Ha senso vaccinarsi se si è già entrati in contatto con il virus e si è guariti?
C'è differenza tra immunizzazione naturale (derivante da contagio) e immunizzazione vaccinale?
Se c'è differenza, quale delle due è più efficace?
Un thread.
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Partiamo da un principio di alto livello: sia l'infezione che la vaccinazione sono, di frequente, in grado di fornire una buona risposta immunitaria.
Quello che si spera e per cui si lavora è che il vaccino sia in grado di fornire una risposta migliore di più lunga durata.
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Uno dei motivi principali è che i vaccini sono progettati appositamente per dirigere la nostra risposta immunitaria in un punto specifico anziché puntare a tutto tondo sul virus di riferimento.
Prendiamo i vaccini Pfizer e Moderna di cui si parla in questi giorni.
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Si vuole produrre una risposta immunitaria capace di bloccare l'ingresso del virus.
Si utilizza la proteina spike, una sorta di "chiave" che consente al virus di entrare nella cellula.
Qui la spiegazione del come ad opera di prof @RobertoBurioni
In questo modo si previene l'infezione impedendo al virus di entrare nelle cellule, piuttosto che eliminare l'infezione mentre questa avviene.
È la risposta perfetta: meglio avere una porta che non si può aprire piuttosto che scacciare i ladri una volta che sono entrati.
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Questa immunità é definita "neutralizzante", perché neutralizza le capacità del virus di entrare nelle cellule rendendolo innocuo perché incapace di procurare infezione.
In che modo questo approccio è diverso rispetto a quello che si ha con una infezione naturale?
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Quando si contrae una infezione, il sistema immunitario ha di fronte a sé una situazione complessa da affrontare: il virus nella sua interezza e con le sue specifiche.
La risposta immunitaria potrà quindi essere di diverso tipo, più o meno efficiente, più o meno specifica.
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Per fare un paragone, immaginate di dover fermare un autobus lanciato a piena velocità.
Potete iniziare a sparare contro la carrozzeria, ma servirebbe a poco.
Il motore? Forse, ma ci vorrebbe tempo.
Le ruote? Meglio, ma potrebbe non bastare.
L'autista? Basterebbe un colpo.
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Ciò non significa che il nostro sistema immunitario sia un pessimo strumento e che la risposta che deriverebbe da una infezione naturale sia inutile. Anzi.
In seguito ad infezione naturale si possono sviluppare una serie di "memorie anticorpali" che possono rivelarsi utili.
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Alcune di tali "memorie" sono particolarmente utili. Se ad esempio viene provocata una buona risposta di cellule T (o linfociti T), è un'ottima cosa.
Ecco una differenza: i vaccini si concentrano non sui linfociti T quanto sulla produzione di anticorpi neutralizzanti.
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I linfociti T sono importanti per prevenire una infezione, avere quindi un vaccino in grado di indurre sia produzione di anticorpi neutralizzanti che provocare risposta di linfociti T sarebbe perfetto.
Ebbene, per nostra fortuna, questi vaccini sembrano in grado di farlo.
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Nella nostra storia (recente) abbiamo poi un caso in cui una risposta specifica, indotta dal vaccino, è in grado di produrre una protezione migliore rispetto a quella derivante da infezione naturale: è il caso di HPV.
Il caso di HPV ci fornisce un'altra informazione utile.
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Il vaccino contro HPV sembra in grado di potenziare la capacità immunitaria anche in coloro i quali hanno già contratto l'infezione.
Rispondendo ad una delle nostre domande, il vaccino potrebbe fornire grandi benefici anche in coloro che si sono già ammalati.
Mini thread riassuntivo sui 3 vaccini allo stadio più avanzato che abbiamo al momento: AstraZeneca, Moderna, Pfizer.
Caratteristiche e tipologie.
Lo dico all'inizio e poi non lo ripeto più: si tratta di indicazioni preliminari che andranno verificate.
Iniziamo.
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Tipologia.
AstraZeneca 👉 weakened virus (adenovirus del raffreddore degli scimpanzè, reso innocuo, in cui è stato iniettato materiale genetico della proteina spike di SARS-CoV-2)
Moderna 👉 mRNA (RNA messaggero che codifica la proteina spike)
Pfizer 👉 mRNA (come sopra)
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Efficacia.
AstraZeneca 👉 90% (nella somministrazione più efficace)
Alcuni giorni fa, su Lancet, è stata pubblicata una analisi relativo alle dinamiche della carica virale e alla durata della capacità di diffusione dell'RNA virale di SARS-CoV-2.
L'analisi ha riguardato 79 studi, comprendenti 5340 persone.
1/n
Nessuno degli studi ha rilevato contagiosità oltre i 9 giorni dalla malattia (comparsi di sintomi), nonostante la carica virale più elevata si riscontri nei giorni 10-14.
La contagiosità maggiore si riscontra alcuni giorni prima dei sintomi e sino a 5 giorni dopo.
2/n
Questa analisi porta con sé due punti fondamentali e correlati tra loro.
L'isolamento dei contagiati deve avvenire il prima possibile visto che la loro contagiosità è massima nelle fasi iniziali della malattia e, anzi, inizia anche prima dei sintomi.
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AstraZeneca e risultati di fase 2/3 del vaccino AZD1222.
L'efficacia media è del 70%, ma:
- somministrando metà dose seguita da una dose intera ad un mese di distanza, la VE è del 90%;
- con due dosi intere a distanza di almeno un mese, la VE è de 62%
CDC ha rilasciato un documento con indicazioni aggiornate per la prevenzione della pandemia.
Titolo? "Community Use of Cloth Masks to Control the Spread of SARS-CoV-2"
Sai la novità, direte voi.
In realtà qualcosa di interessante c'è e riguarda anche prof @RobertoBurioni
1/n
Il documento esordisce sottolineando come l'infezione da SARS-CoV-2 si diffonda prevalentemente via droplet.
Si consiglia quindi l'uso di mascherine multistrato e senza valvola per prevenire la trasmissione del virus.
Nulla di nuovo, ancora. Aspettate, ci arriviamo.
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Le mascherine servono per ridurre l'emissione di droplet cariche di virus, emissione che (eccoci al punto), è particolarmente rilevante per asintomatici o presintomatici che si stima rappresentino oltre il 50% dei contagi.
Oltre la metà dei contagi da persone senza sintomi.
3/n
Prendo spunto da una considerazione di @emmevilla per affrontare un tema che mi sta molto a cuore.
I decessi COVID-19 sono prevalentemente tra anziani: ciò significa che gli anni di vita persi da queste persone sono pochi?
Senza COVID-19, quanto ancora sarebbero vissuti?
1/n
Dati di @istsupsan: età media dei pazienti deceduti e positivi a SARS-CoV-2 è 80 anni (mediana 82 anni).
Prendiamo un deceduto di 82 anni.
La speranza di vita alla nascita in Italia è 83 anni, significa che il paziente ha perso "solo" 1 anno di vita.
Giusto? No. Sbagliato.
2/n
La speranza di vita di 83 anni è infatti *alla nascita*.
Questo significa che chi nasce oggi (e ha quindi 0 anni) ha una speranza di vita di 83 anni.
Man mano che si procede con la vita, la speranza di vita aumenta.