Sono settantadue Johannes.
E’ inutile che continui a cercarlo, tanto il mio nome non c’è.
In fondo quello è stato solo uno dei tanti torti che ho subito.
E a dir la verità, nemmeno uno dei peggiori.
Chiamarsi Antoine-August Le Blanc e non poter frequentare l’Università.
Quello fu veramente uno schiaffo.
L’ennesimo rospo da ingoiare, uno dei tanti.
Sicuramente ha influito il periodo, ma è stata dura Johannes.
Vuoi che ti racconti qualcosa di me?
Possiamo iniziare dalla presa della Bastiglia.
Lo avete studiato a scuola.
Era il 14 luglio 1789, a Parigi.
E io, nel 1789, avevo tredici anni. Felice.
Come puoi esserlo se nasci in una famiglia ricca con
papà mercante di seta e poi direttore della Banca di Francia.
Già. Quel 1789 fu qualcosa di molto importante per me. Una svolta per la mia vita.
Quell’anno infatti mi sono innamorata.
No, Johannes, non di un ragazzino, e nemmeno dello spirito rivoluzionario di quei giorni.
Innamorata folle, ma della matematica.
Quel libro, “Storia della matematica” lo avevo trovato nella biblioteca di papà.
Tu Johannes hai raccontato di Siracusa e hai accennato alla morte di Archimede.
Io ne rimasi sconvolta.
Talmente concentrato su un problema geometrico da non sentire quel soldato romano?
Com’era possibile.
Come si può rimanere concentrati a tal punto da perdere la vita.
Eppure quel soldato gli urlava di seguirlo da Marcello. «Noli, obsecro, istum disturbare» la sua risposta.
Quel problema valeva più della sua vita. Incredibile.
Io racconto e tu Johannes continui a cercare il mio nome. Te l’ho detto, è inutile, non l’hanno messo.
Lo so, ti sembra incredibile. Anche a me sembra incredibile, ma meglio continuare il racconto, che dici? Lascia perdere, tanto ormai è tardi.
E poi non è così importante.
Dove eravamo rimasti.
Sì, a quel libro sulla storia della matematica.
Fu amore a prima vista.
Un amore però contrastato fin da subito dai miei genitori.
Avevano in mente un altro futuro per me.
Di sicuro non la matematica.
Quindi il mio era un sogno da stroncare.
Fecero di tutto per impedirmi di studiare sui libri della biblioteca, arrivando persino a togliere la luce alla sera per costringermi ad andare a letto.
Io aspettavo che si addormentassero, poi di soppiatto andavo con luce e coperta in biblioteca a studiare.
E lì mi trovarono in una notte d’inverno. Infreddolita. Senza riscaldamento persino l’inchiostro nei calamai si era ghiacciato.
Compresero. E cominciarono ad assecondarmi.
Mi misero a disposizione un insegnante privato, ma io avevo solo un desiderio. Iscrivermi all’Università.
Precisamente alla prestigiosa École polytechnique di Parigi fondata nel 1794.
Divorando Eulero e Newton, trovai il modo di iscrivermi per poter studiare almeno sulle dispense.
Sì, perché come Antoine-August Le Blanc avevo potuto iscrivermi, ma non potevo frequentarla.
Perché Antoine-August Le Blanc era il nome di un ragazzo che avevo usato per l’iscrizione.
In realtà mi chiamo Sophie Germain.
Essendo donna, impossibilitata a frequentare quel tipo di scuola.
Potevo solo studiare utilizzando le dispense.
Come tutte le donne esclusa da quel tipo di scuole. Cosa vuoi che sappia una donna di matematica. Qualcosa una donna poteva sapere visto che quando il professor Lagrange chiese di inviare delle osservazioni alle sue lezioni rimase impressionato dalle mie.
Anche allora mi ero firmata come Antoine-August Le Blanc, ma non si arrabbiò quando scoprì che ero una donna. Anzi, divenne il mio mentore.
E neppure Gauss si scandalizzò.
Altri invece mi consigliarono di studiare la matematica “per donne”, quella senza formule. Che teneri.
Ancora?
Ti ripeto Johannes che la storia dei settantadue nomi non mi ha pesato.
Mi ha infastidito di più l’impossibilità di incontrare i maschi per parlare di scienza. Cosa proibita a noi donne. Ti sembra normale?
E poi quel concorso del 1809.
L'Accademia delle scienze francese lo aveva indetto per trovare una spiegazione matematica agli esperimenti del fisico Ernst Chladni sulle vibrazioni delle superfici elastiche.
Come premio una medaglia d'oro da 1 kg. messa in palio da Napoleone.
Un concorso talmente difficile da avere pochissime iscrizioni.
In realtà solo una, la mia.
Alla fine presentai il mio lavoro. Sul quale fecero mille appunti. Quindi nessun vincitore. O vincitrice in questo caso.
Non riuscire a vincere pur essendo l’unico partecipante.
Comunque mi iscrissi al concorso anche una seconda volta nel 1813. “Insoddisfacente” dissero. E niente vittoria. Li presi per sfinimento come solo una donna sa fare. Al terzo tentativo, nel 1815, finalmente il riconoscimento. Con Lagrange avevo risolto il problema della piastra.
Infatti chiamarono la soluzione “equazione differenziale di Lagrange”.
E io? Il mio nome? Sparito.
Eppure il mio lavoro era stato fondamentale.
Il fisico Poisson, giudice di quel concorso, non volle mai incontrarmi.
Il mio contributo più importante alla matematica?
La Memoria sulle vibrazioni delle piastre elastiche.
Non mi sono laureata, ma una laurea honoris causa l’ho avuta, grazie a Gauss, dall'università Georg-August di Gottinga.
Ma sono morta due anni prima della consegna.
E qui finisce la storia di Sophie Germain.
Ricordate la mia insistenza sui settantadue nomi? Facevo riferimento ai settantadue nomi fatti incidere sotto la balconata del primo piano della torre dall'ingegnere Gustave Eiffel in segno di riconoscimento per i loro studi.
La costruzione della Torre Eiffel fu possibile grazie soprattutto agli studi di Sophie Germain sull'elasticità dei materiali, indispensabili per la costruzione della torre stessa.
Eppure il suo nome non c’è.
E non fu certo per una dimenticanza.
Sophie aveva ragione.
Non è stato il più grande torto.
Quello peggiore lo subì quando l’Ufficiale di Stato andò a casa sua a redigere il certificato di morte e si rifiutò di scrivere la professione di “fisico matematico”.
Una donna? Impossibile.
Scrisse “possidente terriera”
L’École polytechnique di Parigi, università di ingegneria francese, ha aperto l’iscrizione alle donne (sette) solo nel 1972.
La prima professoressa è stata assunta nel 1992.
All’equazione di Lagrange è stato aggiunto il nome di Germain.
Ora equazione di Germain-Lagrange.
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Perché questa domanda stupida Johannes?
Mi chiedi se un secolo fa, quando venni al mondo, le donne erano più propense a materie di accudimento? Guarda che le donne hanno, fin dall’antichità, contribuito in modo significativo allo sviluppo scientifico.
Certo, abbiamo dovuto superare ostacoli e barriere importanti e molte donne non hanno visto riconosciuto il proprio lavoro.
Per esempio, quando pubblicavano il loro lavoro su riviste scientifiche, incredibilmente il loro nome spariva e al posto compariva quello di un maschietto.
È successo anche a me. Quando feci quella scoperta.
Ricordo che più ne parlavo più loro mi prendevano in giro.
Molti anni prima, nel 1858, Antonio Snider-Pellegrini lo aveva ipotizzato trovando fossili di piante praticamente identici sia in Europa che negli Stati Uniti.
«Salve Livia. Ieri sera (qui bit.ly/3cktLHV) abbiamo raccontato la tua vita fino al matrimonio con Ottaviano. Divenuto in seguito Augusto.
Inizi da questo momento a tessere la tua tela.
Filo dopo filo. Il tuo fine?
Portare tuo figlio Tiberio sul trono imperiale».
Vedo che insisti.
Quello storico bugiardo ha scritto di “venefici assurdi” e “intrighi romanzeschi”.
Non potendomi accusare di infedeltà e dissolutezza è andato sul criminale.
Chissà quanta gente ho assassinato.
Sicuramente tutti quelli che intralciavano il mio disegno.
«O per vendetta.
Vogliamo parlare del tuo ex marito Tiberio Claudio Nerone?
Ti aveva ceduta a Ottaviano dandoti pure una dote.
Non si era battuto per difenderti.
Però dai, che poteva fare, opporsi e morire all’istante?
Morì nel 33 a.C.
Sai qualcosa del veleno che ingerì?»
Salve Johannes. Prima di tutto grazie dell’invito.
Non ho ancora compreso come mai vuoi parlare con me. Prima ancora che con mio marito, intendo.
O forse capisco perfettamente.
Sei stato fulminato dalla mia bellezza e dalla mia intelligenza.
Come lo fu Ottaviano.
«Sicuramente. E anche dalla tua modestia.
Comunque, conoscendo la grandezza di tuo marito Ottaviano (meglio specificare quale marito) volevo conoscere la “grande donna che c’è sempre dietro a ogni grande uomo”.
Credo sia una frase della scrittrice Virginia Woolf».
Cos’è, una concessione di Natale? Ma che stai a dì? Come se una donna non potesse essere una grande donna anche da sola.
E poi qualcosa del genere lo dicevamo anche noi. "Dotata animi mulier virum regit"."Una donna dotata di coraggio (di spirito) sostiene (consiglia) il marito".
E il viaggio continua.
Il viaggio di queste piccole Spoon River – come qualcuno ha definito questi libri – non poteva non fare tappa in quella che è una miniera inesauribile di emozioni e buoni sentimenti. Lo sport.
Carlo Lucarelli @CarloLucarelli6 ha scritto che «scocca una scintilla, quando un narratore incontra una storia», soffermandosi sulle emozioni che una storia può produrre.
È vero. E, quando questo accade, quella voglia di raccontare e di produrre scintille, non ti abbandona più.
Sei settimane fa mi hanno dato per morto.
Vi assicuro che è una cosa strana leggere sui giornali della propria dipartita, soprattutto se sei ancora vivo e vegeto, seppur in un letto d’ospedale.
Naturalmente, ho dovuto smentire la notizia.
Male stavo male, ma almeno aspettare l’ultimo mio respiro, via!
A dire la verità ci sono andati vicini, perché oggi, 22 dicembre 2016, è successo veramente.
Sono morto all’ospedale di Toronto, a causa di un’insufficienza respiratoria.
È strano che siano stati proprio i polmoni a fermarmi.
Alcuni giornali hanno scritto che avevo settantadue anni, perché nato nel 1944.
Altri giornali hanno scritto invece che sono nato nel 1938.
Volete sapere una cosa?
In realtà, nessuno conosce la mia data di nascita.
Zitto Johannes. Con me non funziona il botta e risposta che fai di solito con gli altri. Raccontando di Claudio, mio marito, hai riportato la frase del tribuno mentre mi uccideva. “Se la tua morte sarà pianta da tutti i tuoi amanti, allora piangerà mezza Roma!". È ora di finirla.
Vuoi sapere qualcosa di me? Siediti e ascolta.
Ne ho le scatole piene di gente che parla male della sottoscritta.
I vostri storici moderni hanno riabilitato tutti.
Da quel pusillanime di mio marito Claudio, a Nerone e persino Caligola.
Perché non hanno riabilitato anche me?
Su Wikipedia c’è scritto: “Valeria Messalina imperatrice, consorte dell'imperatore Claudio”.
Perché alla voce Claudio imperatore non c’è scritto “consorte dell’imperatrice Messalina l’Augusta?”.
Ho un vago sospetto.
Tra l’altro il titolo di Augusta mi spettava.