Interessante da analizzare tutto ciò che il presidente del consiglio riesce a *NON* scrivere in questo messaggio. Andiamo con ordine: 1) Non si dà un nome (violenza, assalto, tentato golpe, fate voi) alle azioni dei bolsonaristi. Tutto ciò diventa “quanto accade in Brasile”. 🧵
2) Non si dice che è inaccettabile la violenza. No, nel furore eufemistico del non dire, a essere inaccettabili sono “le immagini”. 3) La definizione di “irruzione nelle sedi istituzionali” per quella roba là è un’ulteriore carezza.
4) Invece di dire che tutto ciò è incompatibile con la democrazia (suonava troppo diretto, vero?) si preferisce dire che è incompatibile “con qualsiasi forma di dissenso democratico” – che non vuol dire niente, ma offusca il messaggio quanto basta.
5) Non si esprime solidarietà al presidente #Lula. No, meglio esprimerla a delle generiche “istituzioni brasiliane”. Ricordiamo come #Meloni apostrofava Lula neanche tre anni fa.
6) Dulcis in fundo, non si dice che gli assaltatori sono sostenitori di #Bolsonaro (la cui vittoria quattro anni fa era salutata da Meloni rivendicandola, allora sì, alla “destra” che vinceva in Brasile).
Bonus: attenzione, nel messaggio non figura neanche la parola “condanna”, neanche la “preoccupazione” (il “concerned” dell’Unione Europea che spesso prendiamo in giro). No: semplicemente un neutro “non può lasciarci indifferenti”.
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Al di là di punti specifici che sono stati già contestati (anche da me), mi preme dire una cosa, che forse non c’entra troppo ma secondo me sì: il *mercato* come lo conosciamo e lo pensiamo non è lo *stato naturale* dell’interazione umana. 👉
È un meccanismo di allocazione delle risorse reso possibile dal funzionamento combinato di molteplici istituzioni *politiche*: diritti di proprietà, forza pubblica, leggi e tribunali, una moneta, infrastrutture. Tutte cose che in assenza dello stato non esisterebbero.
I mercati moderni, poi, mercati finanziari con transazioni virtuali, sono quanto di più *artificiale* ci siamo mai inventati.
Nella #conferenzastampa di oggi #Draghi ha sostenuto che “i principali beneficiari della riforma fiscale sono i lavoratori e i pensionati a reddito medio basso”. Dati alla mano, quest'affermazione è falsa. #Irpef
E non lo dicono faziosi articoli di giornale, ma l’Ufficio Parlamentare di Bilancio, che penso non possa essere accusato di partigianeria.
L’UPB nel suo rapporto del 20 dicembre sulla riforma (upbilancio.it/flash-n-5-20-d…) scrive testualmente: “In termini distributivi si può osservare che la riduzione di imposta in valore assoluto è maggiore nelle classi di reddito medio-alte, [...]
Riguardo all'accordo sulla riforma #Irpef, mi pare di capire che:
– la fascia di reddito fino a 15k rimane invariata con aliquota al 23%;
– meno tasse per le fasce "di mezzo", con quella 15-28k che passa dal 27% al 25%, e quella 28-55k che diventa 28-50k e passa dal 38% al 35%;
– al posto delle due fasce più alte (55-75k e 75k+) ne avremo una sola (50k+) a cui viene applicata l'ex aliquota massima del 43%.
Quali risultati produrrebbe questa riforma?
Per i redditi bassi e medio bassi cambierebbe poco. Chi guadagna 20.000€ risparmia circa 100€ all'anno, chi arriva a 28.000€ risparmia 260€ all'anno.
Nelle misure decise dal governo per contenere la risalita dei casi (tutte condivisibili) manca una seppur minima marcia indietro sul "tutti in presenza" per la pubblica amministrazione. #Covid_19#supergreenpass
Non vaccinati: niente cinema e ristoranti ma per favore continuate a comprarvi il tramezzino al bar. 🙏
Spicca anche, stando alle anticipazioni, che il sistema dei "colori" vada in pensione per sempre. Ogni regione libera di allentare e restringere come crede. Il rischio di un contenimento "a macchia di leopardo" cresce, e non è una cosa buona.
Questo intervento, che critica quello delle allieve della #Normale alla cerimonia di consegna dei diplomi, mi sembra molto debole, sia nello stile argomentativo, sia nelle posizioni che sostiene. Provo a fare alcune critiche.
Gran parte del pezzo ruota intorno al fatto che le studentesse non avrebbero dovuto dire quello che hanno detto, nell'ordine:
– perché non in grado (paragonandole a persone che mettono benzina all'auto e pretendono di parlare di compagnie petrolifere);
– perché “quattro o cinque anni di frequenza universitaria come studentesse e studenti non bastano, di per sé, a mettere queste studentesse e studenti nella condizione di dire cose particolarmente profonde o interessanti sull’università” (neanche fossero delle adolescenti);
Sul Financial Times, @MESandbu intervista @rodrikdani, che smonta pezzo per pezzo l'armamentario ideologico del "Washington consensus". Merita un riassunto, quantomeno dei punti principali:
Rodrik dice "I democratici di Clinton, il New Labour, l'SPD, i socialisti francesi negli anni 1990 erano così affascinati dal modello neoliberale da averlo essenzialmente adottato, e addolcito con un po' più di attenzione ai poveri".
Ancora: "Viviamo in un mondo dove il problema è che, per via di diverse tendenze (cambiamenti tecnologici e globalizzazione dei mercati) abbiamo una penuria cronica di buoni lavori. Penso che la scomparsa di buoni lavori stia alla base della crescita dei populisti di destra".