E PUTIN DISSE A TRUMP: "ISRAELE DOVREBBE CHIAMARSI COL TUO NOME, DONALD"
1/n Volete fare un giro sulle montagne russe, letteralmente?
Perché questa è la sensazione provata da coloro che hanno vissuto da vicino la presidenza #Trump, da quanti hanno potuto osservare un presidente
2/n 🇺🇸 alle prese con quella che "The Divider - #Trump in the White House 2017-2021", descrive come "una cotta da scolaretto" nei confronti di Vladimir #Putin.
Oltre 300 interviste originali, diari privati, e-mail, chat e altri documenti: sono alcune delle fonti su cui si basa
3/n il libro in uscita la prossima settimana scritto a quattro mani da Peter Baker e Susan Glasser, marito e moglie, rispettivamente corrispondente capo del "New York Times" alla Casa Bianca e penna del "New Yorker". Materiale incendiario, come emerso dalle anticipazioni.
4/n Tra gli episodi che meglio descrivono quella che il NYT definisce "la scioccante deferenza" di #Trump nei confronti di #Putin vi è forse quello avvenuto al #G20 di #Osaka nel 2019.
Al culmine di uno scambio teso, in cui il leader del Cremlino si vantava di aver costruito dei
5/n missili ipersonici prima di tutti, anche prima degli USA, Donald #Trump gonfiò il petto puntando sul proprio ego, come d'abitudine.
Raccontò che la sua popolarità al di fuori degli States era tale che la Polonia aveva pensato di intitolargli una base militare 🇺🇸 permanente
6/n (sogno di Varsavia, dita negli occhi per #Mosca), l'ormai celeberrimo "Fort #Trump", e che #Israele aveva appena annunciato un nuovo insediamento, "le alture di Trump", per ringraziarlo di aver riconosciuto la sovranità 🇮🇱 sulle alture del Golan.
La risposta di #Putin fu
7/n secca, pungente: "Forse dovrebbero semplicemente dare il tuo nome a #Israele, Donald".
Gli assistenti del presidente, scrivono gli autori del libro, non potevano fare a meno di notare che la cotta di #Trump non era ricambiata. A differenza di altri autocrati, da Xi Jinping a
8/n Erdogan, che in diverse occasioni avevano usato l'arma della lusinga per portare #Trump dalla propria parte, #Putin appariva disinteressato all'omologo americano: "Era una strada a senso unico. Trump sembrava inspiegabilmente ansioso di ottenere l'approvazione del leader 🇷🇺,
9/n ma non l'ha mai avuta".
Donald ha tentato per tutto il periodo trascorso alla Casa Bianca. E ha continuato anche dopo.
Come quando ha elogiato #Putin definendo "geniali" e "molto astute" le mosse che hanno condotto all'invasione 🇺🇦.
Il libro, peraltro, sempre a proposito di
10/n #Trump e #Israele fornisce una chiave di lettura per larga parte inedita sul ruolo nell'amministrazione USA di Jared #Kushner, il genero (marito di Ivanka) dell'ex presidente, nonché vero regista di uno dei più grandi risultati ottenuti da Trump in politica estera: gli
11/n Accordi di Abramo, che hanno portato alla normalizzazione dei rapporti tra Israele e alcuni stati arabi.
Dopo tutta la fatica per raggiungere un'intesa tra le parti, a mettere a repentaglio l'accordo fu infatti la moglie di #Trump, Melania.
12/n Il luogo scelto per la firma degli accordi, il South Lawn della Casa Bianca, era infatti sotto la "giurisdizione" della First Lady, che si diceva "preoccupata per l'erba" e per lo stress a cui il prato sarebbe stato sottoposto da parte dei molti presenti alla cerimonia.
13/n Cito gli autori: "#Kushner e il suo team sono rimasti sbalorditi. Dopo tutte le delicate contrattazioni per unire israeliani e arabi risolvendo parte della più grande battaglia geopolitica del mondo, l'ultimo ostacolo (...) sarebbe stato proprio il manto erboso?".
14/n #Kushner si appellò allora al suocero, ottenendone l'appoggio, ma Melania non si piegò ancora, spiegando che rizollare il prato sarebbe costato troppo. Per Jared non vi fu altro da fare che chiedere: "How much?".
Risposta:"80mila dollari".
"Nessun problema, pago io".
15/n Per la cronaca, dopo la cerimonia il prato è apparso in buone condizioni, e non ha richiesto l'intervento del genero di #Trump.
Certo a #Kushner non farà però piacere sapere che il suocero, nonostante i risultati raggiunti, andasse in giro a dire di lui: "Tutti ciò che gli
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interessa è il suo pubblico liberal di New York. Non sono la mia gente".
Già, forse la sua gente sta a Mosca.
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🚨🇮🇱🇮🇷🇱🇧 Documenti pensati per restare segreti. Diapositive di piani ambiziosi, forse arditi, per cancellare lo Stato Ebraico dalle mappe. Verbali salvati su un computer che mai avrebbe dovuto finire tra le mani dei soldati israeliani. E invece, nel bel mezzo di una perquisizione in un centro di comando sotterraneo di Hamas a Khan Younis, nelle profondità di Gaza, ecco l'IDF nell'atto di scoprire informazioni esplosive, alcune così gravi da mettere nuovamente sotto accusa il lavoro dell'intelligence; altre capaci di riscrivere (almeno in parte) la storia della pianificazione degli attacchi del 7 ottobre rispetto al coinvolgimento dei nemici di Israele.
E allora: quali sono le novità più importanti? 👇
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🚨🇮🇱🇮🇷🇱🇧 Iniziamo dai fatti. I verbali, recuperati in un'operazione risalente allo scorso gennaio, riguardano 10 riunioni di pianificazione tenute da un piccolo gruppo di leader politici e militari di Hamas. Ad ognuna di queste riunioni ha preso parte Yahya #Sinwar in person. Le informazioni provengono da 30 pagine di dettagli precedentemente non divulgati. Ma anche da lettere, registrazioni, presentazioni illustrate. A confermare l'autenticità dei documenti e la pratica di tenere traccia delle riunioni all'interno di Hamas è stato - tra gli altri - Salah al-Di al-Awawdeh, ex componente dell'ala militare dell'organizzazione terroristica, ora analista con sede ad Istanbul.
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🚨🇮🇱🇮🇷🇱🇧 I primi riferimenti all'azione che avrebbe poi avuto luogo il 7 ottobre del 2023 vengono registrati molto tempo prima dell'attacco.
Nel gennaio del 2022 i leader di Hamas discutono della necessità di evitare di essere trascinati in scaramucce minori. Il motivo è chiaro: occorre concentrarsi su quello che i protagonisti definiscono in più di un'occasione il "grande progetto" di Yahya Sinwar.
🚨🇮🇱🇱🇧 Clamoroso. Si parla di decine di feriti tra i membri di #Hezbollah a #Beirut e in tutto il #Libano. Le ricetrasmittenti dei componenti dell'organizzazione terroristica filo-iraniana sarebbero esplose contemporaneamente per effetto di un hackeraggio eseguito a distanza. Il Blog apre la diretta.
2/n 🚨🇮🇱🇱🇧 Al-Arabiya citando una fonte della sicurezza libanese: #Hezbollah sta invitando la sua gente ad abbandonare le radioline dopo le esplosioni simultanee di diverse ricetrasmittenti. Potremmo essere in presenza di un attacco ad alto tasso tecnologico orchestrato da #Israele pensato per far saltare il coordinamento dell'organizzazione terroristica filo-iraniana. Anche in prospettiva di una guerra.
3/n 🚨🇮🇱🇱🇧 Immagini cruente dal #Libano. Molte delle quali non pubblicabili. Una fonte di #Hezbollah al quotidiano qatariota Al-Arabi Al-Jadeed: "#Israele ha hackerato le radio degli operativi di Hezbollah e le ha fatte esplodere; si tratta della più grave violazione di intelligence fin qui registrata".
🚨🇺🇸 Dinastia Cheney. Una promessa per fermare Trump. Kamala Harris e il rapporto con gli Ultimi Repubblicani (incluso George W. Bush)
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Il 26 dicembre 2020, la magia del Natale avvolge ancora Casa #Cheney. Ma Liz resta pur sempre la figlia di un Vicepresidente. E da terza repubblicana più alta in grado della Camera degli Stati Uniti sono pensieri cupi quelli che affollano la sua mente. Forse mai così cupi.
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Insieme a Phil, suo marito, un passato al Dipartimento di Giustizia, ha trascorso le vacanze lavorando a un documento che ritiene di massima importanza. Perché è chiaro che Joe #Biden ha vinto le elezioni. È chiaro, sì, ma a Donald #Trump, il leader del suo partito, non sembra interessare.
🇺🇸 3/8
La questione si trascina da settimane. Ma da qui a poco tempo non si tratterà più di spararla grossa su un social, di infiammare questa o quell'altra platea. Il passaggio del testimone incombe. La transizione da un'amministrazione americana all'altra è là da venire. Si tratta ora di assicurarsi che tutto avvenga in maniera pacifica. D'altronde non è per questo che Liz Cheney si trova nel suo studio il giorno dopo Natale?
🇸🇦 Mohammed bin Salman e il Gioco del Trono: gli intrighi di corte, l'anello avvelenato, il golpe. Dentro i segreti del Regno saudita - 1^ PARTE
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È un fatto: non si può prescindere dalla figura di Mohammed bin Salman per capire il Medio Oriente. Quello di ieri, quello di oggi, soprattutto quello di domani. Poche ore fa, la BBC ha presentato uno straordinario documento sull'uomo più potente del Regno saudita, il Principe della Corona, l'erede al trono di Re Salman. Lo ha fatto beneficiando delle rivelazioni del più importante dissidente saudita in esilio, un uomo vicinissimo al rivale per eccellenza di MBS, suo cugino, Mohammed bin Nayef, oltre che ai vertici degli 007 occidentali. E allora sul taccuino hanno fatto capolino alcune domande: chi è Mohammed bin Salman? Un "riformista" o un assassino? Un impostore o un visionario? Un alleato dell'Occidente o un suo nemico? Dal documentario della BBC trae ispirazione un approfondimento del Blog in due puntate denso di retroscena.
Altre anticipazioni sono forse superflue: benvenuti al Gioco del Trono. E buona lettura.
🇸🇦 2/11
Narra la leggenda che per estrarre dalle dune un Regno a propria immagine e somiglianza Ibn Saud attinse da carisma e abilità fuori dal comune. Una taglia imponente per incutere terrore ai nemici, valore in battaglia per meritare il rispetto dei propri, e talento politico in eccesso, per riunire innumerevoli tribù, rigorosamente sotto il proprio tacco.
🇸🇦 3/11
Giunto in età da pensione, chiamato ad indicare un erede, Saud optò da tradizione per il primogenito: unica garanzia di sangue puro.
Ma 22 mogli e 45 figli maschi imposero il pagamento di un dazio, la ricerca di una soluzione ingegnosa, pena la messa a repentaglio di già fragili equilibri coniugali, per ragioni facilmente intuibili.
Di qui la pensata: una volta scomparso il primogenito, il passaggio di testimone sarebbe avvenuto per via orizzontale. Non di padre in figlio, ma da un fratello all'altro, così da concedere una chance più o meno all'intera stirpe. Le madri espressero consenso, il compromesso fu raggiunto.
Eppure nemmeno una spartizione di potere così peculiare potrebbe spiegare oggi la presenza sul trono saudita del 26esimo figlio del Fondatore. Figurarsi l'influenza nazionale e regionale della sua discendenza diretta, ovvero del 38enne divenuto nel frattempo talmente celebre da essere riconosciuto (e temuto) al pronunciare tre semplici lettere: emme, bi, esse, semplicemente Mohammed bin Salman.
🚨🇻🇪Attenzione, importante. Il Consiglio Nazionale Elettorale dichiara Nicolas #Maduro vincitore delle elezioni presidenziali in #Venezuela con 5.150.09 di voti e il 51,20% contro il 44,02% (4.445.978 di voti) di Edmundo González. Estrema attenzione adesso alla possibile reazione della piazza, dinanzi a quello che appare l’ultimo colpo di mano del dittatore.
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🚨🇻🇪Prime dichiarazioni di Nicolas #Maduro da Palazzo Miraflores dopo la comunicazione del risultato elettorale: “Non hanno potuto con le sanzioni, con le aggressioni, con le minacce, non hanno potuto ora e non potranno mai con la dignità del popolo del #Venezuela”.
3/n 🚨🇻🇪🇨🇱 Il #Cile è il primo Paese a mettere ufficialmente in discussione il risultato delle elezioni in #Venezuela. Il presidente #Boric annuncia che non riconoscerà i risultati fino a quando non saranno resi verificabili con la messa a disposizione dei verbali dai seggi.