Terza parte, l’ultima. (Leggete la prima bit.ly/3xNY5TX e la seconda bit.ly/3wP7oSk ).
Galileo è arrivato a Roma il 13 febbraio 1633 per affrontare il processo.
Accusato di non aver rispettato il vecchio divieto di trattare la teoria eliocentrica».
Finalmente posso raccontare la verità.
Durante tutto il processo mi rinchiusero in una cella buia, fredda, umida, piena di topi.
Volevano stroncare la mia volontà.
Per farmi ritrattare tutto quello che avevo detto e scritto.
E’ stata dura Johannes. Alla fine ho ceduto.
«Così è come l’hanno raccontata.
In realtà ti diedero una bellissima camera, con tanto di servitore, e tu che potevi uscire nel cortile quando volevi.
Di topi nemmeno l’ombra.
Se volevano stroncare la tua volontà in quel modo avevano una misera considerazione di te».
Va bene, lo ammetto.
Però non avevo tutti i comfort di casa mia.
E poi l’accusa di aver apertamente sostenuto la fondatezza delle mie teorie.
Un’accusa ingiusta che corrispondeva a una incriminazione per eresia.
E poi le torture.
«Ancora.
L’accusa non fu quella che hai detto, ma la più morbida delle accuse.
Quella di aver continuato a interessarti alle teorie di Copernico dopo l’ammonizione del 1616. Poca roba. Lasciamo perdere le torture.
Nessuna tortura. Le hanno inventate».
Sì, però prima o poi mi avrebbero torturato.
In aula era un dialogo tra sordi.
Loro mi accusavano e io negavo.
Mai parlato di teorie di Copernico.
Mai scritto niente di simile e se l’avevo scritto mi ero sbagliato.
Ebbi una fortuna incredibile. Lo ammetto.
«Una fortuna incredibile sì.
Sul banco dei giudici c’erano sacerdoti che non sapevano niente di astronomia. Niente.
L’unico che fece qualche osservazione logica fu un certo padre Merculano.
Ma lui era solo un esperto di architettura militare.
Una bella fortuna per te».
E’ vero, ma mica li avevo scelti io.
Ebbi vita facile nel sostenere che mai e poi mai avevo sostenuto il copernicanesimo come verità assoluta. Erano solo ipotesi.
Uno poteva fare delle ipotesi, o no?
Diciassette anni prima il cardinale Bellarmino era d’accordo. Solo ipotesi.
«E poi dicesti che in fondo Bellarmino non ti aveva proibito di parlare e di difendere Copernico “in qualsiasi modo”.
Forse nel Dialogo qualcosa avevi scritto (più di qualcosa in realtà), ma dal punto di vista giuridico dove stava la colpa?»
Tirarono fuori un documento di diciassette anni prima dove mi diffidavano anche solo di parlare.
“Quovis modo” in qualsiasi modo.
Ma era un falso dai, io non mi ricordavo di quella cosa.
Lo avevano falsificato per l’occasione.
«Dai, forse sarà stato anche un falso, ma hai mentito a quel tribunale. Su tutta la linea.
“Io non pretendo per aver scritto il Dialogo, di aver contrafatto punto al precetto che mi fu fatto di insegnare detta opinione, ma di confutarla”».
Ma per smentire tutte quelle mie bugie ci sarebbe voluto uno scienziato. O un mio discepolo.
Oppure qualcuno tanto esperto da leggere riga per riga il Dialogo per chiedermi spiegazioni.
Ma nessuno lo fece.
«E così continuasti a mentire.
Ci sarebbe voluta una tua confessione. E credo che sia nata qui la leggenda.
Delle torture, intendo.
O magari ti fecero realmente vedere, solo vedere, una sala delle torture. Niente torture quindi.
Malgrado tutto hai confessato».
Sì, avevo paura, per questo ho confessato che nel Dialogo forse due punti potevano dare una piccola impressione di copernicanesimo.
E poi nel testo parlavo delle maree che erano osservazioni completamente sbagliate.
Avevo torto su quello.
«E lo mettesti per iscritto.
Con un’implorazione di clemenza.
“Cadente vecchiezza che umilmente si raccomanda”.
E un pizzico di fierezza.
“Del resto sono qui nelle vostre mani, fate quello che vi piace”.
La condanna fu tosta, anche se…»
“Veementemente sospetto di eresia, cioè di aver tenuto a credito dottrina falsa e contraria alle Sacre e Divine Scritture, ch’il Sole sia al centro della Terra e che non si muova da oriente a occidente”.
E condannato al carcere dal San’Uffizio.
«Subito dopo ti inginocchiasti e pronunciasti quelle parole.
“Abiuro, maledico e detesto li suddetti errori e eresie…e giuro che per l’avvenire non dirò mai né asserirò, in voce o in scritto, cose tali per le quali si possa aver di me simil sospizione”».
Costretto a rinnegare le mie idee.
Nessuna tortura, ma tanta paura.
E alla mia età fu sufficiente. E poi avrei voluto vedere te al mio posto. L’inquisizione era una cosa maledettamente seria.
Quelli ti chiudevano in carcere buttando via la chiave. Quando ti andava bene.
«Il Tribunale (7 giudici su 10) condannò la teoria copernicana, senza però definirla eresia.
Il carcere fu tramutato da Papa Urbano VIII in confino a Trinità dei Monti.
Pochi mesi dopo Galileo fu trasferito a Siena e poi tornò ad Arcetri, nella sua casa.
Dove morirà nel 1642».
Al di là di questa vicenda, che va giudicata tenendo conto del periodo, Galileo Galilei è stato qualcosa di straordinario.
Astronomo, fisico, filosofo, matematico e grande letterato, considerato il padre della scienza moderna.
Nel 1992 Papa Giovanni Paolo II ha riabilitato Galileo, grazie al prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, cardinale Ratzinger, che ha riesaminato la condanna di Galileo, ammettendo l’errore dell’Inquisizione.
La Chiesa ha sempre sostenuto che Galileo non aveva prove a suo favore e che agì con lui in buona fede.
A salvare dal rogo lo scienziato fu proprio il cardinal Bellarmino.
Anche se “aveva ardito d’entrar dove non doveva, e in materie le più gravi e le più pericolose”
Per la cronaca la frase “Eppur si muove” che qualcuno attribuisce a Galileo dopo l’abiura, non fu mai pronunciata dallo scienziato.
Quella frase è stata trovata nel 1911 restaurando un quadro, probabilmente di Bartolomé Esteban Murillo, che raffigura Galileo in carcere.
Comunque Johannes ti ricordo un'altra famosa frase che ho pronunciato dopo l’abiura e che è arrivata fino a voi.
“Il coraggio, uno, se non ce l'ha, mica se lo può dare”.

Ancora quella faccia.
Ti garantisco che la frase è mia. Perché non mi credi?

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22 Jul
@volley66 e @gestoredirete mi hanno suggerito di riproporre una storia che ho già raccontato su Twitter il 18 settembre 2019.
Una delle tante storie di sport che ho inserito nell’ultimo libro “Non esistono piccoli campioni”. @peoplepubit Image
La favola di un ragazzo cresciuto vendendo borse, occhiali, orologi e scarpe. Merce contraffatta.
L’unico modo per poter tirare insieme un pasto.
L’unico, quando sei un immigrato clandestino.
Ma lui e la sua famiglia volevano solo un futuro migliore.
Nulla di più. Gli piaceva giocare a basket, quello sì, come ai suoi fratelli. Ma senza sogni nel cassetto.
Quello era sempre vuoto, com’era spesso la loro tavola.
Ma le favole devono avere un lieto fine, altrimenti che favole sono.
E qui inizia la storia di quel ragazzo.
Read 19 tweets
20 Jul
Bentornato Johannes. Dove eravamo rimasti? (Leggete qui bit.ly/3xNY5TX).
Ora, ricordo. Non hai finito il discorso su quello che sta scritto nella Bibbia.
Per cui rischiavo di brutto diffondendo le mie tesi.
Racconta tu cosa c’è scritto nella Bibbia.
«C’è scritto che Giosuè ordinò al Sole di fermarsi su Gabaon onde consentirgli di vincere una battaglia.
Per la Chiesa era chiaro che era il Sole a ruotare intorno alla Terra.
I Pianeti medicei? Impossibile la loro esistenza.
I pianeti per la Chiesa erano solo sette».
Perché, sempre nella Bibbia, c’è scritto che non potevano essere di più visto che sette erano le fiammelle nel candelabro che si trovava nel Tempio di Salomone.
E poi due occhi, due orecchie, due narici e una bocca fanno sette.
Non uno di più.
Read 25 tweets
19 Jul
Finalmente una serata dedicata a me, al più grande fisico, astronomo, filosofo, matematico del mondo.
Considerato da tutti il padre della scienza moderna.
Ma come chi?
Johannes diglielo tu.
Che sono io, Galileo Galilei.
«Sei stato un grande, quello è certo.
E credo sia giusto evidenziare la tua grande personalità. Di uomo e di scienziato.
Però l’unico modo è quello di mettere fine alle troppe leggende che circolano sulla tua persona.
A cominciare dalla celebre “Lampada di Galileo”».
Intendi la lampada che pendeva dal soffitto nel Duomo di Pisa nei pressi della tomba di San Ranieri? Lo sanno tutti che osservando la sua oscillazione e misurandola con i battiti del polso scoprii le leggi sul movimento del pendolo.
Lo raccontano anche ai turisti.
Read 25 tweets
17 Jul
Nel thread di ieri sera (leggete qui bit.ly/3z3BYZS) vi ho raccontato come si è arrivati dopo il giro di consultazioni al 28 aprile 1987.
Quando il nuovo governo Fanfani (Nuovo. Insomma. Era il Fanfani VI) si recò alla Camera per ottenere la fiducia.
Andiamo avanti.
Durante la presentazione del programma, otto giorni prima, il dibattito è stato acceso.
E fin qui.
Ma oggi ci siamo. Siamo arrivati al dunque. Al voto.
La Iotti legge le tre mozioni di fiducia presentate.
Sono quelle Dp, radicale e democristiana.
Fanfani vuole che il voto avvenga sulla base di quest'ultima che porta la firma di Martinazzoli.
Poche righe.
“La Camera, udite le comunicazioni del governo, le approva”.
Chiaro e semplice.
Tanto la fiducia non passa. Non ci sono i numeri.
Read 24 tweets
16 Jul
#MdT (Macchina del Tempo) 1987 - Sull’Europeo Giulio Andreotti ha scritto che "il naufragio del pentapartito gli ricorda il matrimonio andato in frantumi di due suoi amici dopo un aspro litigio perché le ampolline dell’olio e dell’aceto erano rimaste senza tappo".
E’ chiaro che l’ultimo litigio tra Craxi e De Mita non è la vera causa del divorzio, ma la famosa ultima goccia in un vaso riempito ogni giorno da incomprensioni, malumori e un’accentuata incompatibilità caratteriale.
E così Craxi, sconfessando il "patto della staffetta” tanto evocato da De Mita ha rassegnato le dimissioni.

E’ il 3 marzo 1987, dopo tre anni e mezzo di governo.
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13 Jul
Non sei obbligato ad ascoltare la storia della mia vita Johannes.
So che ti costa fatica e so quello che provi ogni volta che leggi queste storie.
Sai che la mia è una di quelle storie che tocca nel profondo.
Se non vuoi ascoltarla ti basta un click.
E io torno nell’oblio.
Vedo che sei ancora qui.
Quindi mi sento autorizzato a raccontare quello che è accaduto in quei giorni.
Di come tutto possa precipitare da un momento all’altro, quando meno te lo aspetti.
La mia infanzia? Come quella di tanti altri.
Sono nato a Caposele, in provincia di Avellino al confine con quella di Salerno, il 29 gennaio 1927.
Una splendida terra la mia. E molto generosa.
Tanto da regalare la sua principale ricchezza ai pugliesi. Le sorgenti di Santa Maria della Sanità e del fiume Sele.
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