Il #fascismo è "un regno della parola".
La definizione dello storico Franco Venturi sintetizza un tratto fondamentale del #regime: l'uso della parola, delle liturgie e dei riti come base per una religione civile.
Ma #Mussolini copia anche questo. Da Gabriele D'Annunzio.
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Il letterato abruzzese è il rappresentante culturale di una Italia che, fra la retorica risorgimentale, la politica morale tipica ad esempio dei mazziniani, le parole e dichiarazioni roboanti, da decenni si travisa da "potenza europea" ma è semplicemente povera e arretrata.
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Il culmine sembra giungere allo scoppio del primo conflitto mondiale quando nel campo interventista D'annunzio emerge come figura innovativa, capace di portare non solo la retorica, ma la capacità di gestire le masse tramite una rappresentazione fra il mistico e il teatrale.
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Così il 5 maggio 1915 a Quarto, in occasione dell'anniversario della Spedizione dei Mille, arringa la folla:
«Udite, udite: la Patria è in pericolo, la Patria è in un punto di perdimento. Intendete? Avete inteso?»
«Si!».
«Questo vuole il mestatore di Dronero!»
«A morte!».
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Il "mestatore di Dronero" è Giovanni Giolitti, allora contrario all'entrata in guerra, ma anche completamente alieno allo stile comunicativo dannunziano.
Un vero scontro fra la politica del XIX secolo, basata sui rapporti personali, e quella del XX basata sulle masse.
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Pochi giorni dopo, il 17 maggio, D'Annunzio al Campidoglio a Roma arringa nuovamente la folla:
«O miei compagni ammirabili, ogni buon cittadino è oggi un soldato della libertà italiana. E per voi e con voi abbiamo vinto. Con voi e per voi abbiamo sgominato i traditori.»
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«Il Re d’Italia ha riudito nel suo gran cuore l’ammonimento di Camillo Cavour: L’ora suprema per la Monarchia sabauda è sonata.
SI, è sonata, nell’altissimo cielo, nel cielo che pende, o Romani, sul vostro Pantheon, che sta, o Romani, su questo eterno Campidoglio.»
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«Ottaviano trionfante confermò la sommessione dì tutto il bacino mediterraneo a Roma, da questa mèta d’ogni trionfo, offriamo noi stessi alla Patria, celebriamo il sacrifizio volontario, prendiamo il presagio e l’augurio, gridiamo: Viva la nostra guerra!»
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Vediamo nel discorso dannunziano non solo la prosa, ma anche i topos stessi della futura retorica mussoliniana: il mito di Roma imperiale, i traditori della patria, il Mediterraneo Mare Nostrum, l'ora fatidica, la guerra come risposta ai nemici esterni, ma anche interni.
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Finita la guerra e deluso dalla "Vittoria Mutilata", come D'Annunzio chiama gli insoddisfacenti risultati per l'Italia delle trattative fra i vincitori, si mette alla testa di un variegato gruppo di volontari, i suoi "legionari", per occupare la contesa città di Fiume.
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Egli è oramai il leader del nazionalismo italiano, ma non solo. A lui si rivolgono l'ammirazione e le speranze di chi si aspettava che la vittoria portasse non solo una Italia riconosciuta "potenza europea" ma anche una modernizzazione della stantia società italiana.
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D'Annunzio fonde tradizione cristiana, mitologia classica, la religione civile risorgimentale e la "romanità" in una nuova teologia politica celebrante il dogma della patria, inventando, con la sua immaginazione artistica, nuovi simboli e rituali per il suo culto.
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Mussolini lo sostiene nella sua impresa fiumana dalla cui esperienza, continuazione dell'arditismo di guerra, ruba riti come il giuramento dei miliziani, gesti come il saluto romano, simboli come il pugnale e motti ad effetto come "Me ne frego", "A noi!", "Eia eia alalà"
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i fascisti assegnano al simbolismo politico una funzione predominante attribuendogli un significato esplicitamente religioso e non si preoccupano della originalità dei riti e dei simboli, ma guardano alla loro efficacia come strumenti di lotta e come forme di propaganda.
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Ma mentre D'annunzio antepone il fatto alla ragione, ponendosi in contrasto diretto col governo, che alla fine lo fa sloggiare con le cattive da Fiume, Mussolini gioca su un doppio binario, usa le parole come fossero fatti, ma i fatti li sottomette all'opportunità.
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Così l'opportunismo di Mussolini gli fa avere l'appoggio delle elite economiche ma anche politiche, basti pensare l'alleanza elettorale con Giolitti, del Paese, mentre la stella di D'Annunzio, meno malleabile e prigioniero del suo personaggio, si eclissa rapidamente.
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Per approfondire consiglio per il tema della costruzione di una religione civile fascista:
Emilio Gentile "Il culto del littorio. La sacralizzazione della politica nell'Italia fascista", @editorilaterza, 1991
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Per una analisi sulla comunicazione verbale del fascismo e il crearsi una sua lingua:
Enzo Golino "Parola di Duce. Il linguaggio totalitario del fascismo e del nazismo. Come si manipola una nazione", @BUR_Rizzoli, 1994
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Mentre per la figura di D'Annunzio come precursore del fascismo il testo fondamentale rimane:
Michael A. Ledeen "D'Annunzio a Fiume", @editorilaterza , 1975
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Dimenticate le leggi capitaliste: il sistema feudale aveva una sua razionalità unica.
Lo esplorò lo storico polacco Witold Kula in un suo libro fondamentale del 1962 "Teoria economica del sistema feudale", in cui studiava quello esistente nel suo paese fino al XVIII secolo.
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Kula esamina la Polonia fra il '500 e l'800 dove vigeva un sistema feudale prevalentemente agrario, con bassa produttività e scarsa commercializzazione.
Siamo quindi non nel medioevo, ma in era moderna, perché il feudalesimo in molte parti d'Europa sopravvive per secoli.
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Questo sistema non può essere analizzato con le leggi dell'economia capitalista.
Quando solo una minima parte della produzione nazionale passa per il mercato, l'applicazione dei metodi di calcolo, creati per le economie capitaliste, porta a conclusioni assurde.
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La storia dell'Impero Britannico non è solo fatta di re e statisti.
Per quattro secoli è stato plasmato dal Venture Colonialism, dove imprese private, piuttosto che lo Stato, hanno preso l'iniziativa nella sua espansione e amministrazione.
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Il Venture Colonialism utilizzò due concetti giuridici.
Il primo fu la Joint Stock Company, una delle prime forme di società, utilizzata per finanziare grandi attività commerciali in cui i soci possiedono quote e partecipano agli utili proporzionalmente al loro investimento.
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Essa derivava dalla Commenda medievale, nata nelle città marinare italiane, che univa il mercante, che forniva la nave e l'expertise, agli investitori, che fornivano i capitali, in una società che finanziava spedizioni commerciali via mare, riducendo i rischi per i singoli.
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Se pensate che lo Stato sia una creazione puramente razionale, ripensateci.
L'idea che il potere sopravviva al leader, un essere umano mortale, è un mito potentissimo.
Le radici dello Stato moderno sono quindi profondamente intrecciate con la teologia e il mistero.
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L'idea di continuità politica che oggi diamo per scontata non nasce dalla logica secolare, ma da una "teologia politica" sviluppatasi nel Medioevo.
I giuristi dell'epoca attinsero a concetti religiosi e rituali quasi soprannaturali per concepire un'entità politica immortale.
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Il testo fondamentale per decifrare questo enigma è I Due Corpi del Re di Ernst Kantorowicz, pubblicato nel 1957.
L'opera svela come le idee sull'anima, il mistero dell'Eucaristia e persino creature mitologiche abbiano contribuito a forgiare la nostra realtà istituzionale.
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La Ribellione dei Boxer, svoltasi in Cina tra il 1899 e il 1901, rappresenta un evento cardine nella storia della Cina.
Fu un diffuso sollevamento popolare, caratterizzato da una triplice opposizione: anti-straniera, anti-imperialista e anti-cristiana.
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Il movimento dei Boxer era formalmente noto come "Società dei Pugni della Giustizia e della Concordia" (Yihetuan).
I membri vennero chiamati "Boxer" dagli occidentali per via della loro enfasi sulle arti marziali, o "pugilato cinese".
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Lo storico Joseph W. Esherick definisce "Ribellione dei Boxer" un nome improprio, poiché il loro obiettivo non era rovesciare la dinastia imperiale Manciù.
Il loro slogan programmatico era infatti "Sostenere i Qing, distruggere gli stranieri" (扶清滅洋, fu Qing mie yang).
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Nel 1974 in UK esce un saggio che ancora oggi è una pietra miliare nella storiografia del Periodo Moderno:
Lineages of the Absolutist State
(in italiano: Lo Stato Assoluto).
Scritto da Perry Anderson, fratello del più noto Benedict Anderson.
Vediamo perché è così importante.
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Il saggio è uno studio comparativo sullo Stato assolutista in Europa volto a colmare il divario tra modelli teorici generali e specifici casi storici, analizzando sia le caratteristiche strutturali generali dell'assolutismo sia le sue diverse manifestazioni in Europa.
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Nel XVI secolo, l’Europa occidentale vede nascere lo Stato Assolutista in risposta alla crisi feudale del XIV-XV secolo.
Non è più la sovranità frammentata del medioevo: il potere si concentra nel re, per mantenere il dominio nobiliare in un mondo ad economia mercantile.
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Come si navigava nel medioevo senza carte nautiche?
Si usavano i portolani: manuali che contenevano informazioni e disegni della costa, le distanze fra i vari porti, la presenza di scogli pericolosi o relitti, ecc.
In inglese si chiamano rutters dal portoghese roteiros.
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Il più antico portolano conosciuto è il Compasso da navegare, compilato da un anonimo, probabilmente toscano, verso il 1250.
È in lingua volgare, che non si può però definire toscano, genovese o veneziano, essendo frequenti i vocaboli catalani, provenzali, arabi e bizantini
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Sembra essere quindi uno dei primi usi attestati della lingua franca mediterranea, il Sabir, parlata in tutti i porti del mar Mediterraneo tra il XI secolo e tutto il XIX secolo, anche se ovviamente modificatasi nel corso dei secoli.
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