L'82% delle donazioni dei “filantropi” finisce in fondazioni private, spesso controllate da loro stessi. Fondazioni che godono di clamorosi vantaggi fiscali: per ogni dollaro messo nelle loro casse, il miliardario recupera fino a 74 centesimi grazie alle agevolazioni fiscali.
In cambio di queste agevolazioni, le fondazioni hanno un solo obbligo: investire ogni anno in beneficenza almeno il 5% del loro bilancio. Peccato che in quel 5% si possano far rientrare le spese amministrative, gli stipendi dei dipendenti e contributi ad altri fondi.
Ovviamente le detrazioni fiscali però si applicano al totale delle donazioni. Bill Gates è il più grande “filantropo” che ci sia. Da quando ha deciso di impegnarsi per il bene dell’umanità, il suo patrimonio personale è passato da 54 miliardi di dollari a 120.
Visto che la filantropia paga altri miliardari si sono uniti
al movimento lanciato nel 2010 proprio da Bill Gates e da Warren Buffett, “The Giving Pledge”. Un gruppo di miliardari che si sono impegnati a donare parte del proprio patrimonio per scopi benefici.
Un’attività talmente redditizia che i membri sono passati dai 62 iniziali ai 216 del 2020. Nel mentre, i 62 miliardari pionieri di The Giving Pledge hanno visto crescere del 95% le loro ricchezze, passate da 376 a 734 miliardi di dollari.
Come ha spiegato bene Anand Giridharadas nel suo “Winners Take All”, «molti miliardari sostengono di voler cambiare il mondo. In realtà stanno solo proteggendo il sistema alla radice dei problemi che pretendono di risolvere».
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dopo un anno particolarmente duro come quello che si sta avviando alla conclusione, è con particolare commozione che vi annuncio il piano pluridecennale “Italia libera”.
Ancora una volta l'Unione Europea ha dimostrato non solo la sua inutilità, ma addirittura la sua perniciosità. Soprattutto per il popolo italiano.
Proprio nel momento di maggiore bisogno per il nostro amato Paese, anziché aiuti immediati abbiamo ricevuto mascherine e respiratori sequestrati o bloccati al confine da Paesi che avrebbero dovuto esserci fratelli.
L’austerità consiste nell’assunto che quando l’economia va a rotoli - di solito per colpa di una crisi finanziaria o di un altro grande shock che causa una recessione - lo Stato debba tirare la cinghia e smettere di spendere.
Questo ristabilirà la fiducia degli investitori, la disoccupazione calerà e se ne verrà fuori più velocemente. Non si tratta di una teoria astratta. È quello che è stato fatto alla Grecia, all’Europa del sud, all’Italia.
È quello che è stato fatto negli anni 30 e che ha portato al nazismo. Ed è quello che si continua a fare. Si tratta di un’idea particolarmente pericolosa perché nonostante la grande quantità di confutazioni basate sull’evidenza, non si riesce a liberarsene. Non muore mai.
Quando parlano di IDE (investimenti diretti esteri) ricordatevi quest'elenco*, non esaustivo, di aziende italiane passate in mani straniere (vedi bandierine) negli ultimi anni:
Acqua di Parma (LVMH) Francia 🇫🇷
Algida (Unilever) Inghilterra 🇬🇧
Ansaldo Breda (Hitachi) Giappone 🇯🇵
Ansaldo STS (Hitachi) Giappone 🇯🇵
Benelli (Qianjiang Group Co. Ltd) Cina 🇨🇳
Bertolli (Unilever / Deoleo) Inghilterra 🇬🇧 / Spagna 🇪🇸
Birra Peroni (Asahi Breweries) Giappone 🇯🇵
Bnl (BNP Paribas) Francia 🇫🇷
Bottega veneta (Kering) Francia 🇫🇷
Brioni (Kering) Francia 🇫🇷
Buitoni (Nestle via Newlat) Svizzera 🇨🇭
Bulgari (LVMH) Francia 🇫🇷
Cademartori (Lactalis) Francia 🇫🇷
Carapelli (Deoleo) Spagna 🇪🇸
Cariparma (Crédit Agricole) Francia 🇫🇷
Coccinelle (E-Land Europe) Corea del Sud 🇰🇷
Produttività, export, IDE, stabilità dei prezzi, precarietà, deflazione salariale, meno Stato e più mercato. Sono i capisaldi del modello economico che ci hanno imposto negli ultimi 40 anni. Tutto da buttare. La crisi che stiamo vivendo è una crisi di domanda, non di offerta.
Su circa 1.700 miliardi di ricchezza prodotta in Italia (vale a dire il PIL), il 79,6% è riconducibile ai consumi interni che a loro volta sono composti per il 60,8% dalla spesa delle famiglie e un per un altro 18,8% dalla spesa della nostra Pubblica amministrazione¹.
Dopo decenni di contenimento dei salari e di tagli selvaggi alla spesa pubblica, non deve quindi stupire l’enorme crisi di domanda che stiamo attraversando.Servono piena occupazione e salari dignitosi. E a garantirli deve essere lo Stato. Che è quello che prevede la Costituzione.
C’è evasione in Italia? Sicuramente sì. Come in tutti i Paesi. È particolarmente alta? In media con quella dei Paesi con tassazioni molto elevate. Mentre non esiste nessuna correlazione tra uso del contante ed evasione. Come ha ammesso anche Padoan.
Nel 2019 l'evasione fiscale imputabile all'uso del contante valeva in Italia 8,7 miliardi di euro contro i 37,8 dovuti alle grosse compagnie che eludono le tasse tramite paradisi fiscali. Cioè il 4,8% contro il 20,84% dei 181,4 miliardi di evasione stimati.
Per quanto riguarda l'elusione, l'Italia si classifica nettamente sotto la media europea (8,1% contro il 9,7%). Anche Germania, Francia e Inghilterra superano l’Italia come evasione stando a un recente studio della Commissione Europea.
La biblioteca capitolare di Verona è la più antica al mondo tra quelle ancora attive. Nasce intorno al V secolo come emanazione dello Scriptorium della Schola majoris Ecclesiae, cioè dell'officina in cui venivano redatti i libri su pergamena dai Canonici della Cattedrale.
A uno di loro, Ursicino, dobbiamo la sua prima datazione. Dopo aver trascritto la vita di san Martino aggiunse in calce alcuni dati inusuali per l’epoca: il proprio nome, il luogo e la data. Cioè le calende di agosto dell’anno di consolato di Agapito: il 1 agosto del 517.
La presenza di codici ancora più antichi, ad esempio il De Civitate Dei di Agostino e l'Institutiones di Gaio (unico al mondo), fanno risalire la fondazione della biblioteca almeno al secolo precedente.