Portammo, per il saggio di laboratorio del secondo anno, una nostra versione di Arden of Feversham, un drammone rinascimentale inglese di omicidi matrimoniali e vendette, che qualcuno aveva attribuito anche a Shakespeare, nella versione di Carmelo Bene (hybris del principiante!).
Ricordo la tensione prima di salire sul palco, tavole sconnesse in una chiesa sconsacrata. Stavo quasi per svenire, poi le prime risate
del pubblico, fatto di parenti e amici coscritti, la gioia, gli applausi e la festa dopo.
Ma ricordo ancora meglio mio padre, rimasto sveglio fino alle tre, per darmi la sua recensione e alcune osservazioni tecniche («Eri un po’ rigido...»), con una dignità e un affetto che non avrei creduto fosse possibile esprimere in mutande e canottiera, nell’afa padovana.
Il teatro addestra a vestire i panni dell’altro, ad ascoltare le voci discordanti (anche dentro di sé), a simpatizzare col male, col cattivo, a riflettere sulle conseguenze di ogni azione. È specchio, davanti al quale puoi confrontarti con ciò che è ignoto, non familiare.
Il teatro non è questione di tifoserie contrapposte, è dibattito, anche scontro, da cui non sempre esce una voce trionfante, e non è immediato, richiede tempo, attenzione, ascolto, partecipazione, mobilita le emozioni ma non cede alla facile esca dell’indignazione quotidiana.
Shakespeare lo sa, che essere cavalcati dalla rabbia non ti libera da niente.
Un passo cui teniamo molto di "Shakespeare and me", l'ultimo libro di @Pennacchiiiii. Se ami il teatro, se leggi Shakespeare, se hai visto Pojana, acquista il libro sul nostro sito. bit.ly/shakespeare-pe…
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Siamo nel 1928. I coniugi Levinson sono cantanti di fama dell’Opera di Riga, in Lettonia. Sono molto famosi. Talmente famosi che decidono di trasferirsi a Berlino dopo che la Deutsche Oper ha offerto loro un contratto principesco. @JohannesBucklerbit.ly/pacchetto-buck… 1/10
Sei anni dopo, il 17 marzo del 1934, a Berlino nasco io, Hessy, a due passi dalla Porta di Brandeburgo. Una bambina bellissima, al punto che quando ho sei mesi mamma Polin mi porta dal fotografo più famoso della città, Hans Ballin. 2/10
Mamma e papà vogliono imprimere la mia memoria in un’immagine. Quello che i miei genitori ancora non sanno è che il fotografo spedirà la foto per partecipare a un concorso. Un concorso che, poi, vincerà. 3/10
"Continuavano a ripetermi che un professionista deve pensare solo a giocare, e forse avevano ragione. Nel calcio il pallone veniva prima di qualsiasi buona intenzione. Io però cominciai a pensarla diversamente. Da quella sera di Natale del 1977. #Thread@JohannesBuckler 1/13
Avevo diciannove anni quando alcuni amici mi invitarono a far visita a un centro per bambini cerebrolesi. Ci andai accompagnato da Raffaella, la mia fidanzata. Quella visita cambiò la mia vita. Anzi. La nostra. 2/13
«Mi impressionò la loro emarginazione, l’abbandono, il menefreghismo della gente. Fu un’emozione fortissima, un pugno nello stomaco. I miei genitori si sono sempre impegnati nel sociale e mi avevano già insegnato il rispetto e la solidarietà verso gli altri.» 3/13
Il #17febbraio di 423 anni fa #GiordanoBruno venne portato in Campo de' Fiori a Roma, denudato, arso vivo, con la lingua stretta in una morsa. La sua statua è luogo simbolo di ogni battaglia libertaria. Il suo significato vale ancora oggi. @civati 👉 bit.ly/laico2020
"Per quanti ritengono arbitrario e violento, nel regno dello spirito, ogni atto di autorità, e nella libera ricerca riconoscono la più genuina vocazione umana, Bruno rimane la vittima di una intolleranza, la cui giustificazione non va oltre il piano storico...
... l’assertore non già di opinioni filosofiche contingenti, ma del diritto dell’uomo di credere a ciò che pensa, non di pensare per forza quello cui altri vuol ch’egli creda."
Martedì ricorrevano 3 anni dalla morte di Rutger Hauer e ieri osservando la lunga seduta al Senato inevitabilmente veniva in mente il monologo del suo personaggio più celebre, il cyborg in Blade Runner: cose che noi umani non potevamo immaginarci. E invece. #Crisidigoverno 1/16
Come in Assassinio sull’Orient Express, in cui tutti i personaggi danno una coltellata alla vittima, ognuno ha contribuito, poco o tanto, ma attenzione perché il cadavere non è Draghi, è il Paese. Draghi, invece, è tra quelli hanno dato la sua brava stoccata, come gli altri. 2/16
I commentatori erano elettrizzati, ieri, dopo averlo sentito. Ah, quanto piace alla platea l’uomo forte, quello che arriva in Aula e gliene canta quattro! E come ci restano male, quando si rendono conto delle conseguenze… 3/16
È possibile emozionare in 280 caratteri il pubblico di Twitter, un social che costringe a essere sintetici e concisi nel condividere fatti e notizie? La risposta è sì, assolutamente.
Perché a tutti piacciono le storie, le storie vere, a volte “piccole”, ma dal significato enorme. In "Non esistono piccole donne" le protagoniste sono loro, narrate come sempre in prima persona. Eroine e vittime, spesso accantonate nella memoria comune. 👉 bit.ly/johannesbuckle…
E poi "Non esistono piccoli campioni": storie dedicate allo sport, alle sue figure e alle loro imprese. Eroi celebrati, ma soprattutto campioni dimenticati, che grazie a Bückler hanno potuto ritrovare in queste pagine lo spazio che meritano 👉 bit.ly/buckler3
In #Afghanistan, dopo la pausa invernale, ancora una volta le scuole sono rimaste chiuse per le ragazze.
Pubblichiamo integralmente l'appello della studentessa Sotooda Forotan, tratto da "Kabul, Crocevia del Mondo" di @nico_piro, pronunciato l'ottobre scorso.
Non dimentichiamo.
"Perché le porte delle scuole sono chiuse per le ragazze? Cortesemente e sinceramente, vi chiediamo di aprire le porte delle scuole alle ragazze. Le donne sono da sempre metà della società. Se questa metà della società non esiste, l’altra metà è inutile.
Non c’è dubbio che una mamma e una sorella istruite oggi formeranno una prole eccellente per la società. Una persona che, forte della propria indipendenza, si assumerà le responsabilità del proprio Paese. Una persona che estrarrà le ricchezze del Paese.