Come ha spiegato Noam Chomsky, la tecnica standard per privatizzare è molto semplice: «taglia i fondi, assicurati che le cose non funzionino, fai arrabbiare la gente, consegna la gestione al capitale privato».
È quello che è successo in Italia. La nostra classe politica per favorire i rentier e i grandi prenditori (non è un refuso), ha tagliato la spesa pubblica a suon di avanzi primari e privatizzazioni. Lo fa da 30 anni, dall'ingresso nella UE nel 1992.
E infatti ci mancano milioni di dipendenti pubblici. Siamo tra gli ultimi posti in Europa per quanto riguarda il rapporto tra popolazione e lavoratori della PA. Ci mancano medici, infermieri, insegnanti, ingegneri, dipendenti comunali, spazzini, giardinieri.
Così il servizio reso ai cittadini nei vari settori pubblici peggiora. Ma, complice la propaganda della stampa dominante (i furbetti del cartellino, per fare un esempio), i cittadini rivolgono la loro rabbia nei confronti dei già pochi dipendenti pubblici.
A questo punto diventa facile per coloro che il problema lo hanno volutamente creato tagliando la spesa pubblica, proporre ulteriori tagli o la privatizzazione dei servizi. Stavolta tra gli applausi scroscianti di molti cittadini ignari dell'inganno di cui sono stati vittime.
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[Iso Isetta, 1963. La prima automobile al mondo, prodotta in serie, a basso consumo di carburante. È stata l'automobile con motore monocilindrico più venduta di tutti i tempi con 161.728 unità vendute]
«L'Italietta della liretta».
[Lo showroom della Olivetti, uno dei negozi più belli della Fifth Avenue nella New York degli anni Cinquanta]
«Se dovessi reincarnarmi vorrei essere un virus letale per eliminare la sovrappopolazione, la crescita dell’uomo è la più grave minaccia per il Pianeta»
Al presidente della Nigeria in abiti tradizionali nel 2003: «Ma che ti sei messo, il pigiama?».
All'ambasciatore Russo nel 1967: «Mi piacerebbe molto venire in Russia, ma voi bastardi avete ucciso metà della mia famiglia».
All'ambasciatore delle isole Cayman nel 1994: «Siete tutti pirati, voialtri».
All'ambasciatore aborigeno William Brin nel 2002: «E la lancia dove l'hai lasciata?».
Ai disoccupati durante la recessione del 1981: «Di che vi lamentate, ora avete tanto tempo libero».
Al bambino sulla sedia a rotelle nel 2002: «Mi fai fare un giro?».
«Quando vi dicono di ascoltare gli esperti, ricordatevi che gli esperti possiedono le conoscenze tecniche, e questo è senza dubbio importante, ma sono prigionieri di schemi mentali precostituiti che vengono loro imposti dalla comunità scientifica di riferimento.
In questi contesti, il discredito e la pressione sociale nei confronti di chi assume posizioni eretiche rispetto alle idee in quel momento dominanti possono assumere livelli terrificanti, oltre ad avere immediati risvolti pratici sulle possibilità di carriera.
In effetti, i contesti accademici sono fra i più conservatori che si possano trovare, inclusa la necessità di dichiararsi parte dello schieramento progressista e globalista, pena l'emarginazione sociale.
Roma è grande quanto le altre 9 città più grandi d'Italia. Tutte insieme. Ha una complessità gestionale dovuta alle sue dimensioni e al numero di residenti unica in Italia. #H501
Eppure ha un rapporto di dipendenti comunali rispetto alla popolazione tra i più bassi d'Italia: 8,3 ogni 1.000 abitanti rispetto ai 10,8 di Venezia, ai 10,7 di Torino e ai 10,5 di Milano. Solo rispetto al capoluogo lombardo, mancano infatti circa 8.000 dipendenti.
Un problema che si protrae da anni. Eppure, solo tra il 2009 e il 2019, il numero di dipendenti è stato tagliato di quasi il 10%. È stato cioè tagliato 1 dipendente ogni 10. Aumentando il gap con gli altri grandi Comuni italiani che già era molto ampio.
L'82% delle donazioni dei “filantropi” finisce in fondazioni private, spesso controllate da loro stessi. Fondazioni che godono di clamorosi vantaggi fiscali: per ogni dollaro messo nelle loro casse, il miliardario recupera fino a 74 centesimi grazie alle agevolazioni fiscali.
In cambio di queste agevolazioni, le fondazioni hanno un solo obbligo: investire ogni anno in beneficenza almeno il 5% del loro bilancio. Peccato che in quel 5% si possano far rientrare le spese amministrative, gli stipendi dei dipendenti e contributi ad altri fondi.
Ovviamente le detrazioni fiscali però si applicano al totale delle donazioni. Bill Gates è il più grande “filantropo” che ci sia. Da quando ha deciso di impegnarsi per il bene dell’umanità, il suo patrimonio personale è passato da 54 miliardi di dollari a 120.