Bentornato Johannes. Dove eravamo rimasti? (Leggete qui bit.ly/3xNY5TX).
Ora, ricordo. Non hai finito il discorso su quello che sta scritto nella Bibbia.
Per cui rischiavo di brutto diffondendo le mie tesi.
Racconta tu cosa c’è scritto nella Bibbia.
«C’è scritto che Giosuè ordinò al Sole di fermarsi su Gabaon onde consentirgli di vincere una battaglia.
Per la Chiesa era chiaro che era il Sole a ruotare intorno alla Terra.
I Pianeti medicei? Impossibile la loro esistenza.
I pianeti per la Chiesa erano solo sette».
Perché, sempre nella Bibbia, c’è scritto che non potevano essere di più visto che sette erano le fiammelle nel candelabro che si trovava nel Tempio di Salomone.
E poi due occhi, due orecchie, due narici e una bocca fanno sette.
Non uno di più.
«E così, un po’ irritato, andasti a Roma, ricevuto dal Papa Paolo V.
Una grande accoglienza, alla presenza del cardinale Maffeo Barberini e del cardinale Roberto Bellarmino.
Una visita che non evitò i contrasti col Sant’Uffizio».
Vero.
Negare il principio tolemaico dell’immobilità della Terra significava andare contro quella che per la Chiesa era una verità indiscutibile.
Io non volevo creare troppe polemiche, ma contro di me si scagliarono i Domenicani.
«Ho letto. Iniziò dal pulpito Tommaso Caccini nella domenica d’Avvento del 1614.
Ma fu Niccolò Lorini, sempre un domenicano, a denunciarti alla Santa Inquisizione il 7 febbraio 1615.
Una denuncia di sospetta eresia. Non solo.
Denunziò una tua amicizia».
Esatto. Con il Padre servita Paolo Sarpi, interdetto da Paolo V nella “guerra” del 1606 tra la Chiesa e la Repubblica veneziana.
Dopo l’accusa di eresia da parte dei Domenicani tornai a Roma in casa dell’ambasciatore fiorentino Guicciardini.
Dove ricevevo amici e sostenitori
«E ciò non depose certo a tuo favore, anche se ottenesti la simpatia dei Gesuiti, aperti più di altri ordini alle novità.
E poi si fece avanti sempre lui, il Cardinale Bellarmino.
E’ una leggenda che sia stato il tuo peggior nemico, vero?
Un’altra leggenda».
Diciamo di sì. L’incontro avvenne il 26 febbraio 1616. Lui ribadì la sua fedeltà al Sistema tolemaico o geocentrico.
E poi aggiunse di aver trovato un altro passo della Bibbia che lo dimostrava.
Salomone, quando dice: “Il sole nasce e tramonta e ritorna allo stesso punto”.
«E davanti a un notaio lesse le tue parole, considerate eretiche dal Sant’Uffizio.
“Che il sole sii centro del mondo et per conseguenza immobile per moto locale”.
“Che la Terra non sia centro del mondo, né immobile, ma si muove secondo sé tutta etiam di moto diurno”».
Quando mi minacciarono di gettarmi in carcere se non avessi riconosciuto l’eresia di quelle parole, accettai.
Ammisi che quelle mie idee erano solo baggianate.
Furono persino magnanimi.
Dissero che io non avevo ritrattato, ma che le accuse su di me erano solo calunnie.
«Tornasti a Firenze, rinchiudendoti in un silenzio preoccupante.
Poi nel 1618 la comparsa su Firenze di quelle tre comete.
Si ricominciava.
Fu un gesuita, Orazio Grassi, a ipotizzare che forse quei corpi celesti erano più distanti rispetto alla luna.
Tu non eri d’accordo».
Replicai che quelle comete non erano corpi celesti, ma solo immagini prodotte dall’incontro tra raggi solari e vapori.
Avevo torto e lo ribadii nel “Saggiatore”, un trattato stampato nell'ottobre del 1623 a Roma che mi fece perdere l’appoggio dei Gesuiti.
«Perso l’appoggio dei Gesuiti, ma dedicare quel capolavoro scientifico e di prosa polemica al neoeletto papa Urbano VIII, tuo vecchio ammiratore, ti aiutò.
Fu molto contento.
E così tornasti a Roma nella convinzione che la tua ammissione di anni prima potesse essere annullata»
Fui ricevuto sei volte, mi diede persino una pensione di cento scudi annui, ma si rifiutò di prosciogliermi da quell’ammissione.
Che mi obbligava a non parlare più di copernicanesimo, di tolemaismo e di Sacre Scritture.
Ma io fremevo.
Avevo studiato anche le maree.
«Per dimostrare il movimento della Terra.
La Chiesa ti concesse di scrivere al riguardo, purché dibattessi entrambe le posizioni senza arrivare a dire quale fosse vera e quale falsa.
Obbligandoti a inserire un testo suggerito dal Santo Padre».
In pratica “l’uomo può ragionare quanto vuole sull’Universo, ma senza pretendere di capire con la sua povera mente una struttura creata da Dio e come tale impossibile per le capacità umane”.
Bastava per evitare ogni rischiosa e sacrilega polemica futura.
«Ma non andò così.
Quel tuo “Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo” pubblicato nel 1632, scatenò le ire della stessa Chiesa.
Tanto da essere inserito nell’indice dei libri proibiti un anno dopo.
Però te lo potevi aspettare.
Simplicius. Ma dai».
Che vuoi da me Johannes.
E’ un dialogo fra tre interlocutori.
Salviati, che difende le tesi di Copernico, Simplicio che difende le teorie di Tolomeo e Sagredo che ascolta le ragioni dei due e ne fa una sintesi imparziale.
Non capisco tutto quel putiferio.
«Te lo spiego io, anche se lo sai benissimo.
Il Copernicano Salviati, l’imparziale Sagredo e “lo sciocco” Simplicio che difendeva le tesi del Papa. Imparziale forse, ma converrai con me che prendere in giro il Papa non fu il massimo.
Urbano VIII si adirò tantissimo».
Il libro, che era un’apologia del copernicanesimo, fu un successo tra le migliori menti.
Dal giovanissimo Torricelli a Cartesio.
E questo non mi aiutò.
A Roma proibirono la diffusione del libro e il Papa inviò una copia a un collegio di esperti per essere esaminato.
«Non vollero nemmeno ascoltarti.
Perché secondo loro l’avevi fatta grossa.
Però poi alla fine ti chiamarono.
Ma non il Papa, bensì il tribunale del Sant’Uffizio, per rispondere alle accuse.
Brutta roba. Che tu cercasti di evitare in ogni modo. Dai racconta come».
Come fanno tutti. Mandai certificati medici fasulli.
Il viaggio era troppo lungo (avevo quasi sessantasei anni), polso intermittente, vertigini frequenti, debolezza di stomaco, dolori vaganti, hernia carnosa.
E poi troppi i focolai di peste.
Le solite scuse, insomma.
«La risposta fu dura.
Detto in parole povere “Alzi il c..o e venga a Roma”. Un ordine. E così partisti il 20 gennaio 1633 per arrivare a Roma il 13 febbraio. Con calma. Senza fretta. Non ti incarcerarono, ma ti diedero la possibilità di risiedere presso l’ambasciatore Niccolini»
Come Johannes, abbiamo finito un’altra volta?
Ma manca la parte del carcere, delle torture, di come sono stato costretto ad abiurare le mie idee.
Ancora quella faccia Johannes. Non ti sopporto più.
Va bene, ho capito, ho capito. A domani.
Che barba.

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22 Jul
@volley66 e @gestoredirete mi hanno suggerito di riproporre una storia che ho già raccontato su Twitter il 18 settembre 2019.
Una delle tante storie di sport che ho inserito nell’ultimo libro “Non esistono piccoli campioni”. @peoplepubit Image
La favola di un ragazzo cresciuto vendendo borse, occhiali, orologi e scarpe. Merce contraffatta.
L’unico modo per poter tirare insieme un pasto.
L’unico, quando sei un immigrato clandestino.
Ma lui e la sua famiglia volevano solo un futuro migliore.
Nulla di più. Gli piaceva giocare a basket, quello sì, come ai suoi fratelli. Ma senza sogni nel cassetto.
Quello era sempre vuoto, com’era spesso la loro tavola.
Ma le favole devono avere un lieto fine, altrimenti che favole sono.
E qui inizia la storia di quel ragazzo.
Read 19 tweets
21 Jul
Terza parte, l’ultima. (Leggete la prima bit.ly/3xNY5TX e la seconda bit.ly/3wP7oSk ).
Galileo è arrivato a Roma il 13 febbraio 1633 per affrontare il processo.
Accusato di non aver rispettato il vecchio divieto di trattare la teoria eliocentrica». Image
Finalmente posso raccontare la verità.
Durante tutto il processo mi rinchiusero in una cella buia, fredda, umida, piena di topi.
Volevano stroncare la mia volontà.
Per farmi ritrattare tutto quello che avevo detto e scritto.
E’ stata dura Johannes. Alla fine ho ceduto.
«Così è come l’hanno raccontata.
In realtà ti diedero una bellissima camera, con tanto di servitore, e tu che potevi uscire nel cortile quando volevi.
Di topi nemmeno l’ombra.
Se volevano stroncare la tua volontà in quel modo avevano una misera considerazione di te».
Read 24 tweets
19 Jul
Finalmente una serata dedicata a me, al più grande fisico, astronomo, filosofo, matematico del mondo.
Considerato da tutti il padre della scienza moderna.
Ma come chi?
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Che sono io, Galileo Galilei.
«Sei stato un grande, quello è certo.
E credo sia giusto evidenziare la tua grande personalità. Di uomo e di scienziato.
Però l’unico modo è quello di mettere fine alle troppe leggende che circolano sulla tua persona.
A cominciare dalla celebre “Lampada di Galileo”».
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Lo raccontano anche ai turisti.
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17 Jul
Nel thread di ieri sera (leggete qui bit.ly/3z3BYZS) vi ho raccontato come si è arrivati dopo il giro di consultazioni al 28 aprile 1987.
Quando il nuovo governo Fanfani (Nuovo. Insomma. Era il Fanfani VI) si recò alla Camera per ottenere la fiducia.
Andiamo avanti.
Durante la presentazione del programma, otto giorni prima, il dibattito è stato acceso.
E fin qui.
Ma oggi ci siamo. Siamo arrivati al dunque. Al voto.
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Sono quelle Dp, radicale e democristiana.
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Poche righe.
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Chiaro e semplice.
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16 Jul
#MdT (Macchina del Tempo) 1987 - Sull’Europeo Giulio Andreotti ha scritto che "il naufragio del pentapartito gli ricorda il matrimonio andato in frantumi di due suoi amici dopo un aspro litigio perché le ampolline dell’olio e dell’aceto erano rimaste senza tappo".
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13 Jul
Non sei obbligato ad ascoltare la storia della mia vita Johannes.
So che ti costa fatica e so quello che provi ogni volta che leggi queste storie.
Sai che la mia è una di quelle storie che tocca nel profondo.
Se non vuoi ascoltarla ti basta un click.
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Vedo che sei ancora qui.
Quindi mi sento autorizzato a raccontare quello che è accaduto in quei giorni.
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La mia infanzia? Come quella di tanti altri.
Sono nato a Caposele, in provincia di Avellino al confine con quella di Salerno, il 29 gennaio 1927.
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