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Dec 1, 2022, 18 tweets

🚨🇨🇳
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La #Cina ha ordinato ai suoi colossi tecnologici di aumentare la censura per evitare la diffusione delle immagini delle proteste, dentro e fuori i confini nazionali.
Così occorre approfondire la questione: perché finora Pechino ha insistito con la strategia #ZeroCovid?

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A tentare di fornire una risposta geopolitica è stato George Friedman, l'analista geopolitico più importante al mondo.
Se, al netto del malcontento e dei costi imponenti associati a misure così severe, Pechino ha comunque cercato di contenere il Covid le possibili spiegazioni

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sono due.
La prima, dice Friedman, "è che il governo stia cercando di contenere una mutazione di cui il mondo esterno non è a conoscenza. Questa ipotesi è evidentemente dubbia, e in ogni caso non c'è stato il numero di vittime che ci si aspetterebbe da un nuovo ceppo più

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letale".
La seconda spiegazione fornita da Friedman, "più ragionevole, è che Pechino abbia istituito politiche draconiane per affermare il controllo di luoghi che erano già in fermento o instabili. Il COVID-19 era, in questo scenario, soltanto un pretesto".

5/n
Nessun complottismo, soltanto l'analisi degli eventi, la conoscenza del sistema di potere cinese, la prassi che regola le dittature. Prendiamo quanto accaduto ad #HongKong, la cui vicenda è stata "istruttiva" dal punto di vita di Pechino.
Friedman spiega: "Non molto tempo fa

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la Cina ha vissuto una ribellione. Le autorità hanno imposto una stretta alla città, ma non prima che il mondo vedesse la profonda rabbia di molti contro Pechino. In effetti, Hong Kong ha insegnato alla Cina continentale tre cose:
1⃣ che i disordini pubblici erano possibili;

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2⃣ che le rivolte potevano diffondersi e quindi dovevano essere nascoste o minimizzate a tutti i costi;
3⃣ che un Paese che dipende dal commercio e dagli investimenti internazionali non poteva permettersi un processo nel tribunale dell'opinione pubblica".
Insomma, "se una

8/n
città come Shanghai doveva essere chiusa, che lo fosse. Le operazioni finanziarie dovevano passare in secondo piano rispetto ai disordini diffusi".
Questo, mi permetto di aggiungere all'analisi di Friedman, evidenzia un salto di qualità importante nella consapevolezza

9/n
geopolitica del Dragone, o quanto meno delle sue classi dirigenti. Quello che #XiJinping ha compreso è che al numero 1 del mondo - saldamente occupato dagli USA - si può arrivare solo attraverso sofferenze, ovvero lasciando da parte l'economicismo su cui si è basata finora

10/n
la legittimazione popolare del Partito Comunista Cinese, il "patto sociale" fondato sulla rinuncia alle libertà individuali (e collettive) in cambio di una crescita economica costante e di una speranza di benessere diffusa a fasce di popolazione mai toccate da questa

11/n
ambizione. Adesso che le fondamenta di questo accordo vacillano (l'economia ha rallentato, la qualità della vita è peggiorata drasticamente, le politiche sanitarie si sono rivelate fallaci), ciò che accade in Cina merita grande attenzione.
Certo, tornando a Friedman,

12/n
le proteste che abbiamo visto in questi giorni, quelle che sono riuscite a bucare la parete di censura, non sono la prova che manifestazioni di dissenso nei confronti del governo si siano verificate in tutta la Cina, "né che il regime sia a rischio di caduta. Ad oggi non è

13/n
chiaro se si tratti di un movimento prevalentemente giovanile; se così fosse, sarebbe di gran lunga meno rilevante di uno guidato da professionisti più anziani e della classe media. Né è chiaro quanto siano diffuse e intense le proteste: quante città sono coinvolte, quante

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chiedono un nuovo governo, quanto sono organizzate, quanto sono dovuti intervenire la polizia e l'esercito, ecc.". Per Friedman, dunque, Pechino "ha quasi certamente la capacità di schiacciare questa aspirante ribellione se lo ritiene necessario. È del tutto possibile che

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il governo creda che il movimento si estinguerà da solo".
Ma c'è un "ma".
Ed è il seguente: "Da un punto di vista geopolitico più ampio, se questo è in qualche modo l'inizio di qualcosa di più, il potere della Cina diventa discutibile. Il fatto che ciò avvenga nello stesso

16/n
momento in cui il potere della #Russia è diventato deperibile e l'UE è sempre più incerta sulla sua direzione unitaria, suggerisce che l'intera #Eurasia è in crisi.
A sua volta, ciò significa che il potere relativo degli Stati Uniti sta aumentando drammaticamente. Si

17/n
applicano i consueti caveat, ma è importante notare che se la Russia non stabilizzerà la sua posizione in Ucraina, se l'UE non si coalizzerà come deve e se le dimostrazioni cinesi saranno più di un fuoco di paglia, potrebbe emergere un mondo molto nuovo".
Un mondo nuovo che

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cercherò di raccontarvi su questo Blog.
Ora, se avete apprezzato questo thread, sappiate che dietro c'è un lungo lavoro.
steadyhq.com/it/dangelodari…
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