Oggi siamo in un piccolo borgo sulle colline fra Modena e Bologna, noto più per le trattorie tipiche dei dintorni che per uno degli scontri militari più sanguinosi del #medioevo che si svolse in quei luoghi 700 anni fa:
15 novembre 1325 la Battaglia di Zappolino 1/1
Iniziamo dal contesto storico.
Estinta la casata degli Hohenstaufen, morto di malaria durante la sua sfortunata calata in Italia Enrico VII di Lussemburgo, cantato dal Dante, il Sacro Romano Impero non appare più una minaccia per il Papato e i suoi alleati italiani. 2/2
La maggioranza dei principi tedeschi ha eletto nel 1314 come Re dei Romani, il titolo che consente poi di essere incoronato come Imperatore, Ludovico di Wittelsbach, duca dell'Alta Baviera. Ma il suo rivale, il cugino Federico il Bello d'Asburgo, ne contesta l'elezione. 3/3
Il Papa Giovanni XXII, che risiede ad Avignone sotto la protezione del re di Francia Filippo V, non si schiera a favore di nessuno dei due nobili tedeschi, preferendo ovviamente una vacanza di potere nell'Impero.
Alle proteste di Ludovico lo punisce anzi con l'Interdetto. 4/4
La nuova contesa fra l'Imperatore in nuce ed il Papato riaccende tutti i contrasti religiosi e politici che covano da anni.
Ludovico si circonda di pensatori innovativi come Marsilio da Padova, uno dei primi ideologi dello Stato, e di teologi come Guglielmo di Ockam. 5/5
Si riapre lo scontro fra i francescani "spirituali", di cui il più noto è Ubertino da Casale, propugnatori della povertà assoluta della Chiesa e la gerarchia ecclesiastica, vicenda ben descritta ne "Il Nome della Rosa" di Umberto Eco ambientato in quegli anni. 6/6
Ma soprattutto si riapre lo scontro fra le due fazioni che dominano la vita politica dei comuni dell'Italia centrale e settentrionale: i guelfi, sostenitori del Papa, ed i ghibellini, invece di parte imperiale.
La distinzione è grezza ma abbisognerebbe di un thread suo. 7/7
Torniamo quindi al nostro evento: Bologna è una città dominata dalla fazione guelfa, Modena è di parte ghibellina.
Da anni il comune Bologna sta espandendo il suo dominio verso ovest, occupando territori e castelli.
La tensione esplode, si preparano gli eserciti. 8/8
L'esercito del comune di Modena è forte di 5000 fanti e di 2800 cavalieri, molti di origine germanica ed esperti d'armi.
Alla loro testa c'è Rinaldo dei Bonacolsi, detto Passerino per la sua statura, signore di Mantova e vicario imperiale di Modena, oltre che capitano. 9/9
Assieme a lui c'è Azzone Visconti, signore di Piacenza e figlio di Galeazzo signore di Milano.
Ha ai suoi ordini cavalieri di prim'ordine già comandati in vittoriose battaglie contro i fiorentini guelfi in Toscana accanto al Duca di Lucca Castruccio Castracani.
10/10
Altri contingenti di cavalieri sono agli ordini di Muzzarello da Cuzzano, signore dell'omonimo castello (ancora oggi esistente), e del rinnegato bolognese di parte ghibellina Gangalando Bertucci, che si era stabilito nel borgo di Guiglia, sulle alture fra Vignola e Modena.
11/11
A completare lo schieramento ghibellino modenese Rinaldo II d'Este, marchese di Ferrara, che, non essendo stato riconosciuto vicario della città dal Papa (Ferrara faceva parte dello Stato della Chiesa), aveva cacciato il vescovo e per questo era stato scomunicato.
12/12
L'esercito bolognese era invece di ben 30.000 fanti, ma perlopiù di origine "popolare", cioè cittadini che in tempo di pace svolgevano le loro attività, e di 2500 cavalieri.
Alla loro testa Malatestino Novello Malatesta, figlio di Ferrantino capitano della lega guelfa.
13/13
Gli altri capitani erano Fulcieri da Calboli, guelfo forlivese già podestà di Firenze, la cui famiglia aveva possedimenti a Predappio e Rocca San Casciano, e Albertino Boschetti, capitano dei fuoriusciti guelfi di Modena e figlio del castellano di Savignano sul Panaro.
14/14
Quando gli armati modenesi giungono nella zona, l'esercito bolognese è in parte occupato ad assediare la rocca di Monteveglio, in parte sparso nei castelli della zona e si deve riunire in fretta e furia per stabilirsi sul pendio che porta alla rocca di Zappolino.
15/15
Azzone Visconti lancia i suoi all'attacco frontale dello schieramento bolognese che resiste bene all'urto con la sua cavalleria, ma poco dopo la sua fanteria è attaccata su un fianco dai cavalieri di Gangalando e Muzzarello: è la rotta disordinata.
16/16
Tutti fuggono, si calpestano, cercano rifugio nei castelli bolognesi vicini, ma la maggior parte corre a più non posso verso la città con dietro i cavalieri modenesi: saranno 2000 morti compreso Albertino Boschetti, mentre il Malatesta viene preso prigioniero.
17/17
I modenesi si fermano davanti all'attuale Porta San Felice di Bologna, dopo aver danneggiato la maggior parte dei castelli al loro passaggio, compresa la chiusa del fiume Reno.
Fanno per giorni feste e palii fuori le mura, deridendo gli sconfitti, poi tornano a Modena.
18/18
Per gesto estremo di derisione rubano il secchio da un pozzo, ancora esistente ma interrato, fuori porta San Felice (attuale via Saffi).
È la famosa "Secchia Rapita" narrata nel poema tragicomico di Tassoni, che ancora oggi è esposta nella Torre della Ghirlandina di Modena.
19/19
Solo un anno dopo verrà siglata una pace e i castelli conquistati dai ghibellini modenesi saranno "riscattati" tramite una cospicua somma entrata nelle tasche di Passerino Bonacolsi.
Gli oltre 2000 morti non servirono praticamente a niente se non a farlo ricco.
20/20
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il 5 novembre 1940 il democratico Roosevelt viene eletto presidente degli Stati Uniti per la terza volta consecutiva.
Ma oggi i presidenti USA al massimo possono servire per due mandati, cosa successe? 1/9
Roosevelt non solo partecipa e vince il terzo mandato, ma al suo termine, nel 1944 nel pieno della guerra, convince con facilità la convention democratica a proporlo candidato per un quarto mandato, che lo vede prevalere contro il repubblicano Thomas E. Dewey, un liberale. 2/9
La campagna di Dewey oltre che sugli sprechi e le inefficienze legate alla guerra, si concentra sulla salute declinante di Roosevelt, non a torto visto che sopravvive per soli 82 giorni dopo la rielezione, e sulla compatibilità democratica di quattro mandati presidenziali. 3/9
Milano, piazza Giulio Cesare.
Sono quasi le 10 del 12 aprile 1928.
Ancora pochi minuti e la folla potrà applaudire il corteo del Re diretto alla Fiera Campionaria per l'inaugurazione.
All'improvviso un boato.
Sul selciato restano 14 morti e 50 feriti gravi.
1/17
La bomba, dell'esplosivo azionato da un timer, è stata collocata nel basamento di un lampione di ghisa situato accanto alla Fontana delle Quattro Stagioni che, esplodendo, ha sparato frantumi di metallo ovunque come mitraglia.
Si voleva la strage più che uccidere il Re.
2/17
Le indagini sono due, parallele e in contrasto più che in accordo fra loro.
Quella della Milizia fascista cerca subito qualcuno su cui scaricare la responsabilità dell'attentato da punire con pene esemplari.
Anarchici e comunisti sono ovviamente fra i primi sospettati.
3/17
"Non c'è un'economia del tempo di pace e un'economia del tempo di guerra: c'è soltanto un'economia di guerra..."
Così declamava Mussolini il 18/11/39.
Il fascismo dimostra invece il suo fallimento più completo proprio nel mettere in piedi una adeguata economia di guerra.
1/17
Eppure le premesse non mancano.
Lo stato italiano è il maggiore proprietario industriale d'Europa dopo l'URSS, come spiegato qui
, con numerosi produttori di materiale bellico come la Breda, la Ansaldo, la C.R.D.A. (oggi in Fincantieri), la O.T.O..
2/17
Esiste da tempo un commissariato apposito per la produzione bellica, dal 1940 denominato FabbriGuerra, sotto la direzione del gen. Favagrossa in sostituzione dal settembre '39 dell'anziano gen. Dallolio, l'uomo che è riuscito a coordinare lo sforzo bellico durante la WWI.
3/17
Oggi parliamo di una #guerra italiana quasi dimenticata. Non ha il fascino strategico della scontro in Nord Africa. Le manca il tragico eroismo del corpo di spedizione in Russia.
È invece la peggio ideata, preparata e condotta di tutto il XX secolo: la Campagna di Grecia.
1/22
82 anni fa, il 28 ottobre 1940 l'esercito italiano invade il regno di Grecia partendo dall'Albania, paese occupato in precedenza come abbiamo descritto qui
Ma perché la Grecia? È una #storia istruttiva che spiega bene come funziona il regime fascista.
2/22
L'entrata in guerra al fianco della Germania il 10 giugno 1940, giusto per partecipare alla fase finale della campagna di Francia, non porta né gloria né le mirabolanti richieste territoriali vagheggiate all'inizio da Mussolini, giusto qualche paesino in Provenza e Savoia.
3/22
Per l'analisi storica le guerre hanno motivazioni di egemonia politica e/o economica.
Ma in epoca contemporanea, sotto ogni regime, hanno bisogno di consenso popolare e quindi i motivi vanno nascosti, travisati, anche solo "abbelliti".
Oggi parliamo di #guerra e #propaganda
1/18
Lord Arthur Ponsonby proviene da una nobile famiglia britannica, suo padre è segretario della Regina Vittoria. Pacifista fin dal 1914, in anni in cui era da pazzoidi, nel 1928 pubblica "Falsehood in War-Time" una raccolta delle balle diffuse dalla propaganda durante la WWI.
2/18
La storica belga Anne Morelli utilizza nel 2001 il testo di Lord Ponsonby per un bel saggio "Principi elementari della propaganda di guerra", edito in Italia da Futura Editrice, dove elabora "dieci comandamenti" della propaganda applicati praticamente in ogni guerra.
3/18
Il 30 ottobre 1922 #Mussolini è al Quirinale per sottoporre al Re l'elenco dei #ministri.
Si conclude così la Marcia su Roma, azione dimostrativa più che effettiva, che ha però costretto corona e politica a prendere una decisione: Mussolini sarà il nuovo capo del #governo.
1/18
Il governo Mussolini non è assolutamente un monocolore fascista, anzi, ma ricomprende esponenti di diverse forze politiche con le quali il fascismo ha avviato, e concluso, trattative politiche prima e durante la Marcia su Roma.
Vediamo chi sono i suoi membri.
2/18
Mussolini, oltre alla carica di Presidente del Consiglio dei Ministri si tiene anche l'interim agli Esteri e agli Interni.
Alberto de' Stefani, nazionalista prima e fascista poi, già professore di Scienza delle Finanze all'Università di Padova, è Ministro delle Finanze.
3/18