#Newprogressive@ophet by @boomerhill1968 e @FabioLisci
facciamo un salto in avanti nel nostro racconto del new progressive e ci trasferiamo in Scandinavia dove a partire dagli anni novanta si assiste ad fioritura di band progressive, gruppi che declinano il prog. con tratti e
sound originali e caratteristici. Non si fa riferimento soltanto agli svedesi Flowers Kings di Roine Solt, ma anche agli Änglagård agli Anekdoten ai Landberk ai Sinkadus per citarne solo alcuni, tutti gruppi capaci di dare una propria personale impronta al prog. in alcuni casi
persino contaminandolo con musica folk (White Willow). Un posto a sé occupano gli Opeth, band svedese attiva sin dal 1990. Perchè gli Opeth (e lo dimostra il primo disco che viene poi presentato da Fabio Lisci) fanno soltanto in parte progressive che alternano con naturalezza con
il death metal. E' una band capace di alternare pezzi tiratissimi di death metal scandinavo con pezzi eleganti a tratti progressive, spesso costruiti su basi di mellotron o di hammond, con voci e chitarre pulite ciò che è reso possibile anche dalla voce versatile del leader
della band il polistrumentista Mikael Åkerfeldt (che si unisce al gruppo sedicenne suonando il basso). Orchid il disco di esordio esce in Europa nel 1995 ed è costruito su brani quasi tutti lunghi (sui dieci minuti) in cui le parti metal piuttosto tirate ogni tanto trovano pace
in sezioni musicali al limite dell'acustico. La produzione (non eccellente) peraltro esalta toni piuttosto ruvidi. Ma ora del disco ci parla Fabio.
Con Orchid nel 1995, inizia l’avventura di una band, che si muove tra le viscere e le radici di un death black metal solido ed antico, impreziosito da una ritmica capricciosa dalle sonorità più morbide. Le canzoni di Orchid sono una vera esperienza spirituale. L'album è composto
da 7 brani, di cui 5 cantati e 2 strumentali. Pur essendo il loro primo lavoro, in esso già si riconosce quello che verrà definito come "Opeth sound", ossia la combinazione di elementi tipici del Black Death Metal, con elementi più Progressive, come ad esempio l'uso della voce
pulita e delle chitarre acustiche. In Orchid la melodia è in una continua evoluzione, nessuna canzone presenta un tema fisso, esse si susseguono accompagnando l'ascoltatore in uno splendido, vorticoso, viaggio, dove la cattiveria è alternata a parentesi di assoluta calma e
melodie quasi dolci nella loro malinconia. Gli Ophet sono capace di farci prima assaporare una chitarra acustica angosciata, per poi martellarci con gli strumenti elettrici, innescati da una salva di doppia cassa. Cosi le canzoni oscillano tra il Death/Black ed il Progressive,
con una cura del suono decisamente più in rilievo rispetto al virtuosismo. Particolari le liriche, tutte scritte in prima persona, che sono delle vere e proprie riflessioni messe
nero su bianco e cantate. Vi consigliamo, se non l'avete ancora fatto, di riscoprire questo prezioso diamante grezzo.
ERRATA CORRIGE
In alcune parti del thread il nome
Opeth è stato, a causa di un refuso, indicato erroneamente come Ophet. Mi scuso personalmente per l’errore da me commesso con la band e con i lettori. Fabio Lisci
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MASTERS OF METAL by @FabioLisci #MastersofMetal#KenzeNeke dedicated to @krakendas
Parlare dei Kenze Neke significa raccontare di una band che ha rappresentato una delle realtà più importanti ed eccellenti della scena rock sarda, italiana ed europea. Loro sono riusciti a
veicolare tematiche e messaggi di forte impatto sociale riuscendo a coniugare la millenaria tradizione folk contadina ed agropastorale Sarda con solide e moderne basi punk e rock. Per fare ciò non basterebbero 10 thread, provo a sintetizzare il tutto in un solo thread.
I Kenze Neke si formano a Siniscola nel 1989. Il nucleo storico della band nasce intorno a Renzo Saporito, voce e chitarra, ed al batterista Sandro Usai. A loro si aggiunge nel 1990 Toni Carta al basso e alla voce. Il nome “Kenze Neke” che in sardo significa “senza colpa” è
NO! QUESTA NON E' LA SOLITA RECENSIONE SUL SERGEANT PEPPER!
Mi sembra giusto avvertirvi anticipatamente, perchè so che esistono già una decina di recensioni. Quello che dirò in questa però è totalmente diverso da tutto quello che avete letto già.
Almeno per me è così, se non lo sarà per voi potrete sfogarvi tranquillamente nei commenti. Accetto anche insulti pesanti.
Fatta questa piccola premessa di carattere personale, ne faccio un altra che riguarda l'opera: Il Sgt Pepper è sicuramente l'album più incompreso
#Top80 by @gloriapoch72
Run to the Hills è un singolo del gruppo britannico @IronMaiden, pubblicato il 12 febbraio 1982 come primo estratto dal terzo album in studio The Number of the Beast
Raggiunge la 27ª posizione nella classifica stilata da VH1 delle 40 migliori canzoni metal
La canzone parla dell'arrivo dell'uomo bianco nell'America del Nord e delle devastazioni che questo ha portato, raccontato da tre punti di vista: prima quello dei nativi, poi quello degli invasori, infine quello di un osservatore esterno.
Il brano si introduce con le percussioni di Clive Burr, subentra la coppia di chitarre Smith/Murray, uno dei lead più famosi della discografia degli Iron Maiden
Su queste note entra la voce di Dickinson, possente, evocativa, pronta a lanciarci in battaglia
#BluesWorld By @DonPiricoddi
I CANNON'S JUG STOMPERS, 1928 circa. Da sinistra a destra: Gus Cannon (banjo), Ashley Thompson (chitarra) e Noah Lewis (armonica).
Gus Cannon iniziò a registrare, come Banjo Joe, per la Paramount Records nel 1927.
In quella sessione è stato sostenuto da Blind Blake.
Gli Stompers furono registrati per la prima volta al Memphis Auditorium per la Victor Records nel gennaio del 1928. Hosea Woods si è unito a loro, suonando la chitarra, il banjo e il kazoo e fornendo alcuni vocali.
Erano una delle jug band più popolari di Beale Street negli anni '30, suonando i loro numeri classici: "Minglewood Blues", "Pig Ankle Strut", "Wolf River Blues", "Viola Lee Blues", "White House Station", e "Walk Right In",
#AlmanaccoRock by @boomerhill1968 il 16 gennaio del 1957 inizia la gloriosa e mitica storia del Cavern Club. In quella data per la prima volta si aprono le porte dell'ex magazzino (warehouse cellar) al 10 di Mathew Street di Liverpool
Alan Sytner il fondatore, si era ispirato ad un jazz club di Parigi, Le Caveau De La Huchette ed aveva l'intenzione di creare il miglior locale jazz fuori Londra.
A suonare per la serata inaugurale sono i Merseysippi Jazz Band supportati dai Wall City Jazzmen, dalla Ralph Watmough Jazz Band e dal Coney Island Skiffle Group. Forse il 31 luglio 1957 vi suona per la prima volta Richard Starckey
La band è composta da musicisti allora molto quotati nel circuito dei turnisti di studio per la loro maestria esecutiva, Flavio Premoli tastiere e voce Giorgio Piazza Basso e Voce Franz Di Cioccio batteria e voce Mauro Pagani flauto violino e voce e Franco Mussida chitarre e voce
Di Cioccio Premoli Mussida e Piazza suonavano ne I Quelli band sostanzialmente beat nella quale per un periodo canta anche Teo Teocoli. Con l'arrivo di Mauro Pagani che aveva suonato nei Dalton la band cambia nome in Premiata Forneria Marconi e abbandona il beat