nella dichiarazione di Fedriga, dai contenuti odiosi, c'è un fatto incontrovertibile: non serve il gp per inserire un controllo sociale informatizzato e capillare.
Il nodo cruciale della questione è l'introduzione del metodo, la sua accettazione.
solo la storia ci dirà se quello era veramente lo scopo della misura, ma nei fatti noi sappiamo che cosa è già successo: le nostre società sono in larga maggioranza pronte ad accettarlo.
Il danno c'è già.
i principi con cui è stata conculcata questa incredibile acquiescenza sono il senso di colpa e l'onestah: le persone si ritengono distinte dalla società che sono abituati a disprezzare.
Si dicono: male non fare paura non avere.
Ma non funziona così.
Non hanno compreso che una volta assegnato il potere del controllo totale, spetta al tiranno decidere cosa è bene e cosa è male.
Non sarebbe pertanto difficile immaginare di poter essere, un domani, dalla parte sbagliata del controllo.
Pensiamo ad esempio un giorno di dover scegliere se pagare le tasse o fare la spesa, per un certo periodo.
Che ne sarebbe di noi?
Ma non serve granché ragionare con chi vede sempre negli altri il disonesto, l'italiano.
Venga dunque quello che deve, se deve.
un'ultima considerazione, mia personale ma tant'è non rinuncio a condividerla: trovo ignobile prendersela con coloro che per primi ci hanno insegnato a distinguere queste dinamiche, sebbene su altri temi solo apparentemente meno cogenti (per alcuni).
*l'italiano inteso come concetto autorazzista.
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bè ma allora sereni, a spanne significa l'80% in meno di ricoveri del peggior picco mai avuto, è tutto finito, no?
Chi ha voglia di tirar giù due conti per vedere se è corretto?
27 novembre 2020:
38000 ricoveri di cui 3810 ti.
Si tratterebbe dunque di 7600 ricoveri per 760 ti a fronte di un 30-40mila casi giornalieri accertati.
Vediamo...
Attualmente siamo a circa 3700 ricoveri e 350 ti a fronte di 5500 casi giornalieri (vado a memoria, siamo li).
Se moltiplico per 7 questi dati ho 38500 casi giornalieri, 25900 ricoveri e 2450 ti che, sempre molto a spanne fa: un po' meglio, fatevi voi le percentuali.
Per quanti mi dicono: dobbiamo tornare a produrre qua.
Non sono un esperto, tuttavia ritengo che, se pure allo studio, riportare per lo meno la quota di produzione strategica dopo 30 anni di delocalizzazione, comporta problemi enormi, affrontabili quasi esclusivamente dagli stati
mi spiego meglio: se tu fino al 2000 producevi porcellane, ma ora lavori solo con import, non solo dovresti ripristinare la manifattura (maestranze, macchine utensili ecc) che non hai più e forse si è nel frattempo rarefatta (vedasi interventi prof Cesare Pozzi)
ma devi con molta probabilità andare a ripristinare le forniture di materie prime, o semilavorati.
E questo è più complicato: perché in 30 anni e in modo esponenziale queste sono occupate dalla "Cina"...e non sei più in casa tua (es: se ti serve il rame del Congo segue
Per capire la situazione politica bisogna comprendere bene quali e quanti sono i ricattati dal greenpass lavoro.
E non sono solo i lavoratori, ma anche le imprese, che sono sotto questo aspetto e in certi casi ancora più sotto scacco dei lavoratori
come già detto le imprese, pur di non essere espulse dal mercato devono avere la merce "sugli scaffali", a qualsiasi prezzo e anche a fronte di margini che si stanno sbriciolando
a causa dei problemi e enormi causati dal covid alla supplychain, la merce costa sempre di più, i costi di trasporto sono quasi decuplicati, il tempo di consegna è raddoppiato e in sempre più frequenti casi non parte nemmeno più
Vi aggiorno da qui in poi sulla situazione a #GenovaPorto.
Parto dal porto vecchio: traffico regolare ma pochi container (e lunedì, potrebbe anche starci), varco S.Benigno (il principale per scarico e carico) libero ma vuoto
Varco Albertazzi poco più in la (varco principale passeggeri), presidiato con manifestazione e ingente dispiegamento FdO in chiaro assetto antisommossa.
Altri varchi non so per ora, attendo info da operatività interna e terminal VTE
il Terminal SECH, secondo per importanza di Genova, non ha navi all'attracco e sono previsti pochissimi arrivi (solo 3 rispetto a una media di 6-10), non ci sono navi in rada, una è attesa domani m/v NINGBO EXPRESS.
Per essere un momento di lavoro davvero eccezionale
ncora un paio di considerazioni sui porti: tenendo presente be il combinato disposto fra forte domanda e crisi di offerta (produzione, container, trasporti ) gli stessi sono spesso al limite della congestione, SE dico se se i blocchi dovessero protrarsi
per oltre una settimana, il risultato non sarebbe "soltanto" il blocco li per li, ma comporterebbe a stretto giro il cambio di rotazione delle navi che, non potendo scaricare salterebbero i porti italiani (le navi ferme in rada costano, questo si è già verificato in qst mesi)
la qual cosa a sua volta determinerebbe un'interruzione della catena di fornitura di maggior danno, per di più a poca distanza dal periodo natalizio e in una situazione come detto già parecchio difficile
Qualche info:
- Il VTE è di gran lunga il terminal più grande di Genova.
- Lo sciopero degli autisti si sovrappone a quello intermittente del terminal (che a sua volta provoca protesta gli autisti, sia con gp che senza)
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- migliaia di container fermi, in un momento in cui già c'erano ritardi ed extra costi per motivi già spiegati, ognuno dei quali costa agli importatori una media di 50-100 euro al giorno.
se la protesta si protrarrà o addirittura propagherà ad altri terminal e più in la nel tempo, assommandosi alla carenza di personale e difficoltà organizzative a 360°, le imprese del nord-ovest potranno anche essere favorevoli e organizzatissime, ma frulleranno aria.