Vespa e il “consenso” popolare.
Scusate ma no.
Non accetto che si possa travisare la realtà così impunemente.
Sulla “macchina del consenso” ci sono fiumi di inchiostro, montagne di pagine di studiosi e storici che hanno analizzato e spiegato il fenomeno.
1/n
Era un consenso costruito, molte volte estorto, sempre organizzato dall’alto.
Lo storico Philip V. Cannistraro coniò la definizione di “fabbrica del consenso”: meccanismi di controllo, di orientamento dell’opinione pubblica e di inquadramento delle masse.
2/n
Accettazione e sopportazione, non consenso.
Manipolazione e orchestrazione. L’utilizzo di simboli, miti e slogan che nelle masse acquisivano intensità e provocavano persuasione.
Le masse erano in gran parte analfabete: la radio, i giornali ed i cinegiornali controllati.
3/n
Le imprese ed i successi venivano ingigantiti.
Le perdite dimenticate.
Anche i ceti sociali fino ad allora mai interessati alla politica vennero contagiati (come un virus) dal clima.
Fino a far diventare praticamente obbligatoria l’iscrizione al Partito Nazionale Fascista.
4/n
Non solo l’insegnamento, ma tutte le professioni e carriere pubbliche erano chiuse per chi non aveva la tessera del PNF, ed anche le classi sociali più povere erano spinte a tesserarsi per avere senza problemi le tessere per il pane.
Il MINCULPOP controllava l’informazione.
5/n
Paesi e città furono dotati di altoparlanti per trasmettere nelle piazze, nelle officine e nelle scuole, i proclami del duce diffusi dall’Istituto Luce. Nacquero associazioni che seguivano gli individui fin dalla nascita: la GIL, gioventù italiana del Littorio,
6/n
L’ENC, Ente Nazionale della Cooperazione, l’OND, Opera Nazionale Dopolavoro, l’ONB, Opera Nazionale Balilla, il GUF, i gruppi universitari fascisti, etc.
Tutti erano inquadrati in una qualche organizzazione.
Quasi tutti.
Le voci dissonanti venivano eliminate. Stile Putin.
7/n
Invece stile Salv1ni erano le visite alle fabbriche, per avere il sostegno degli imprenditori e al tempo stesso mostrarsi vicini agli operai, che chiedevano solo il lavoro e il pane. Come oggi del resto.
I bagni di folla nelle piazze cittadine erano spontanei? NO.
8/n
Le cerimonie e i discorsi che si pronunciavano, erano studiati nei minimi particolari. Le visite del Duce e dei Gerarchi erano annunciate in largo anticipo, per creare l’attesa di eventi irripetibili. Tutte le organizzazioni sopra citate coinvolgevano tutti, guai a mancare.
9/n
La prova tangibile che l’appoggio al regime era lontano dal vero emerge dalle misure ferree di polizia che venivano adottate per garantire la sicurezza del duce , o dei federali, durante visite e cerimonie.
Perché se tutti gli volevano bene questo schieramento? Già, perché?
10/n
Gli oppositori che non erano al confino, in prigione o esuli erano piantonati nelle loro abitazioni e rilasciati solo alla fine delle cerimonie.
Altro che Sardine.
Persino l’arredo urbano, le divise da indossare e la posizione delle associazioni fasciste era pianificato.
11/n
Tutti gli studenti ed operai della zona venivano mobilitati, di spontaneo c’era ben poco.
La retorica del Duce poi faceva il resto: a quel punto la manipolazione era completa e bastavamo poche frasi ad effetto per sollevare un entusiasmo già abbondantemente drogato.
12/n
Vespa non può non sapere queste cose, non può ignorarle.
Può però cercare di distorcere la Storia, di manipolarla con una tesi che fa presa su chi la storia non l’ha studiata: “se il popolo voleva così bene al Duce vuol dire che poi le cose buone le ha fatte”.
NO.
13/n
Lui sa che era solo ed esclusivamente propaganda.
Di buono non c’era nulla in un dittatore che ha usato la violenza per prendere il potere, ed il terrore per mantenerlo.
Chiudo questo sfogo con un racconto.
14/n
Il nome Bruno Neri vi dice qualcosa?
No?
Malgrado fosse un calciatore famoso, che ha giocato nella Nazionale di Pozzo assieme a Piola e Meazza, e malgrado sia morto da partigiano nel ‘44, ucciso dai nazisti sulle montagne, è passato alla storia per un altro motivo.
15/n
Dovete sapere che l’attuale stadio di Firenze, l’Artemio Franchi, è stato progettato da Pier Luigi Nervi ed inaugurato in piena era fascista. Il nome datogli allora era Stadio Berta, in onore di uno squadrista fascista ucciso. 16/n
Notato che lo stadio ha la forma a D?
Certo, in onore al Duce: anche l’architettura faceva parte del piano di propaganda.
Neri giocava nella Fiorentina, e la partita inaugurale era di fronte a 12.000 spettatori, fra cui molti gerarchi fascisti.
Vediamo se indovinate chi è. 😊
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“I posti di terapia intensiva oggi disponibili ed attivi in Italia sono intorno a 7.500. Il 60% di questi letti è occupato da pazienti con malattie gravissime come ictus, infarti, politraumi, stati di shock, sepsi e insufficienze gravi.”
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“La soglia del 30%, indicata come livello di allarme, è quindi intorno a 2.300 ricoveri. I dati di ieri sui ricoveri totali di malati Covid-19 in Terapia intensiva, 3.422, indicano che ormai siamo ben oltre il 40% dei posti presenti”.
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“In molte realtà i pazienti aspettano ore, se non giorni, anche intubati, nei pronto soccorso prima di essere avviati nei reparti intensivi"
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Un po’ di storia per il coso verde, un corso on-line tipo Cepu, chissà che non si laurei prima o poi.
Giugno 2018, Salvini: "In Libia centri all'avanguardia, smontiamo retorica delle torture". 1/n
“Tutto sotto controllo...personale Onu...camerette ordinate e pulite...spazi per stare all’aria aperta...tutto ok.
Chi parla di campi di tortura in Libia è in malafede, sta imbrogliando gli italiani”. 2/n
Facciamo un passino indietro, fino al 1943: Terezín, un paesino in Cecoslovacchia (si chiamava così allora) quasi al confine con la Polonia.
Vi sorgeva uno dei tanti campi di concentramento nazisti, è passato tristemente alla storia come il campo dei bambini. 3/n
Potrei fermarmi qui, talmente è fuori luogo tale affermazione.
Una teoria costruita da molto tempo a solo scopo elettorale, istigando paure di invasioni inesistenti e diffondendo solo il razzismo.
E invece no. Vado oltre.
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La parola “confini” è illuminante sulla logica di pensiero del soggetto, della sua futura socia di governo, e purtroppo di tanti altri.
D’acchito uno pensa ai confini fisici, al territorio.
No, è ben di più: sono confini mentali ben più robusti di qualsiasi muro.
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Questi soggetti, e gli italiani che li seguono, vogliono vivere chiusi nel loro piccolo mondo felice, fatto di sagre, degustazioni, partite allo stadio, serate in discoteca...un eden riservato a pochi fortunati, bianchi e meglio se ricchi.
Da preservare a tutti i costi.
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“L’emigrazione è una necessità fisiologica per il nostro popolo.
Siamo in troppi serrati in questa nostro angusto e adorabile paese, che non può nutrire tutti quanti.”
Lo disse un futuro Capo del Governo italiano.
Una volta al governo cosa provò anche a chiedere agli USA?
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“Suggeriamo l’aumento della quota di emigranti nel vs. paese dalle attuali 42.000 unità alle 100.000 annue.”
Alcuni diranno: “Però gli italiani che andarono all’estero per lavoro in passato erano tutti bravi ed onesti”
Dite?
La quasi totalità sì.
Non proprio tutti però...
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L’immigration Act del 1921 ed il Quota Act del 1924 avevano ridotto fino a 3.845 il numero massimo di italiani accettati.
Motivo?
Le crescenti spinte xenofobe, ed inoltre la preoccupazioni per l’abbassamento dei salari, dovuto alla concorrenza della manodopera straniera.
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“La dotazione che ci davano all’imbarco? Un sacco imbottito di paglia e un orinatoio ogni 100 persone, per un viaggio che poteva durare anche un mese.”
Destinazione? Stati Uniti, ma anche Brasile e Argentina, qualcuno persino in Australia.
Fra il 1876 ed il 1915 ci fu la grande emigrazione dall’Italia, furono quasi 30 milioni gli italiani che partirono. In cerca di lavoro e per sfuggire alla fame. In molti morirono durante il viaggio, per le cattive condizioni igieniche dei “taxi del mare” di allora. E dopo?
Giunti a destinazione ad aspettarli c’era prima un controllo sul loro stato di salute e poi una marea di pregiudizi. Ellis Island sembrava più una prigione che un posto di controllo, molti venivano rimandati indietro, o tenuti lì per lungo tempo.
Mussolini, il grande latin lover.
Una leggenda.
In realtà molte delle donne prezzolate che l’hanno avuto dicono che come amante fosse violento, sbrigativo e brutale.
Di sicuro con me fu molto peggio, malgrado gli avessi dato tutti i miei averi ed anche un figlio.
Lo conobbi che era un giovane giornalista, direttore del quotidiano del partito socialista. Quando poi divenne interventista e nazionalista lui fu espulso dal partito, ed aveva bisogno di soldi per portare avanti il suo progetto. Io, ricca di famiglia, vendetti tutto per lui.
Una volta che il suo progetto fu ben avviato si legò bigamo a Rachele e si dimenticò completamente di me e di suo figlio, Benito Albino Mussolini.
Cosa dovevo fare? Non mi rassegnai, ormai non avevo più niente da perdere: lo inseguii dappertutto, lo citai persino in giudizio.