Facciamo un po’ di cara vecchia diplomatica esaminando la struttura tipica di una bolla pontificia: prenderemo ad esempio una bolla di #InnocenzoIII del 1213. La prima riga della bolla è scritta sempre in “litterae elongatae” e reca il nome del papa seguito da “episcopus servus
servorum Dei”: in questo caso abbiamo appunto “Innocentius episcopus servus servorum Dei” seguito dal nome del destinario o dei destinatari al caso dativo, qui “dilectis filiis Grimaldo” ecc. La prima riga si conclude sempre con la sigla “In pp m” = “In perpetuam memoriam”.
Segue il corpo della bolla di lunghezza variabile a seconda dell’argomento trattato. In calce al testo della bolla si trova la sottoscrizione del papa costituita da tre elementi distinti. Il primo è la “rota” un segno circolare che reca nel quarto superiore sinistro “Sanctus
Petrus”, nel quarto superiore destro “Sanctus Paulus” e nei due quarti inferiori il nome del papa completo dell’abbreviazione “pp” e del numerale, in questo caso “Innocentius pp III”. Dopo la rota si ha la “firma” vera e propria ossia “Ego N. catholice ecclesie episcopus” dove
l’unico elemento variabile è ovviamente il nome del papa. Infine si ha un complesso monogramma che significa “Bene Valete”. Questi tre elementi costituiscono la firma del papa, che – si badi bene – non è autografa se non simbolicamente solo in un piccolo tratto di penna
(solitamente la croce della rota).
Sotto la firma del papa si hanno le firme dei cardinali in ordine gerarchico: al centro i cardinali vescovi, a sinistra (la “destra” del foglio) i cardinali presbiteri col loro titolo cardinalizio, a destra infine i cardinali diaconi anch’essi
col loro titolo. Le firme dei cardinali sono sempre autografe e sono precedute da una piccola croce, che ogni cardinale disegna in modo diverso e “personalizzato”, e seguite dalla sigla “SS” = “SubScripsi” anch’essa disegnata in modo personalizzato: le croci ed i subscripsi sono
spesso dei piccoli capolavori di creatività cardinalizia! 😄Vediamo ad esempio in questo diploma l’ultimo dei cardinali vescovi che si firma “+ Ego Benedictus Portuensis et sancte Rufine episcopus”. Tra le firme dei cardinali presbiteri, vadiamo la seconda “+ Ego Cencius
sanctorum Iohannis et Pauli presbiter cardinalis tituli Pamathii” che è la firma del card. Cencio Savelli che diventerà papa #OnorioIII. Si noti sempre la creatività grafica di alcune croci e di alcuni subscripsi. Chiudono la lista di firme i cardinali diaconi.
L’ultima riga di
una bolla è costituita dalla data topica e cronica, insieme al nome del cancelliere che ha scritto la bolla. La data cronica è espressa con gran precisione nello stile romano (calende/none/idi del mese), anno di indizione, anno dell’Incarnazione del Signore, anno di pontificato.
Nel nostro esempio abbiamo “Datum Laterani per manum Reinaldi acoliti et capellani domini Innocentii pp III, VII kal. novembris, indictione II, Incarnationis Dominice anno MCCXIII, pontificatus eiusdem domini Innocentii anno sextodecimo.”
molto ornata, dalla E di Ego, dalla grafia armoniosa in generale e dal subscripsi, il buon Guala aveva una certa vena artistica. Ecco la sua firma in latino "+ Ego Guala sancti Martini presbiter cardinalis tituli Equitii subscripsi"
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Ho sempre amato il canto VI del Paradiso, un vero inno all’idea di impero cristiano.
Oggi ne leggiamo solo le ultime terzine, ove Dante narra le vicende di #RomeodiVillanova.
La trascrizione (fedele alla lettera del manoscritto) è dal codice Borgh. 365 della @bibliovaticana
Per oggi lasciamo la #paleografia latina e ci esercitiamo con l’italiana leggendo una lettera del 1545 scritta da #Michelangelo ed indirizzata al banchiere Salvestro da Montaguto affinché versasse 170 scudi allo scultore Raffaello da Montelupo che aveva collaborato con lui
Magnifici messer Salvestro da Monteauto e Compagni di Roma per l’adrieto e per loro Antonio Covoni e Compagni, del pagamento delle tre figure di marmo che a facte over finite Raffaello da Monte Lupo scultore vi resta in diposito scudi cento sectanto di moneta Cioe di dieci iuli
Ebbene sì, questo esercizio di #paleografia farà arrabbiare qualcuno, ma pazienza... Il documento risale ad un’epoca in cui il sacramento del #Battesimo era preso con molta serietà: si tratta di un editto del re di Francia #LuigiVII che riguarda gli Ebrei relapsi, ossia
convertiti al cristianesimo e pertanto battezzati ma poi tornati a praticare la religione ebraica. A questi Ebrei, Luigi VII commina l’esilio dalla Francia e, se venissero catturati, la pena capitale e lo smembramento. Ribadisco: il documento risale ad un’epoca in cui al valore
del Battesimo si credeva con forza. A dimostrazione di ciò, l’editto non colpisce in nessun modo gli Ebrei che siano rimasti tranquillamente a praticare la propria religione.
L’editto fu emesso a Parigi nel 1144 ed è scritto in eleganti caratteri gotici. Si trova oggi conservato
Per il nostro esercizio di #paleografia di oggi diamo un’occhiata ad un documento eccezionale: la bolla #LaetenturCoeli con la quale, al termine del #ConciliodiFirenze, il 6 luglio 1439, venne proclamata l’unione della Chiesa Latina e della Chiesa Greca. La metà sinistra della
bolla è scritta in latino e firmata dal papa #EugenioIV e dai padri conciliari occidentali; la metà destra della bolla è scritta in greco e firmata dall’imperatore #GiovanniVIIIPaleologo e dai padri conciliari orientali. La scrittura latina è una tarda gotica curiale del XV sec.,
mentre la prima riga è nella scrittura elongata tipica dell’incipit dei documenti solenni. Il documento è conservato alla @bibliovaticana e digitalizzato qui digi.vatlib.it/view/MSS_Ott.g…
Trascrivo l’inizio e la fine della bolla, aggiungendo alcuni commenti sull’aspetto del diploma.
Per il nostro esercizio di #paleografia di oggi rimaniamo nell’alto Medioevo ma torniamo in Italia per leggere qualche brano degli editti di #Liutprando, forse il più grande tra i re dei #Longobardi. Liutprando pubblicò i suoi editti ad integrazione di quello di #Rotari mezzo
secolo addietro. Il prologo e gli articoli che leggeremo sono raccolti in una compilazione di leggi longobarde scritta nell’XI sec. in una semplice #minuscolacarolina: il codice è conservato alla @britishlibrary e digitalizzato qui: bl.uk/manuscripts/Fu…
Leges quas Christianus
ac katholicus princeps instituere et prudenter censere disponit non sua providentia sed Dei nutu et inspiratione eas animo concepit, mente pertractans et salubriter opere complet, quia cor regis in manu Dei, et ubi voluerit inclinabit illud, attestante sapientissimo Salomone qui
L’esercizio di #paleografia di oggi è una curiosità che ci arriva dalle nebbie altomedievali dell’Inghilterra anglosassone, prima della conquista normanna. Si tratta di una carta dell’anno 962 mediante la quale il re sant’#EdgardoilPacificoit.wikipedia.org/wiki/Edgardo_d… cede un
appezzamento di terreno ad una matrona di nome Etelfleda. La scrittura è una elegante e rigorosa #insulare: si notino le forme particolari della “r”, della “s” e della “e”. Dal punto di vista dei caratteri intrinseci, i diplomi dei re anglosassoni si caratterizzano per un’arenga
(il preambolo del diploma) di carattere molto solenne, a volte decisamente pomposo. Inoltre, i diplomi anglosassoni sono come sempre in latino, ma presentano anche una traduzione in antico inglese (#OldEnglish), si vedano le righe 12-15 di questo diploma. Questa bella usanza