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Dec 27, 2022 19 tweets 9 min read Read on X
🇽🇰🇷🇸
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I media italiani hanno iniziato a dedicare qualche servizio qua e là alla crisi in #Kosovo.

Ben svegliati.

Questo Blog non è geloso dell'argomento, anzi. Però si riserva il gusto di un rilancio.
Dunque, non solo racconto, ma anche analisi.

Cosa dobbiamo aspettarci?👇
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Prima delle previsioni, un breve riepilogo per chi si trovasse a maneggiare l'argomento per la prima volta.
Da ormai 18 giorni nel Nord del #Kosovo la libertà di movimento è compromessa dalle barricate erette dalla popolazione serba.
A scatenare la rabbia dei locali è stato
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in particolare l'arresto di Dejan #Pantic (etnia serba), ex agente della polizia kosovara accusato dalle autorità di Pristina di attività terroristiche, assalto agli uffici elettorali e attacchi a funzionari di polizia.
Come spesso accade nei #Balcani, questa è solo
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la punta dell'iceberg.
Già in estate si sono raggiunti livelli di tensione altissimi per la cosiddetta "guerra delle #targhe". Il Kosovo ha minacciato di multare (prima) ed impedire la circolazione (poi) ai cittadini che non avessero proceduto alla reimmatricolazione dei
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veicoli con targa serba. A mettere una pezza sulla questione (immaginate cosa sarebbe accaduto se la polizia kosovara avesse impedito a migliaia di serbi di prendere la propria macchina per andare a lavoro) sono stati lo scorso mese gli americani, con una prorompente azione
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diplomatica, tesa a chiarire tanto a Pristina quanto a Belgrado che in questa fase hanno altro di cui occuparsi: si legga alla voce "Ucraina".
Sembrava dunque che la situazione si fosse calmata, ma la Storia nei Balcani non dorme mai.
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Una delle risposte (indirette) di Belgrado al braccio di ferro con Pristina si era tradotta nelle dimissioni di tutti i rappresentanti di etnia serba dalle istituzioni del Kosovo.
Altro (blando) sforzo di immaginazione: cosa sarebbe accaduto il 18 dicembre se nei 4 comuni a
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a maggioranza serba si fosse andato a votare nella consapevolezza che il più grande partito locale, Lista Serba, avrebbe boicottato il voto?
Anche in questo caso è stata messa una pezza su spinta decisiva degli USA: elezioni rinviate.
Tutto finito? No. L'arresto di Pantic e
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di altri due agenti serbi ha esasperato una tensione già latente, che ha portato la popolazione serba ad attuare blocchi stradali e ad innalzare barricate.
La notizia delle ultime ore è che il presidente serbo #Vucic ha ordinato che le forze armate di Belgrado siano al più
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alto livello di prontezza al combattimento, ovvero quello che fa da preludio al loro impiego.
Ora la domanda è la seguente: cosa dobbiamo aspettarci?
La #KFOR guidata dal comandante italiano #Ristuccia sta esercitando tutta la sua capacità di "moral suasion" per cercare di
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risolvere la questione delle barricate senza scontri e, peggio ancora, spargimenti di sangue.
La sensazione diffusa è che il tempo stia scadendo.
Lo si intuisce dalle decisioni prese a Belgrado, dalle dichiarazioni di Pristina, dal racconto improntato ad una
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drammatizzazione degli eventi da parte dei media serbi.
Anche il premier #Kurti in un'intervista esclusiva ad un giornale bosniaco ha chiarito oggi che "se la KFOR non rimuove le barricate nel Nord lo faremo noi", e che questa situazione "non può durare mesi. Non può
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durare settimane. Può durare solo giorni".
Ho trovato molto interessante in questo senso l'analisi di Timothy Less, del Center for Geopolitics dell'Università di Cambdrige, che ha ridotto a 4 i possibili scenari.
1⃣Il primo è che il Kosovo accetti la creazione della
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Comunità delle municipalità serbe in Kosovo, lungamente richiesta da Belgrado e prevista dagli accordi di Bruxelles del 2013 che l'attuale governo kosovaro disconosce. Si tratta di uno scenario di complicata realizzazione. Il motivo lo ha spiegato lo stesso premier Kurti:
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"Ho l'impressione che la Serbia non voglia un'unione di comuni. Perché se davvero la volesse non direbbe ogni settimana: non riconosceremo mai il Kosovo. È come cercare qualcosa che abbia contenuto, ma senza forma. Non è possibile. Non puoi avere una torta senza una teglia".
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2⃣Il secondo scenario prevede che la Serbia faccia marcia indietro e rimuova le barricate, senza ottenere nulla sul fronte della Comunità delle municipalizzate serbe, ma con qualche compensazione esterna. Anche in questo caso, la sensazione è che a Belgrado ci si sia spinti
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troppo oltre per fare retromarcia senza ottenere qualcosa di veramente grosso in cambio.
3⃣Terzo scenario: le barricate rimangono al loro posto, la Serbia blocca il Nord e l'Occidente chiede al Kosovo di non reagire con la forza. Si tratterebbe di una divisione de facto del
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Paese, che il Kosovo non sembra disposto ad accettare.
4⃣ Quarto scenario: le forze di sicurezza del Kosovo cercano di rimuovere i blocchi con la forza. A potenziale costo delle vite dei serbi. Questo è il caso in cui la Serbia schiera l'esercito. Ed esplodono i Balcani.
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Dietro questo articolo ci sono molte ore di lavoro. L'unico modo per consentirmi di continuare ad aggiornarti è tramite iscrizione al Blog. Al contrario, tempo pochi mesi e sarò costretto a chiudere i battenti. Grazie per il sostegno che vorrai darmi.
steadyhq.com/it/dangelodario

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Feb 8
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🚨🇮🇱 Le notizie che arrivano da Israele sono preoccupanti. Le condizioni dei 3 ostaggi rilasciati oggi da Hamas sono peggiori di quello che avremmo sperato. Facciamo un punto nave con tutte le informazioni fin qui a nostra disposizione.

dangelodario.it/2025/02/08/aff…Image
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🚨🇮🇱 Fonti sanitarie israeliane confermano la presenza di una grave malnutrizione per tutti e tre gli ostaggi. Chiamano in causa quella che i medici definiscono "cachessia", un grave stato di deperimento associato a malattie croniche. Le ossa facciali esposte, la massa muscolare ridotta, le profonde occhiaie, sono tutti segnali evidenti di persone che hanno attraversato l'inferno a Gaza. Si stima che i tre, nei 15 mesi di prigionia, possano aver perso fino al 30% del proprio peso corporeo.Image
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🚨🇮🇱 Da Tel Aviv specificano che i primi controlli effettuati dai medici prevedono analisi del sangue e degli elettroliti presenti nell'organismo. Uno dei rischi da evitare in questa fase è il sovraccarico calorico: dopo un periodo di privazione così prolungato, l'organismo non è in grado di gestire una quantità importante di cibo e calorie. L'approccio verso il cibo sarà estremamente graduale, con un monitoraggio costante dei livelli elettrolitici, della funzionalità degli organi e della salute del cuore. Israele ha mobilitato non a caso specialisti in nutrizione, cardiologia, neurologia e recupero dei traumi per reintrodurre con cura il cibo e monitorare eventuali complicazioni.Image
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Feb 7
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🚨🇮🇱 Sono dichiarazioni esplosive. Sono le parole dell'uomo che ha preso parte al processo decisionale che a partire dal 7 ottobre ha cambiato il volto del Medio Oriente. Sono notizie. Sono atti d'accusa. Sono rimpianti. Sono racconti di dolore e di paura.

E sono risposte, risposte ad alcune delle domande che torturano il passato recente di Israele, che ne condizionano il presente, che plasmeranno il suo futuro.

Di quanto detto da Yoav Gallant nelle ultime ore si parlerà a lungo. Un thread veramente imperdibile, ricco di retroscena. Buona lettura. 🧵👇Image
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🇮🇱 La mattina del 7 ottobre e "il più grande rimpianto della mia vita"

Il racconto comincia dal 7 ottobre - e come potrebbe essere altrimenti? - da quello che Gallant definisce "il più grande rimpianto della mia vita". Quale, di preciso? Quello di non essere stato svegliato nel cuore della notte: "Mi è stato impedito l'ultimo punto di intervento. Sono abituato a essere svegliato di notte. Lo hanno fatto molte volte. L'ho sempre preso sul serio. Ho sempre dato ordini rigorosi. So con certezza che avrei fatto una cosa, basandomi su tutta la mia esperienza di vita. Avrei detto loro: 'Sento la vostra valutazione della situazione e quello che state facendo. Supponiamo che la vostra valutazione sia sottostimata, quali misure operative e quali forze state impiegando per garantire la sicurezza nel caso in cui vi stiate sbagliando e la situazione sia più grave?' (...) La conseguenza sarebbe stata l’invio immediato di più aerei e truppe di terra, soprattutto dei comandanti'".

La sua gestione della crisi inizia alle 6:29 del mattino, con una telefonata di sua figlia: "Mi dice: 'Ci sono sirene d’allarme a Tel Aviv'. Un minuto dopo chiamo il Capo di Stato Maggiore e lui mi dice: 'È da Gaza: non sono solo razzi, c'è anche qualcosa via terra, sto entrando in una valutazione della situazione'. Cambio i miei vestiti da ciclismo – stavo per andare a fare un giro in bici – e indosso gli abiti neri. (...) Non sono tornato a casa per i successivi 3 mesi. Quando arrivo alla Kirya, il quartier generale della difesa, vedo che c’è una grande confusione. (...) L'atmosfera di pesantezza e fallimento è evidente. Tuttavia, le persone stanno lavorando. Per prima cosa guardo il capo di stato maggiore: lavora, dà ordini, riunisce il comando. È impegnato nella gestione del sistema militare e non lo disturbo in quel momento. Ma entro nella sua sala durante la valutazione della situazione prima delle 8:00 del mattino e vedo che c'è una sensazione di incomprensione. Nessun panico, ma una chiara mancanza di chiarezza su ciò che sta accadendo dappertutto. Se io sono sotto shock? No. Durante la valutazione delle 8:00 dico a tutti: 'Questa è una guerra. Aprite tutti i magazzini, tutto ciò che abbiamo, mobilitate chiunque possibile, sia riservisti che truppe regolari. Mandateli a sud – lo stanno già facendo – ma anche a nord, perché non credo che Hamas inizi una guerra senza che Hezbollah sia coinvolto'. Quando troviamo i computer e gli hard disk di Hamas, a dicembre e poi a febbraio, diventa assolutamente chiaro che Hamas contava sull'intervento di Hezbollah".Image
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🇮🇱 Netanyahu sotto shock: "Metteranno gli ostaggi sui tetti delle case"

Gallant riferisce dettagli molto importanti sulla reazione di Bibi Netanyahu all'attacco del 7 ottobe. Nelle settimane successive al massacro posto in essere da Hamas, diversi report parlano di un primo ministro israeliano quasi paralizzato dallo shock. Lo stesso Joe Biden, quando chiude la prima comunicazione con Tel Aviv, si rivolge ai suoi consiglieri con un messaggio che suona più o meno così: Bibi non sembra Bibi, devo andare in Israele.

L'allora ministro della Difesa fornisce un quadro più circostanziato, ma non se la sente di affermare che Netanyahu mancasse della lucidità necessaria per guidare il Paese: "Penso che il Primo Ministro fosse di umore molto cupo, non solo quel giorno, ma anche l'11 ottobre e prima dell'offensiva di terra. (...) Non assegno voti al Primo Ministro su come ha operato o meno. Quando lo incontro, le cose funzionano, ma (...) dal primo giorno, nelle prime settimane, certamente fino alla conclusione del primo accordo sugli ostaggi, ha trasmesso un senso di pessimismo al quale io non ho mai aderito.

In vista dell'operazione di terra a Gaza, diceva: 'Ci saranno migliaia di morti. Useranno gli ostaggi come scudi umani. Li metteranno sui tetti, agli ingressi delle case'. (...) Gli ho detto: 'Noi e Hamas condividiamo solo una cosa: vogliamo entrambi proteggere gli ostaggi. Loro perché li usano come leva, noi perché sono i nostri figli'".Image
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Feb 5
🚨🇺🇸🇮🇱 Quella di stanotte passerà alla storia come una delle conferenze stampa più importanti e per certi versi sconvolgenti mai realizzate da un Presidente degli Stati Uniti.

Riportare solo qualche dichiarazione non è abbastanza.

Per restituire la portata e il possibile impatto del "piano Trump" per Gaza - quello che per comodità ho ribattezzato Mar-a-Gaza, dal nome della sua residenza in Florida - è necessario isolare tutti i passaggi fondamentali del confronto con i giornalisti.

Ho fatto questo lavoro per voi: video, parole, traduzione.

Tenetevi forte: attenti alle sfumature e allacciate le cinture. The Donald ha sganciato una vera e propria bomba.

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🚨🇺🇸🇮🇱 Prima parte. Trump: "Prenderemo il controllo di Gaza"

Trump: "Credo fermamente che la Striscia di Gaza, che per così tanti decenni è stata un simbolo di morte e distruzione, sia stata dannosa per le persone che vivono nelle sue vicinanze e, soprattutto, per coloro che vi abitano. Onestamente, è stata davvero molto sfortunata. È stata un luogo sfortunato per molto tempo. Trovarsi lì non è stato positivo, e non dovrebbe essere sottoposta a un processo di ricostruzione e occupazione da parte delle stesse persone che vi hanno combattuto, vissuto e sofferto una misera esistenza. Invece, dovremmo rivolgerci ad altri Paesi interessati e con un cuore umanitario – e ce ne sono molti che vogliono farlo – costruire vari insediamenti che, alla fine, ospiterebbero gli 1,8 milioni di palestinesi che vivono a Gaza, ponendo fine alla morte, alla distruzione e, onestamente, alla sfortuna. Questo potrebbe essere finanziato da Paesi vicini con grande ricchezza. Potrebbero essere numerosi siti, oppure uno solo di grandi dimensioni. Ma le persone potranno vivere in comodità e in pace, e faremo in modo che venga realizzato qualcosa di davvero spettacolare. Avranno la pace. Non verranno più colpiti, uccisi e distrutti come questa popolazione meravigliosa ha dovuto sopportare finora. L’unico motivo per cui i palestinesi vogliono tornare a Gaza è che non hanno alternative. In questo momento è un cantiere di demolizione. È semplicemente un sito di demolizione. Praticamente ogni edificio è crollato. Stanno vivendo sotto macerie di cemento, in condizioni molto pericolose e precarie. Invece, potrebbero stabilirsi in un’area completamente nuova, con case sicure, dove vivere in pace e armonia, senza dover tornare indietro e rivivere tutto da capo. Gli Stati Uniti prenderanno il controllo della Striscia di Gaza e faremo un buon lavoro anche lì. Saremo responsabili della rimozione di tutte le bombe inesplose e delle altre armi presenti sul territorio, della demolizione dei resti degli edifici distrutti, livelleremo il sito e ci sbarazzeremo degli edifici distrutti, lo spianeremo, creeremo uno sviluppo economico che fornirà un numero illimitato di posti di lavoro e di alloggi per la popolazione della zona, faremo un lavoro vero, faremo qualcosa di diverso. Non si può tornare indietro. Se si torna indietro, finirà nello stesso modo in cui è stato per 100 anni".
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🚨🇺🇸🇮🇱🇸🇦 Seconda parte. Trump: "Creeremo migliaia di posti di lavoro a Gaza"

Giornalista: "È possibile raggiungere un accordo di normalizzazione con l'Arabia Saudita senza il riconoscimento di uno Stato palestinese? Questa domanda è per lei, signor Ministro. E signor Presidente, visto quello che ha detto su Gaza, gli Stati Uniti hanno inviato truppe per aiutare a garantire il vuoto di sicurezza?"

Trump: "L'Arabia Saudita sarà di grande aiuto, e lo è già stata. Vogliono la pace in Medio Oriente. È molto semplice. Conosciamo molto bene il loro leader e i loro dirigenti. Sono persone meravigliose e vogliono la pace in Medio Oriente. Per quanto riguarda Gaza, faremo ciò che è necessario. Se sarà necessario, lo faremo. Prenderemo il controllo di quell’area, la svilupperemo e creeremo migliaia e migliaia di posti di lavoro. Sarà qualcosa di cui tutto il Medio Oriente potrà essere molto orgoglioso. Tutti ritengono che continuare con lo stesso processo ripetuto all’infinito - che poi porta all’inizio delle uccisioni e di tutti gli altri problemi - non sia la soluzione, perché alla fine ci si ritrova sempre nello stesso punto. E noi non vogliamo che ciò accada. Perciò gli Stati Uniti, con la loro stabilità e la loro forza, prenderanno il controllo, soprattutto grazie alla potenza che abbiamo sviluppato negli ultimi tempi, direi davvero a partire dalle ultime elezioni. Penso che saremo un grande custode di qualcosa che è molto, molto forte, molto potente e molto, molto buono per l'area, non solo per Israele, per l'intero Medio Oriente. Sarà molto importante, avremo di nuovo migliaia di posti di lavoro, e ci saranno posti di lavoro per tutti, non per un gruppo specifico di persone, ma per tutti".
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Feb 4
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🚨🇺🇸🇻🇦🇷🇺 Giorni fa, quando ho iniziato a scrivere questo pezzo incuriosito da una prima rivelazione del NYT, credevo onestamente che sarebbe stato difficile venire a capo di questo giallo.

Tulsi Gabbard, la candidata prescelta da Donald Trump per il ruolo di Direttrice dell'Intelligence Nazionale (nelle prossime ore è atteso il voto della Commissione Intelligence del Senato sulla sua nomina), la scorsa estate è salita a bordo di un volo che l'ha portata a Roma pur di prendere in parte ad una riunione in Vaticano dai contorni poco chiari. Un incontro di diplomazia sotterranea, non ufficiale, pensato per stabilire dei contatti propedeutici alla fine della guerra in Ucraina.

Questo viaggio le è costato, tra le altre cose, l'iscrizione in un programma di sorveglianza federale denominato "Quiet Skies", cieli sereni. Ha previsto la presenza di agenti in borghese sui suoi voli successivi: una misura pensata a tutela degli altri passeggeri.

Il motivo? La presenza di due punti di contatto tra il viaggio di Gabbard ed un soggetto inserito in un database del Terrorist Screening Center dell'FBI.

Di nuovo: non lo credevo possibile, non così a breve termine, ma proprio grazie al lavoro svolto in Commissione Intelligence si è riusciti a risalire al contatto "incriminato", a risolvere il mistero.

Continuate a leggere, ne vale la pena.👇
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🚨🇺🇸🇻🇦🇷🇺 È stato il senatore democratico Mark Warner, pubblicamente, a chiedere a Tulsi Gabbard se fosse informata del fatto che a pagare il suo viaggio a Roma fosse stato un certo Pierre Louvrier, della Clementy Foundation.

Chi è Pierre Louvrier? È un investitore con simpatie..."particolari".

Anni fa è stato immortalato (come da foto) accanto ad Igor Girkin, ex ufficiale dei servizi segreti russi, meglio conosciuto come “Strelkov“, e per anni – prima di diventare scomodo – uomo di Vladimir Putin in Crimea.

Ho scritto Putin? Ho scritto Crimea?

Louvrier non ha mai nascosto il suo apprezzamento per Vladimir Putin. In passato, sotto la lente di ingrandimento, sono finiti pure alcuni suoi post social in compagnia di Gerard Depardieu, in cui Louvriev celebrava la cosiddetta "riunificazione della Crimea alla Russia". Non è finita qui. 👇Image
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🚨🇺🇸🇻🇦🇷🇺 Louvrier intrattiene infatti rapporti molto stretti (traduco: investimenti in comune) con un personaggio ben noto alle cronache. E non per i suoi meriti. Si tratta di Konstantin Malofeev, oligarca russo, a partire dal 2014 oggetto di sanzioni negli Stati Uniti - cito testualmente dal sito del Dipartimento di Giustizia - "per aver minacciato l'Ucraina e fornito sostegno finanziario alla regione separatista di Donetsk".

Secondo l'FBI, Malofeev "ha svolto un ruolo di primo piano nel sostenere l'invasione dell'Ucraina orientale da parte della Russia nel 2014, continua a gestire una rete di propaganda pro-Putin e recentemente ha descritto l'invasione militare dell'Ucraina da parte della Russia nel 2022 come una 'guerra santa'".

Per inciso: Malofeev, non troppo tempo fa, ha sposato Maria Lvova-Belova, la commissaria russa per i diritti dell'infanzia che la Corte penale internazionale ha incriminato nel 2023 per complicità nel crimine di guerra delle deportazioni illegali di bambini dai territori occupati dall'Ucraina. Bella coppia.Image
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Dec 29, 2024
1/6🚨 Il punto nave di oggi si apre con un retroscena che abbiamo a lungo inseguito, cercato, su cui i grandi media internazionali si sono arrovellati per settimane, talvolta prendendo un granchio, in altri casi avvicinandosi alla verità.👇 Image
2/6 🇮🇱🇮🇷 Dopo l'ammissione del ministro della Difesa israeliano non c'era più motivo per farsi scudo della censura militare: Israele ha rivendicato con orgoglio il suo coinvolgimento nell'uccisione di Ismail Haniyeh a Teheran. E Canale 12 ha offerto una serie di dettagli molto interessanti sulla pianificazione e sull'eliminazione del leader politico di Hamas.

Si inizi col dire questo: fin dal momento in cui ha autorizzato la sua uccisione, lo Stato Ebraico ha dovuto risolvere un dilemma non banale. Come farlo, ovviamente, ma soprattutto "dove"?

L'idea iniziale era la seguente: colpire Haniyeh durante i funerali di Ebrahim Raisi, il presidente iraniano morto in un incidente in elicottero in una piovosa giornata di maggio. Ma il piano è stato scartato: troppo alto il rischio di un bagno di sangue tra i civili.

Israele avrebbe potuto colpirlo in Qatar, ma farlo avrebbe fatto naufragare i negoziati sugli ostaggi, essendo Doha mediatrice nella trattativa con Hamas.

Restavano allora tre opzioni, i tre Paesi frequentati da Ismail Haniyeh: Turchia, Mosca e Teheran.

Nel primo caso c'era il rischio di scatenare l'ira di Erdogan, oltre al fatto che la Turchia è pur sempre un Paese NATO. Allo stesso modo Israele non voleva rischiare di provocare una reazione spropositata da parte di Vladimir Putin. Restava così l'Iran.

I servizi segreti israeliani sapevano già dove cercare: Haniyeh era infatti solito soggiornare sempre nella stessa pensione dei Guardiani della Rivoluzione, in un lussuoso quartiere settentrionale di Teheran. Gli agenti del Mossad - con l'aiuto decisivo di infiltrati pasdaran o di Hamas - hanno piazzato dell'esplosivo vicino al suo letto un giorno prima del suo arrivo nella capitale iraniana, per l'inaugurazione del nuovo presidente Pezeshkian. Eppure proprio all'ultimo momento, quasi per uno scherzo del destino, l'intera operazione ha rischiato di saltare.

Un guasto all'aria condizionata presente nella stanza di Haniyeh ha portato il leader di Hamas a lamentarsi, a lasciare la camera per chiedere assistenza. E nel caso un'altra sistemazione.

L'assenza è stata così lunga da portare Israele a temere che Haniyeh fosse stato accontentato, che il fato avesse remato contro il piano così attentamente orchestrato. Ma il tecnico chiamato ad aggiustare il climatizzatore si è rivelato il miglior alleato di Israele: il guasto è stato sistemato, Haniyeh non ha cambiato stanza. È andato a dormire totalmente ignaro del destino che lo aspettava.

Intorno all'1:30, un'esplosione ha scosso l'intero complesso, bucando la parete della stanza: Haniyeh era morto sul colpo, come avrebbe stabilito la prima unità di soccorritori dell'IRGC accorsa sul posto nel giro di pochi istanti. Il vice di Haniyeh, Khalil al-Hayya, di lì a poco, avrebbe fatto irruzione nella stanza, crollando in ginocchio, piangendo sul corpo insanguinato del leader di Hamas.Image
3/6 🇬🇪 Pochi minuti fa la presidente georgiana Salomé Zourabichivili ha preso una decisione difficile: lasciare il palazzo presidenziale mentre il regime di Tbilisi conduce le operazioni di insediamento del nuovo leader (illegittimo, come il Parlamento), l'ex calciatore del Manchester City, Mikheil Kavelashvili.

"Sarò con voi", ha detto Zourabichvili prima di unirsi alle proteste di piazza, "questo edificio era un simbolo solo finché qui sedeva un presidente legittimo. Porto con me la legittimità. Porto con me la bandiera. Porto con me la fiducia del popolo".

Zourabichvili avrebbe rischiato l'arresto, secondo le minacce del governo georgiano in carica. La decisione è chiara: preservare la libertà della presidente, continuare a svolgere un ruolo di rappresentante della Georgia sulla scena internazionale, come prescritto dalla stessa Costituzione georgiana a proposito della figura presidenziale.Image
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Dec 28, 2024
1/6🚨Occorre un punto nave straordinario per cominciare la giornata. Stanno accadendo diverse cose molto importanti in giro per il mondo. Prima di tutto, però, una precisazione sul caso di Cecilia Sala.

🇮🇹🇮🇷 La mia posizione sulla vicenda la conoscete: non è attraverso gli hashtag, gli editoriali indignati, le fiaccolate che la nostra connazionale sarà liberata. Serve la diplomazia. Una diplomazia che sappia usare il fioretto e la spada. E che ha bisogno di essere messa nelle migliori condizioni possibili per portare a casa il risultato. Se intervengo, allora, è solo per chiarire un fatto: non mi risultano, allo stato attuale, divisioni all'interno del governo (come raccontato da alcuni retroscena oggi sui giornali) rispetto alla gestione del caso (politico e mediatico). La buona notizia è che (almeno per ora) tutti stanno remando nella stessa direzione per riportare Cecilia Sala a casa (anche l'opposizione ha offerto massima disponibilità a collaborare). Tutti i canali di cui disponiamo sono stati attivati. E qui mi fermo, perché non condivido la scelta - per quanto legittima dal punto di vista giornalistico - di chi da ieri sta ricostruendo scenari, triangolazioni internazionali, punti di contatto con altre vicende. Per me, fino a comunicazione di segno contrario, resta valido quanto affermato dalla Farnesina in accordo con i genitori di Cecilia Sala, ovvero gli unici deputati a parlare: "Massima discrezione per agevolare una veloce e positiva risoluzione della vicenda".

E adesso il punto nave.👇
2/6 🇦🇫🇵🇰 Grande attenzione all'Afghanistan. Prima dell'alba i Talebani hanno lanciato attacchi da più direzioni contro postazioni militari al confine col Pakistan, uccidendo ben 19 soldati di Islamabad. Si tratta di un'escalation da non sottovalutare. Promemoria: il Pakistan è uno Stato nucleare. Nei giorni scorsi il Pakistan aveva colpito i Talebani Pakistani. Molto brevemente: il tentativo di Islamabad è quello di riaffermare il proprio controllo sulla Linea Durand, una linea di confine che prende il nome da un funzionario britannico, ma che l'Afghanistan non riconosce perché divide i pashtun sui due lati del confine. Il fatto che a proteggere i Talebani Pakistani siano stati i Talebani dell'Afghanistan rischia di dare il via ad una spirale di violenza ancora più pericolosa in Medio Oriente. Tutto questo mentre a Kabul, questa mattina, una nuova esplosione è avvenuta davanti al ministero dell'Interno. Pare che i Talebani stiano conducendo una ricerca porta a porta nelle strade della capitale per mettere le mani sui colpevoli, probabilmente legati all'ISIS-K.
3/6 🇮🇱🇾🇪🇮🇷 Nella notte l'esercito israeliano ha intercettato un altro missile balistico proveniente dallo Yemen: nelle ultime settimane gli attacchi degli Houthi contro Israele sono cresciuti di numero e di intensità. Traduzione: i colpi di rappresaglia dello Stato Ebraico non sono riusciti a ristabilire il principio di deterrenza. Attenzione a questa dinamica: sembra che David Barnea, il capo del Mossad, abbia caldeggiato una soluzione drastica. Quale? Colpire l'Iran per costringere gli Houthi a fermarsi. Monitoriamo.
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