Thread by @MariuzzoAndrea

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Ernesto Rossi era un liberale. Se glielo aveste chiesto avrebbe risposto così. Era un liberale di scuola einaudiana, per di più, quella del conoscere per deliberare e altre balle che qui un po' di gente cita per giustificare i suoi porci comodi

Ernesto Rossi era un liberale perché credeva nel mercato. E che cos'è il mercato? Einaudi lo ha spiegato bene, io qui taglio con l'accetta: è un'arena regolata in cui, attraverso il gioco degli incentivi e dei disincentivi, la competizione porta il maggior numero possibile...

...di persone a fruire di beni e servizi della miglior qualità al miglior prezzo.
Questo vuol dire,chiosava Rossi, che se le cose non vanno in quel modo il mercato non funziona, perché a noi il mercato piace come mezzo migliore per un fine, non perché ce lo ha ordinato il medico.

E nell'Italia che Rossi vedeva il mercato funzionava davvero poco, e a trarre profitto di questo malfunzionamento erano quelli che di solito più si agitavano perché si lasciasse fare alla "mano invisibile": i grandi imprenditori privati, a cui la mano invisibile...

...piaceva così tanto che quando qualcuno aveva provato ad alzare la testa e a dire che forse sarebbe stata meglio una mano un po' più visibile loro si erano affidati a chi in mano portava un visiblissimo manganello.
E quando il mercato non funziona cosa bisogna fare?

Se il mercato è arena regolata, si vede che bisogna intervenire sulle regole, cambiandole; o più in profondità, resettando i rapporti di forza con interventi diretti, parziali o totali, sugli assetti proprietari e sugli orientamenti di investimento

E chi deve farlo? Lo Stato? Che brutta parola!
Ernesto Rossi era un liberale, e dello Stato, in quanto strutture, apparati, non aveva nessuna fiducia, al punto che era intervenuto a scrivere il Manifesto di Ventotene apposta per farla finita col mito dello Stato sovrano

Proprio gli apparati statali, infatti, erano i principali responsabili di quelle distorsioni di breve e lungo periodo con cui i grandi imprenditori privati che avevano le giuste entrature andavano volentieri a nozze

Doveva intervenire in quel senso la politica, nel senso più alto del termine, uomini e movimenti che non saranno stati perfetti ed efficienti (agli editoriali di Rossi si deve la diffusione del termine "partitocrazia"), ma agivano sulla base del consenso popolare...

...che poi voleva dire di quelli che dal buon funzionamento del mercato dovevano trarre vantaggio.
Su queste basi Rossi scriverà i suoi editoriali sul "Mondo", con le sue battaglie contro i monopoli privati evidenti e camuffati, contro i padroni del vapore, in favore...

...di uno "Stato industriale" che avesse un progetto politico ed economico, e non fosse solo portatore nel pubblico di interessi privati.
Oggi, a quanto pare, chi si definisce liberale ha invertito completamente i parametri di ragionamento

Quello che avviene "nel privato" va sempre bene, perché "non solo soldi tuoi" (e io che pensavo che quello che spendevo di più per avere di meno fosse mio...). Quello, così com'è, è "il mercato" e te lo devi fare andare bene, guai se hai la profondità di analisi del guastafeste

Ernesto Rossi era un liberale, oggi i "libberali" de noantri gli darebbero del comunista. Con Einaudi non succede perché era appena un pelo più arcaico, e forse perché è molto più citato di quanto non sia letto

*non sono