A Valentina Lisitsa è stato impedito di suonare al Teatro La Fenice. La sua colpa (ufficialmente)? Aver suonato un pianoforte a Mariupol per una dozzina di persone che da settimane non sentivano altro che spari e bombe. Ma non è tutto. (1/4)
Anni fa Valentina Lisitsa aveva aperto un profilo Twitter chiamato "NedoUkraïnka", letteralmente "subucraniana". Il motivo? Arsenij Jacenjuk, allora primo ministro ucraino, definì i connazionali di etnia russa come "subumani". (2/4)
Questo accadeva mentre i vari fenomeni che oggi fanno gli splendidi con Kiev neppure sapevano dove si trovasse il Donbass. Ogni riferimento a persone italiane che sono andate in #Ucraina per farsi un po' di pubblicità è puramente casuale. (3/4)
Una persona che ha cercato di dare visibilità a delle persone che per anni hanno sofferto oggi viene sbattuta fuori dal teatro @teatrolafenice di #Venezia. Non conterà molto ma da veneto e da italiano chiedo scusa a Valentina Lisitsa. La cultura e l'arte devono unire! (4/4)
Aggiungo una piccola correzione ai miei tweet. Non vi è, nel concreto, una motivazione ufficiale. O almeno io non l'ho letta. Diciamo che da quel che traspare mi pare del tutto evidente che il problema sia stato quello che ho citato nel mio primo tweet.
Altra nota a margine. Non che conti granché con quanto accaduto a Venezia ma è corretto scriverlo.
Jacenjuk non etichettò i suoi connazionali come "subumani". Fu l'ambasciata ucraina negli #USA ad attribuirgli questa parola (che è comunque grave). Poi venne corretta. (1/2)
Da “subhumans” a “inhumans”. In pratica hanno ribadito il concetto togliendogli però quella velata patina nazista. Jacenjuk invece si limitò ad un pacato (sono ironico, meglio specificarlo) "inhuman monsters". Qui i dettagli: stopfake.org/en/fake-ukrain… (2/2)
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Media internazionali relativamente cauti su quanto sta accadendo a Kherson. Le sceneggiate di giubilo a quanto pare le lasciano a certi giornalisti italiani che vivono questo conflitto come se fosse una partita di calcio. Ad ogni modo ci sono varie letture a riguardo. (1/9)
Letture che comunque trovano spazio anche su alcuni media italiani. A differenza di altre ritirate, dove i media occidentali andavano (anche esagerando) a descrivere la sconfitta russa, in questo caso trovano spazio anche letture differenti. (2/9)
Alcuni parlano di possibile "trappola" da parte dei russi. Altri di un ritiro sicuramente mosso da necessità militari ma che porta con sé anche un importante aspetto politico e cioè la dimostrazione da parte della #Russia di voler trattare. (3/9)
Porre delle condizioni simili per dei negoziati di pace con la #Russia non ha granché senso. Tali richieste potrebbero essere fatte solo in caso di vittoria di Kiev (#Ucraina). Vittoria che al momento non si vede minimamente. (1/5)
Sul campo la situazione non sta subendo molti cambiamenti. Ad ogni modo, una volta avviati i negoziati (e non prima), 3 di questi 5 punti non sarebbero impossibile da ottenere, purché sia un impegno di entrambi i Paesi (#Russia e #Ucraina). (2/5)
Potrebbe già essere un primo passo. Il punto 3 (risarcimento danni) potrebbe trovare consenso all'interno di una cornice più ampia (ricordo che la #Russia, probabilmente, non verrà sconfitta e quindi non potrà essere costretta a pagare alcunché). (3/5)
Aggiornamento da Kharkiv (punti presi da un post di un bravo analista. Domani vi indicherò dove seguire i suoi aggiornamenti e dove ascoltarlo in live):
1⃣i russi non hanno bisogno al momento di scambiare vite per chilometri, come invece devono fare gli ucraini; (1/7)
2⃣quella di queste ora va considerata una débâcle russa, per quanto su un settore limitato del fronte;
3⃣l'esercito russo schiera su tutto il fronte circa 150.000 uomini. L'esercito ucraino ne ha messi in campo più di 100.000 in due soli settori; (2/7)
4⃣l'offensiva ucraina a Kherson è andata molto male, a Kupyansk-Izyum molto bene;
5⃣il comando russo ha dato la priorità al fronte di kherson, dove in effetti l'offensiva ucraina è stata più o meno annichilita, a discapito di quello di Kharkiv; (3/7)
La propaganda occidentale contro la #Cina diventa sempre più martellante ma allo stesso tempo sempre più ridicola, almeno per chi riesce a guardare le notizie con distacco. Si prenda il caso di Peng Shuai. Lei nel suo primo post non accusa di violenza sessuale nessuno. (1/8)
Non serve andare sui siti del Partito Comunista Cinese per vedere ciò. È sufficiente andare a leggersi il suo post (e farselo tradurre per chi non sa il cinese). Di violenza sessuale non c'è traccia. I media occidentali invece dicono che si tratta di violenza sessuale. (2/8)
Per i media nostrani "la verità" non è tanto quanto accade ma quanto serve a loro (e ai loro padroni). Dopo alcune settimane la stessa Peng Shuai ripete né più né meno quanto aveva sostenuto nel suo post iniziale. I media occidentali, invece di ammettere il loro errore,... (3/8)