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La storia della discesa in campo di Silvio #Berlusconi è anche una storia di #sondaggi - inusuali, premonitori, spifferati, screditati - a partire dal 1993, quando già alcune indagini mostrano la grande popolarità del futuro premier.

Nell’ottobre 1993, ad esempio, su La Stampa esce un sondaggio sui personaggi presi a modello dai giovani. Fra gli industriali, dopo Agnelli (primo col 45% delle scelte) c’è Proprio Berlusconi, col 16%. Occhetto, che sarà leader del centrosinistra, è molto indietro fra i politici.

Non è la prima indagine di questo tipo in cui compare Berlusconi. A luglio la Stampa pubblica un sondaggio di Abacus sugli italiani più noti e apprezzati. Berlusconi - ancora nella categoria “economia” - è noto al 93,1% degli italiani e in popolarità surclassa ogni politico.

A novembre Abacus torna a sondare Berlusconi, più in chiave politica, nei giorni dell’appoggio a Fini per la corsa a sindaco di Roma. Secondo l’84% degli intervistati Berlusconi ha tutto il diritto di impegnarsi in politica, mentre solo il 15% del campione si dice contrario.

I sondaggi constatano la popolarità di Berlusconi, ma, almeno in una prima fase, anche la difficoltà a tramutarla in voti. A inizio 1994 Cirm stima Forza Italia al 6%, poi all’11% alla vigilia della discesa in campo. Sempre a fine gennaio Directa stima FI al 9%.

Anche in questa fase Berlusconi è in testa per gradimento personale. Secondo SWG a inizio febbraio il 26% degli italiani ha molta fiducia in lui e un italiano su quattro lo ritiene il politico più adatto a risolvere i problemi del Paese (solo il 7% indica Occhetto).

Non ci sono solo i sondaggi pubblici. Berlusconi e FI fanno un grande uso di indagini demoscopiche in campagna elettorale. Gianni Pilo, sondaggista di Berlusconi, già a fine '93 dichiara alla Stampa “Silvio vince, lo dicono i sondaggi”. Sono previsti tre sondaggi ogni 14 giorni.

I numeri dei sondaggi riservati finiscono parzialmente sui giornali, sventolati da Berlusconi per trasmettere ottimismo. Pochi giorni dopo l'uscita dei sondaggi che davano Forza Italia intorno al 10% Berlusconi dichiara che in Calabria, Sardegna e Sicilia è intorno al 30%.

Lo stesso giorno sui giornali ci sono le dichiarazioni di Pilo, che stima “le sinistre al 35 per cento, Martinazzoli-Segni al 20, noi e Bossi al 35, Fini al 10”. Numeri simili a quelli finali del centrodestra (alle elezioni FI e Lega otterranno insieme il 29,4%, Fini il 13,5%).

A febbraio Paolo Guzzanti intervista Berlusconi, che chiede al giornalista “Lei sa a quanto ci dà l'ultimo sondaggio?”. Guzzanti cita il 24% di Cirm. Scrive La Stampa: “Scoppia in una risata: «Il ventiquattro? Ah, sapesse: altro che il ventiquattro. Molto, molto di più, vedrà»”

La Stampa a marzo racconta: “Uno dei suoi collaboratori estrae un piccolo foglio con le nuove proiezioni elettorali. FI sopra al 37. Berlusconi si rigira il foglietto tra le mani, sorride, guarda fuori, chiede: «Chi vuole un caffè?». Ed è come se dicesse: chi vuole champagne?”.

A inizio marzo su Famiglia Cristiana SWG proietta per il centrodestra una possibile maggioranza assoluta alla Camera. Alla fine dopo le elezioni saranno 366 i deputati eletti dal Polo, con FI primo partito con il 21% dei voti alla Camera.

L’aumento dei sondaggi politici commissionati e pubblicati in quel periodo ha avuto diverse conseguenze. I sondaggi politici passaso dal costituire l’1% del fatturato degli istituti demoscopici a costituirne il 3-5% dei ricavi, secondo l’associazione delle aziende del settore.

Iniziò inoltre un dibattito sulla necessità di regolamentare la diffusione dei sondaggi politici e sulla credibilità di questi studi. La stessa SWG in un’indagine pubblicata a metà febbraio 1994 stimava che il 57% degli italiani non si fidava dei sondaggi politici.