Thread by @MariuzzoAndrea

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21 MAGGIO 1934
86 anni fa moriva Biagio Brugi, uno dei più influenti romanisti (nel senso di diritto) di inizio '900.
"E 'sti cazzi?", direte voi.
Reazione comprensibile; se mi seguite però vedrete che qualcosa di intreressante c'è (spero).

#OnThisDay #AccaddeOggi

Brugi, come detto, era uno specialista del Diritto romano, originario di una famiglia di giuristi e pienamente inserito in quella tradizione giuridico-formale che a cavallo del 1900 passava dalla Germania all'Italia, e in cui la romanistica...

...aveva un ruolo importante nell'enucleare i concetti di base attorno a cui si raccoglieva l'elaborazione privatistica e pubblicistica "nazionale".
La sua carriera di studio e di mestiere accademico, Brugi l'aveva fatta praticamente tutta prima della Grande guerra...

...e all'avvento del fascismo era ormai un anziano e riverito ordinario a Pisa. E a un conservatore vecchio stampo come lui il fascismo degli anni Venti nemmeno dispiaceva troppo: gli studenti in camicia nera erano un po' scalmanati, ma alla fine meno pericolosi di quei rossi...

...giravano prima e contro i quali ci voleva, sì, qualcuno che mettesse ordine. E poi nel 1928 il re lo ammette pure al Senato, quale onore.
Certo, da preside della facoltò giuridica pisana Brugi non si aspettava che il governo gli bussasse alla porta di casa...

...quando nel 1928 il rettore Armando Carlini si era messo d'accordo col governo, con Bottai, per fondare, proprio a Pisa e a Giurisprudenza, una scuola di perfezionamento in discipline corporative, roba che con la tradizione giuridico-formale c'entrava fino a un certo punto

Brugi accetta, perché così usa, e mostra aperta condivisione per le parole che Bottai usa a fianco a lui all'inaugurazione della Scuola, strumento per portare le "nuove ideali verità" della "rivoluzione fascista" nell'accademia, per spazzare via...

...gli "zitelloni della cultura" che si ostinavano a coltivare "tendenze di studio che contrastavano col nuovo carattere fascista e con la mentalità degli italiani", "volponi in veste d'eremiti che si lusingavano di conservare, per tempi migliori, le fondamenta ormai vecchie"

Impossibile dire se a Brugi fischiassero le orecchie di fronte a queste invettive, o se magari trovasse pure il modo di pensare che il sottosegretario Bottai aveva ragione. Fatto sta che lui e la sua generazione di giuristi non protestano affatto, però, com'è come non è...

...fino alle soglie della Seconda guerra mondiale non si riesce ad assegnare una cattedra di Diritto corporativo per concorso, ma solo per chiara fama. E nonostante il pullulare di nuove scuole corporative e nuove facoltà i programmi per concorsi pubblici ed esami di Stato...

...restano saldamente in mano a quegli "zitelloni", rendendo di fatto assai complicata la vita di chi voleva politicizzare gli studi amministrativi.
Insomma, all'università la vera resistenza contro il regime che ha qualche risultato è la resistenza dei docenti vecchio stile...

...in difesa delle loro prerogative corporative e professionali, perché i cattedratici potevano essere fascisti per convinzione o convenienza, antifascisti nascosti, neutrali o spauriti, ma guai a toccare gli equilibri professionali. E quando le pressioni di regime...

...si faranno davvero forti, come a fine anni Trenta (sempre con Bottai al timone, guarda un po'), questa comunità accademica pur indebolita sarà l'unico attore che riuscirà a mediarle e attutirle.
Così, da un lato, se l'Italia repubblicana nel 1945...

...trova un'università ancora in piedi lo deve ai vecchi volponi della scuola di Brugi. Dall'altro, essere sospesa tra fascismo e corporazione accademica tradizionale ha significato per l'accademia italiana un ventennio di chiusura conservatrice e autoreferenziale...

...per scuotersi dalla quale avrebbe messo molto tempo. Perché se ne è scossa, vero?

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*facoltà