Silenzio.
Almeno nel giorno più difficile da ricordare, si abbia il buon gusto del silenzio.
Stanotte, in silenzio, si è sfilato ad #Amatrice e ad #Arquata. Da ogni parte si chiede che vengano risparmiate passerelle e inutili parole.
Nessuna parola è degna di essere espressa, nessuna retorica è ammessa, di fronte al ricordo di quello che è stato, ma soprattutto di fronte al desolante niente che si ha di fronte.
Niente. Non è stato ricostruito niente.
La ricostruzione non è ferma. È inesistente.
In questi tre anni di visite, di progetti e di incontri, ho visto decine di occhi di fronte al niente. Di fronte a parole e promesse più leggere del vento. Di fronte a un paesaggio irriconoscibile.
Non c’è più quella piazza che faceva da riferimento, quel campanile a scandire le ore, quel locale o quella scuola dove la vita si mescolava chiassosa.
Ora ci sono le #SAE dove prima c’era un campo, i negozi in una struttura lontana, gli uffici e le banche ancora nei container.
A #Camerino ascolti solo i tuoi passi fare eco, attraversando il centro storico. E ti sembra lontano di secoli quel vociare allegro, la musica, le risate di un piccolo, splendido, antico, centro universitario pieno di studenti e commercianti.
A #Visso c’è Angela che ogni volta ti ringrazia. Prima del sisma aveva iniziato la sua lotta contro il cancro e tra dolori e ostacoli inenarrabili continua a lottare. Senza casa, senza più negozio, senza più le sue cose più care. Eppure lotta, sorride e ti ringrazia, lei.
A #Pieve nella zona rossa c’è ancora un odore che ti sale dritto in testa. Odore di muri, di calce, di bruciato, di zolfo. Odore di distruzione. Un odore fermo. Immobile. Come tutto il resto.
#Arquata è dolore puro. Non si può spiegare. Sembra che anche la terra intorno a lei pianga, ferita a morte.
Non c’è più nulla.
E #Muccia e #Amandola e #Amatrice e #Norcia e Tolentino e Bolognola e Ussita e Frontignano e Gagliole e tutti gli altri, tantissimi.
140 sono i comuni colpiti dal sisma. 140 sono i terremoti. Ciascuno diverso. Ciascuno una storia. Ciascuna con le sue caratteristiche e le sue criticità.
Ma accomunati tutti dal niente di un’inesistente ricostruzione.
Quindi, no. Le vostre chiacchiere di chi non sa neanche quello che dice, la vostra retorica di chi domani si sarà già dimenticato, la vostra strumentalizzazione su “ai-terremotati-chi-ci-pensa”, anche no.
Facciamo che domani vi dimenticate tutti di queste terre, esattamente come fate durante il resto dell’anno.
È più dignitoso. È più rispettoso.
Meglio un colpevole silenzio, delle ipocrite parole.
A voi che ogni mattina vi sedete su un banco di #scuola o che lo avete fatto fino a poco tempo fa.
A voi che avete la giornata scandita da campanelle, verifiche e programmi.
Ci piacerebbe sapere come trascorrete questo tempo. Cosa significhi la scuola per voi. Se vi sentite accolti, valorizzati, intimoriti, incompresi. Se il tempo trascorso a scuola è solo un tempo di attesa verso il futuro o se è un tempo significativo per il vostro presente.
Tanti anni fa un professore di Barbiana diede voce ai ragazzi e alle ragazze della sua scuola, unendole in un libro che ha cambiato la storia della scuola. Non siamo così presuntuosi da pensare di poter svolgere un analogo ruolo, ma quelle voci studentesche del '67 le conosciamo.
È successo a #Cagliari, durante il comizio di Giorgia #Meloni: cariche e calci da parte della Guardia di Finanza contro alcuni manifestanti, che sono stati allontanati, identificati e poi arrestati. 1/4
Una gestione a dir poco muscolare dell'ordine pubblico, che peraltro stride con il manifestante arrivato con una bandiera arcobaleno sul palco. Un video su cui bisognerebbe riflettere, perché, al di là dell'episodio, non è normale che si prenda a calci un manifestante. 2/4
L'Italia è uno dei pochissimi paesi d'Europa a non prevedere i #codiciidentificativi per le forze dell'ordine. È una richiesta che portiamo avanti da vent'anni, da quei giorni bui di Genova che riaffiorano sempre alla memoria quando si vedono video del genere. 3/4
Il video dello #stupro di #Piacenza postato su tutti i canali social di Giorgia #Meloni non ci dice soltanto che la leader di Fratelli d'Italia è disposta a tutto in questa campagna elettorale. Ci dice anche che delle vittime, delle donne, non gliene importa niente. 1/5
Perché altrimenti, semplicemente, non importa quanto sia utile alla narrazione razzista e distorta che il tuo partito vuole portare avanti, il video di un crimine orrendo e violento, che aggiunge violenza alla violenza a cui è stata già sottoposta una donna, non lo posti. 2/5
Non lo offri a centinaia di migliaia di visualizzazioni e commenti, in una spirale di orrore su ogni social a cui hai accesso. 3/5
L’#autismo è entrato nella mia vita a gamba tesa e io ho cercato di approcciarmi in punta di piedi a un mondo ricco di mistero e di altrettanti stereotipi.
Come dicono spesso i genitori di figli nello spettro “chi lo vive lo sa”.’
Io nonostante la specializzazione ne sapevo poco.
Recentemente Elio ha detto, relativamente alla sua esperienza di genitore, che la scuola è completamente inadeguata e impreparata in tema di autismo. E ha ragione. E il discorso va esteso a tutti gli altri livelli dello Stato.
Aggiungo che ancor di più è inadeguata al passaggio nell’età adulta, un passaggio drammatico per tantissime famiglie lasciate ancora più sole.
Mi chiedo se si rendano conto della valanga che ci sta travolgendo. Il vaccino, che è fondamentale,non è una pozione magica. Aiuta, moltissimo. Ma non risolve ogni problema.
La scienza è altrettanto importante ma non si può delegare tutto al CTS.
Serve (e serviva) la politica.
Due anni sono passati.
Come?
Le aule di scuola sono ancora troppo piccole, troppo piene e gli insegnanti troppo pochi, mentre ai dirigenti viene delegato di tutto e il contrario di tutto, con norme che cambiano di continuo.
Al di là dei proclami e dei numeri ad minchiam, la realtà è che siamo sempre allo stesso punto, solo più confuso.
Però forse la prossima estate avremo i depuratori d’aria. Al terzo anno scolastico mandato a schifio pare sia una grande conquista.
Io vorrei che tutti, ma proprio tutti, politici, commentatori, editorialisti, giornalisti, passassero una settimana in #Palestina. Una settimana sola.
Vorrei vedessero i bambini, 7-8 anni, con le cicatrici da proiettile sulla fronte, che ti dicono di non avere paura. 1/8
Vorrei vedessero le scuole dell'Onu con le finestre murate, perché i soldati israeliani lanciano il gas dentro le aule durante le lezioni.
Vorrei parlassero con gli psicologi che seguono bambini e adolescenti traumatizzati.
Ne avevo incontrata una, in un mio viaggio: mi parlò di un paziente di 2 anni, che giocava con una pallina su un terrazzo e l’aveva fatta cadere. In pochi minuti 10 uomini armati erano dentro casa sua con i fucili per arrestarlo. Aveva creato allarmismo. Non si è più ripreso.