Mi fate capire che problema ci sarebbe nel fatto che x viene sbattuto fuori da una piattaforma che gli consentirebbe altrimenti di fare proseliti per i suoi propositi violenti?
State dicendo che il presidente degli USA ha il diritto a propositi violenti, a piacere?
Ancora: mi fate capire cosa c’entra la censura con l’impedire la violenza?
E perché le regole che valgono per tutti gli altri per un capo di Stato non dovrebbero valere?
Non dovrebbe, un capo di Stato, osservare regole di comportamento più stringenti — non meno — di un comune cittadino, viste le responsabilità che ha?
Non conta nulla che la violazione di ogni regola di comportamento (e decenza umana) sia ripetuta e sistematica?
E allora che facciamo regole di discussione civile a fare, se proprio per chi dovrebbe esserne un modello non valgono?
E ancora: com’è che parliamo di libertà di espressione solo quando riguarda un potente?
I cittadini possono venire censurati, oscurati, interdetti a piacimento, ma il problema è farlo per chi — come un capo di Stato — ha mille altri modi per esprimere le sue idee?
La nostra idea di libertà di espressione dovrebbe essere la licenza assoluta per i potenti, e le regole per tutti gli altri?
Tolleranza con gli intolleranti e intolleranza per tutti gli altri?
E questo sarebbe *difendere* la democrazia, o chi la vuole uccidere?
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"Bambini tra i 4 e i 6 anni con un braccialetto hi-tech ai polsi per tornare in sicurezza all'asilo rispettando le giuste distanze". Ma "sarà come un gioco", si legge.
Sì, il gioco dell'abituarsi alla sorveglianza totale fin da piccoli.
E come prevedibile, eccoci ai wearable: “serve un incentivo che spinga il maggior numero possibile di italiani a scaricare la app sul proprio telefonino che potrebbe prendere la forma di un braccialetto per le persone anziane”
“Un’idea per l’incentivo potrebbe essere quella di lasciare che la possibilità di scaricare la app, o indossare il braccialetto, resti volontaria. (...) Ma prevedere che per chi sceglierà di non scaricarla, restino delle limitazioni nella mobilità”
E se a qualcuno viene qualche dubbio, ricordate: non è obbligatoria, è “obbligatoria”.
Da ieri cerco di capire la reale importanza di avere isolato il coronavirus anche in Italia (*anche*): da una parte c’è il giornalismo italiano che alza la coppa del mondo, dall’altra il resto dei media mondiali che non se ne sono nemmeno accorti.
Nel mezzo i lettori, confusi.
Per provare a capire come stanno le cose ho dovuto schivare articoli che dicevano che era una "prima" mondiale (
Ed è questo il rapporto normale con il sistema mediatico: un assalto quotidiano, in cui vero, verosimile, falso si mescolano in un unico racconto esagitato, approssimativo, indifferente alla complessità e ai dettagli del reale.
Ma come hanno deciso "le Sardine" che il Daspo social è una proposta delle Sardine?
Qualcuno ha votato da qualche parte, valutato le alternative, studiato la materia prima di parlare -- oppure stanno semplicemente replicando il peggio della demagogia che criticano?
Ancora: dove possiamo leggere una proposta che non sia un annuncio in favore di telecamera?
Perché gli annunci in favore di telecamera sono quello che fa "la politica" cattiva che le Sardine vanno in piazza a criticare.
Ecologia del linguaggio è anche rispettare la forma.
Oggi Conte, secondo Rep, dice — prevedibilmente — di essere pronto a incontrare le Sardine. E, in generale, questo governo è molto sensibile all’”ascolto” di ogni cosa dicano le Sardine.
Per questo l’idea del Daspo social non è solo sbagliata, ma anche pericolosissima.
L'NCI, riepilogando le conoscenze scientifiche in materia, dice questo:
"A few studies have shown some evidence of statistical association of cell phone use and brain tumor risks in humans, but most studies have found no association"
Dice il Messaggero di oggi che chi si è opposto alla schedatura social di Marattin fa parte dei "talebani di Internet", "testardamente intenti a farsi del male e a farlo agli altri" -- e lo dimostrerebbero gli "insultati riservati" a Marattin stesso.
Quelli dell'autore, invece.
Tralascio gli argomenti portati nel pezzo, risibili.
Metterei nero su bianco invece che gli insulti ce li siamo *presi*, invece di darli.
Il fatto che la storia venga raccontata alla rovescia dice tutto del pezzo in questione.
"Tutti questi argomenti tornano all'ideologia dalla quale i talebani partono: la convinzione che tocchi a Facebook disciplinare ciò che è uno spazio privato".
Ma chi l'ha detto, chi?
Nomi, cognomi, storia intellettuale: tutto assente. Peccato, messa così è solo una cazzata.