciale, accompagnati da 10 funzionari di sicurezza, fanno irruzione negli uffici del canale televisivo tartaro, ATR, interrompono la trasmissione e portano via documenti risalenti a febbraio dell'anno precedente.
Molti redattori ricevono minacce. Diversi giornalisti e blogger sono costretti a fuggire temendo persecuzioni.
A seguito dell'annessione, le autorità richiedono la nuova registrazione di tutti i media ma alle pubblicazioni in lingua tartara, ai siti Web e ai canali TV rifiutano arbitrariamente le licenze.
"Questo palese attacco alla libertà di espressione, vestito come una procedura amministrativa, è un rozzo tentativo di reprimere i media indipendenti, imbavagliare le voci dissenzienti e intimidire la comunità tartara di Crimea", afferma Denis Krivosheev, Vicedirettore di…
…Amnesty International per l'Europa e l'Asia centrale.

Non viene rispariamto neanche l'intrattenimento per bambini (amnesty.org/en/latest/news…). Le autorità negano le licenze alla rivista per bambini Armantchikh e al popolare canale televisivo, Lale.
Nessun diritto di protestare o di celebrare la cultura tartara

Le autorità bandiscono le manifestazioni pubbliche. L'autorizzazione per incontri e manifestazioni culturali o celebrativi tradizionali da parte dei tartari è spesso negata oppure accordata solo in luoghi remoti.
"A un anno dall'annessione della Crimea, l'atteggiamento delle sue autorità sul territorio e dei loro padroni russi può essere riassunto semplicemente - fattelo piacere oppure zitto o vattene", riporta John Dalhuisen (ohchr.org/en/press-relea…).
"C'è poco interesse da parte della comunità internazionale per ripristinare l'integrità territoriale dell'Ucraina, ma dovrebbe almeno esercitare maggiore pressione sulla Russia per garantire i diritti di tutti i residenti della Crimea".
Continuano segnalazioni di scomparse, morti sospette, perquisizioni e arresti che seminano paura e disperazione tra i tartari. (amnesty.org/en/latest/news…)
Repressione del Mejlis (amnesty.org/en/latest/news…)
Nell’aprile 2016, la Corte suprema di Crimea sospende il Mejlis, un organo rappresentativo dell’etnia tartara, peggiorando la situazione dei diritti umani dei tartari.
La decisione - annunciata dal procuratore della Crimea, Natalia Poklonskaya - segnala una nuova ondata di repressione contro il popolo tartaro.
Avviene dopo un aumento degli attacchi ai diritti alla libertà di riunione, associazione ed espressione perpetrati dalla Russia dall'annessione della Crimea.
Alla base della decisione, ci sono le dichiarazioni rilasciate dal leader esiliato di Mejlis Refat Chubarov, che rifiuta di riconoscere la legalità dell'annessione russa della Crimea e chiede un blocco economico ed energetico della penisola dall'Ucraina continentale.
Nel rapporto di Amnesty “Ukraine: Crimea in the dark: The silencing of dissent (amnesty.org/en/documents/e…)” leggiamo:
Dall'occupazione russa e dall'annessione della Crimea nel febbraio-marzo 2014, le autorità locali russe e di fatto hanno chiesto la totale sottomissione.
Con la maggior parte degli oppositori in esilio o silenzio, i leader e gli attivisti dei tartari sono stati i più organizzati dell'opposizione e hanno dovuto maggiormente sopportare il peso della repressione.
La loro struttura rappresentativa, i Mejlis, è stata bandita come organizzazione "estremista" e qualsiasi associazione con essa è stata messa fuori legge; i suoi leader sono stati esiliati o perseguiti con accuse inventate; molti sono scomparsi.
I più famosi media in lingua tartara sono stati costretti a chiudere. La protesta pubblica si è estinta.
Al di là delle questioni politiche fondamentali relative all'annessione della Crimea, la Russia rimane vincolata dall'intera gamma del diritto internazionale dei diritti umani.
Eppure, ha dimostrato che è pronta a infrangerli mentre cerca di consolidare la sua presa sulla penisola.

Amnesty si lamenta anche del fatto che le autorità rifiutino sistematicamente incontri con i loro rappresentanti o la presenza di organizzazioni umanitarie.
I diritti umani dopo il 2017

Tre anni dopo l'annessione illegale della penisola, la situazione dei diritti umani in Crimea continua a peggiorare (amnesty.org/en/documents/e…), aggravata anche dall'assenza di un meccanismo di monitoraggio internazionale.
Un rapporto dell’ONU del 25 settembre 2017 (ohchr.org/en/press-relea…) menziona "violazioni multiple e gravi" commesse da agenti russi.
"Sono state documentate gravi violazioni dei diritti umani, come arresti e detenzioni arbitrari, sparizioni forzate, maltrattamenti e torture e almeno un'esecuzione extragiudiziale".
Tra gli altri abusi, rileva l'uso dell'internamento forzato in un ospedale psichiatrico di oppositori politici.
"L'istruzione in lingua ucraina è quasi scomparsa dalla Crimea", riporta lo stesso rapporto dell’ONU, “evidenziando l’impatto sui diritti civili, politici, economici, sociali e culturali.”
Centinaia di prigionieri e detenuti vengono trasferiti in strutture della Federazione Russa (ohchr.org/en/statements/…) - una pratica severamente vietata dal diritto internazionale umanitario.
I Testimoni di Geova sono messi fuorilegge in virtù di una decisione della Corte Suprema della Federazione Russa che ritiene questa organizzazione religiosa in violazione della legislazione anti-estremismo del Paese.
A (ohchr.org/en/speeches/20…)nche i festival religiosi di musulmani, ebrei e quelli di altre minoranze vengono severamente limitati. (ohchr.org/en/speeches/20…)
La Chiesa ortodossa ucraina
La Chiesa ortodossa ucraina è sottoposta a crescenti pressioni (ohchr.org/en/statements/…), inclusa la potenziale perdita dei suoi due più grandi luoghi di culto in Crimea.
Complessivamente, il numero delle parrocchie è diminuito da 49 prima dell'occupazione a solo 5 nel 2020, con una diminuzione parallela del numero di sacerdoti da 22 a 4.
Intanto, l'Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani, continua a non avere accesso alla Crimea, ed è costretto ad analizzare la situazione dagli uffici situati in Ucraina.
Nel 2020, si calcola che circa 140.000 tra ucraini e tartari abbiano lasciato la penisola dal 2014 (brookings.edu/blog/order-fro…). Nello stesso periodo, circa 250.000 persone si sono trasferite dalla Russia alla Crimea.
L'afflusso ha incluso truppe e marinai, dopo che il Cremlino ha rafforzato la sua presenza militare sulla penisola.
La situazione dei diritti umani in Crimea oggi (freedomhouse.org/country/crimea…)
Le scuole devono usare il curriculum statale russo. I bambini sono esposti alla propaganda militare russa. Alcuni hanno ricevuto una formazione militare di base negli ultimi anni. L’istruzione in lingua ucraina viene quasi completamente eliminata.
In una sentenza del 2017, la Corte internazionale di giustizia ha ordinato alla Russia di garantire la disponibilità d'istruzione in ucraino, ma le autorità non hanno rispettato questo ordine.
L'FSB incoraggia i residenti a informare di persone che esprimono opposizione all'annessione. Secondo quanto riferito, i commenti sui social media sono monitorati dalle autorità.
L'FSB apre spesso procedimenti penali contro coloro che criticano l'occupazione e l'oppressione dei tartari.
La Crimea è soggetta al sistema giudiziario russo, che manca d'indipendenza ed è effettivamente dominato dal ramo esecutivo. Molti giudici si trasferiscono dalla Russia per lavorare in Crimea.
Questi giudici emettono sistematicamente sentenze politicamente motivate contro chi si oppone all'annessione.
Un rapporto dell'OHCHR del 2020 ha rilevato resoconti di "esecuzioni, percosse, scosse elettriche e violenza sessuale”. Le vittime di tortura hanno scarse possibilità di ricorso legale, consentendo alle forze di sicurezza di agire impunemente.
Dopo il 2014, la Crimea è diventata soggetta alla legge russa del 2013 che vieta la diffusione d'informazioni che promuovono "relazioni sessuali non tradizionali", che limita strettamente le attività delle persone e delle organizzazioni LGBT.
La violenza domestica è un altro problema della Crimea e le leggi russe non offrono protezioni. Nel 2017, Putin ha firmato una legislazione che ha parzialmente depenalizzato gli abusi domestici in Russia.
Un sondaggio dell'ONG Freedomhouse pone la Crimea tra uno dei luoghi meno liberi al mondo, con meno libertà della stessa Russia e notevolmente meno dell'Ucraina.

Per raffronto, i valori di Ucraina e Italia:
Per gli eventi in Donbass nel 2014, cliccate qui (ormedidonne.com/2022/05/22/da-…).

Sulla strage di Odessa, cliccate qui (ormedidonne.com/2022/05/23/da-…).
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May 22
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Al contrario dei video che avevo visto circolare sul Donbas nel 2014 con manifestazioni filorusse, si trattava di una manifestazione Euromaidan. imgur.com/An0wl4M
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