Tesi: oggi essere anticapitalisti è una scelta ideologica tanto quanto non essere anticapitalisti. 1/n
La scelta, in altre parole, non è tra neutralità assiologica e postura critica, ma tra i diversi tipi di sguardo morale che oggi il capitalismo necessariamente sollecita o implica. Oggi, il capitalismo ci pone di fronte a problemi tali che 2/n
la neutralità assiologica è di fatto una scelta etica. Per la legge, l'omissione di soccorso è un crimine, così come lo il peccato di omissione in teologia. Ma il capitalismo giustifica questa analogia? 3/n
Sono almeno tre i problemi che la giustificano: (i) la crescita economica non inclusiva, (ii) la crisi ambientale come minaccia globale, (iii) l’assenza di un modello di prosperità umana come direzione dello sviluppo. 4/n
Come conciliare i progressi materiali del capitalismo con questi tre problemi? Con il c.d. “effetto Seneca”: il miglioramento è lento, ma la rovina è rapida. Riconoscere i progressi compiuti dal capitalismo, ma sapendo di essere sul picco, con il dirupo davanti 5/n
Il capitalismo del compromesso fordista-keynesiano tra capitale e lavoro è stato una contingenza storica: esso non rappresenta la normalità per il capitalismo ma un'eccezione nel suo sviluppo storico. I "trenta gloriosi" non rappresentano lo stato stazionario 6/n
Il progresso lento e costante del capitalismo (povertà, basic needs, speranza di vita, etc) non è in contrasto con la sua rapida accelerazione verso esiti catastrofici. Per questo, la neutralità assiologica equivale oggi a una scelta ideologica 7/end
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THREAD. FORME DI ANTICAPITALISMO. L'anticapitalismo ha diverse forme: distruggere il capitalismo, smantellare il capitalismo, domare il capitalismo, resistere al capitalismo e sfuggire al capitalismo. 1/n
La strategia rivoluzionaria (distruggere) consegna nelle mani di una élite le chiavi dell’ingegneria sociale, accoppiando principi strutturali e soluzioni strutturali. Le altre strategie disaccoppiano la radicalità dei principi da quella delle soluzioni. 2/n
Il fallimento del socialismo reale ci ha fatto buttare via il bambino (i principi) con l’acqua sporca (le soluzioni). Attenzione: il confronto tra alternative non è sulla carta o in base alla dottrina. Come c’è il “socialismo reale” c’è il “liberismo reale”. 3/n
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Da dove vengono i nostri scopi? I nostri obiettivi e fini? Nel libro Il Velo della diversità (qui: lafeltrinelli.it/libri/alessand…), Alessandro Pizzorno distingue tra teorie intenzionaliste e teorie della recezione. 1/n
Nella prospettiva intenzionalista la razionalità è un predicato dell’attore sociale; mentre in quella della recezione riguarda la manifestazione comunicativa delle ragioni dell’azione di fronte ad una cerchia di riconoscimento che che assegna valore agli esiti dell’azione. 2/n
Il valore delle nostre azioni dipende da “altri” che giudicano come “degno di valore” ciò che facciamo. Il problema del riconoscimento può essere collegato, secondo Pizzorno, a due lacune del paradigma intenzionalista e in particolare della teoria dell’azione razionale. 3/n
È il titolo di un celebre e bellissimo libro di Albert Hirschman, qui link: mulino.it/isbn/978881524….
Il libro descrive le dinamiche tra impegno individuale e impegno collettivo alla stregua del moto di un pendolo. 1/n
Per esempio, chi, concentrato sul suo benessere privato, acquista ogni genere di beni, una volta ottenuto ciò che desiderava, scopre di non aver raggiunto la felicità attesa. La delusione lo spingerà a impegnarsi in qualche azione di interesse pubblico. 2/n
Ma anche la vita pubblica riserva una quantità di frustrazioni: egli ritornerà così al suo mondo privato. Un aspetto dell’impegno pubblico è la sua natura collettiva e fortemente dipendente dal processo: si tratta di azioni che contengono in sé la propria ricompensa. 3/n