Thread #paleografico e storico sui calendari medievali. In ogni #messale manoscritto medievale si trovava sempre un calendario, che data la natura permanente del messale doveva essere per forza un calendario “perpetuo” ossia valido per ogni anno. Esaminiamo la pagina del mese
iniziali KL (kalendas) ad indicare il primo giorno del mese secondo il sistema romano. La prima rubrica dice come veniva chiamato il mese di novembre presso Ebrei e Greci “November apud Hebreos dicitur caslev, apud Grecos dicitur dyos”.La seconda riga cita il “versus de mensibus”
relativo a novembre: Quinta novembris obest, nulli lux tercia prodest. In quasi ogni calendario medievale infatti ogni mese ha associato un verso poetico che menziona il segno zodiacale, oppure il numero dei giorni solari / lunari, la tradizioni romane legate a quel mese, le
condizioni meteorologiche del mese, i giorni infausti (detti “giorni egizi”) del mese stesso, ecc.
La terza riga ci da il numero di giorni solari, lunari e la lunghezza del giorno e della notte: November habet dies XXX, luna XXX. Nox habet horas XVI, dies VIII.
Ora esaminiamo
le colonne del calendario. La prima colonna a sinistra con numeri romani in rosso indica il “numero aureo” ossia quel numero da 1 a 19 che indica il posto di ogni anno all’interno del ciclo lunare di 19 anni: it.wikipedia.org/wiki/Numero_au… Prendiamo ad esempio il primo numero della
colonna ossia XIII (13): ciò significa che, negli anni con numero aureo 13, la luna nuova cadeva in quel giorno. I numeri romani della prima colonna variano quindi tra I (1) e XIX (19).
La seconda colonna del calendario contiene la “littera dominicalis”, le prime 7 lettere
dell’alfabeto dalla A alla G, a cominciare dal 1 gennaio che è sempre indicato con la A. Ogni anno aveva associata una di queste sette lettere. Ad esempio, l’anno 1405 era un anno D, quindi nel 1405 le domeniche cadevano nei giorni indicati con la lettera D e cosi' via.
La terza e la quarta colonna in rosso indicano il giorno del mese secondo il calendario romano (calende/none/idi). Si comincia col primo giorno KL November, il secondo è IIII nonis, il terzo III nonis e così via secondo il sistema romano. L’ultima colonna, che ovviamente
costituisce il cuore del calendario è quella con le feste dei santi per il mese, espresse in latino al caso genitivo perché si sottintende “festum” o “natale”. Vediamo. Al primo del mese abbiamo Festivitas omnium sanctorum, che è rubricata (cioè scritta in rosso) per indicarne la
solennità. Al 2 novembre abbiamo Commemoratio defunctorum. Al 9 novembre (ossia V idus) abbiamo Dedicatio Basilice Salvatoris, ossia le dedicazione della Basilica Lateranense. All’11 novembre (III idus) abbiamo Sancti Martini episcopi et confessoris, la festa di san Martino di
Tours. Al 17 novembre (XV kal.) segna l’ingresso del sole nel segno del sagittario Sol in sagittario. Oggi 18 novembre (XIIII kal.) segna la Dedicatio Basilice apostolorum Petri et Pauli, festa che commemora congiuntamente la dedicazione della Basilica Vaticana e di quella di
S. Paolo fuori le Mura. Al 19 novembre (XIII Kal.) ricorda Sancti Potiani pape et martyris et Sancte Helisabeth (S. Elisabetta d’Ungheria, in rosso). Al 22 novembre (X kal.), anch’essa rubricata, è la festa Sancte Cecilie virginis et martiris (auguri a tutti i musicisti! 🎻).
Al 23 novembre (IX kal.) Sancti Clementis pape et confessoris et Sancte Felicitatis. La nota rubricata ci dice che il 23 novembre comincia l’inverno (dal pdv meteorologico, non astronomico): Festum Clementis hyemis capud est orientis. Al 25 novembre (VII kal.) ricorda Sancte
Catherine virginis et martyris, festa di S. Caterina d’Alessandria. Il 30 novembre (II kal.) ricorda Sancti Andree apostoli (festa di S. Andrea apostolo). Il calendario si conclude con un versus de mensibus sui giorni infausti: Est octava canis, et quarta videtur inanis.
Facciamo un po’ di cara vecchia diplomatica esaminando la struttura tipica di una bolla pontificia: prenderemo ad esempio una bolla di #InnocenzoIII del 1213. La prima riga della bolla è scritta sempre in “litterae elongatae” e reca il nome del papa seguito da “episcopus servus
servorum Dei”: in questo caso abbiamo appunto “Innocentius episcopus servus servorum Dei” seguito dal nome del destinario o dei destinatari al caso dativo, qui “dilectis filiis Grimaldo” ecc. La prima riga si conclude sempre con la sigla “In pp m” = “In perpetuam memoriam”.
Segue il corpo della bolla di lunghezza variabile a seconda dell’argomento trattato. In calce al testo della bolla si trova la sottoscrizione del papa costituita da tre elementi distinti. Il primo è la “rota” un segno circolare che reca nel quarto superiore sinistro “Sanctus
Ho sempre amato il canto VI del Paradiso, un vero inno all’idea di impero cristiano.
Oggi ne leggiamo solo le ultime terzine, ove Dante narra le vicende di #RomeodiVillanova.
La trascrizione (fedele alla lettera del manoscritto) è dal codice Borgh. 365 della @bibliovaticana
Per oggi lasciamo la #paleografia latina e ci esercitiamo con l’italiana leggendo una lettera del 1545 scritta da #Michelangelo ed indirizzata al banchiere Salvestro da Montaguto affinché versasse 170 scudi allo scultore Raffaello da Montelupo che aveva collaborato con lui
Magnifici messer Salvestro da Monteauto e Compagni di Roma per l’adrieto e per loro Antonio Covoni e Compagni, del pagamento delle tre figure di marmo che a facte over finite Raffaello da Monte Lupo scultore vi resta in diposito scudi cento sectanto di moneta Cioe di dieci iuli
Ebbene sì, questo esercizio di #paleografia farà arrabbiare qualcuno, ma pazienza... Il documento risale ad un’epoca in cui il sacramento del #Battesimo era preso con molta serietà: si tratta di un editto del re di Francia #LuigiVII che riguarda gli Ebrei relapsi, ossia
convertiti al cristianesimo e pertanto battezzati ma poi tornati a praticare la religione ebraica. A questi Ebrei, Luigi VII commina l’esilio dalla Francia e, se venissero catturati, la pena capitale e lo smembramento. Ribadisco: il documento risale ad un’epoca in cui al valore
del Battesimo si credeva con forza. A dimostrazione di ciò, l’editto non colpisce in nessun modo gli Ebrei che siano rimasti tranquillamente a praticare la propria religione.
L’editto fu emesso a Parigi nel 1144 ed è scritto in eleganti caratteri gotici. Si trova oggi conservato
Per il nostro esercizio di #paleografia di oggi diamo un’occhiata ad un documento eccezionale: la bolla #LaetenturCoeli con la quale, al termine del #ConciliodiFirenze, il 6 luglio 1439, venne proclamata l’unione della Chiesa Latina e della Chiesa Greca. La metà sinistra della
bolla è scritta in latino e firmata dal papa #EugenioIV e dai padri conciliari occidentali; la metà destra della bolla è scritta in greco e firmata dall’imperatore #GiovanniVIIIPaleologo e dai padri conciliari orientali. La scrittura latina è una tarda gotica curiale del XV sec.,
mentre la prima riga è nella scrittura elongata tipica dell’incipit dei documenti solenni. Il documento è conservato alla @bibliovaticana e digitalizzato qui digi.vatlib.it/view/MSS_Ott.g…
Trascrivo l’inizio e la fine della bolla, aggiungendo alcuni commenti sull’aspetto del diploma.
Per il nostro esercizio di #paleografia di oggi rimaniamo nell’alto Medioevo ma torniamo in Italia per leggere qualche brano degli editti di #Liutprando, forse il più grande tra i re dei #Longobardi. Liutprando pubblicò i suoi editti ad integrazione di quello di #Rotari mezzo
secolo addietro. Il prologo e gli articoli che leggeremo sono raccolti in una compilazione di leggi longobarde scritta nell’XI sec. in una semplice #minuscolacarolina: il codice è conservato alla @britishlibrary e digitalizzato qui: bl.uk/manuscripts/Fu…
Leges quas Christianus
ac katholicus princeps instituere et prudenter censere disponit non sua providentia sed Dei nutu et inspiratione eas animo concepit, mente pertractans et salubriter opere complet, quia cor regis in manu Dei, et ubi voluerit inclinabit illud, attestante sapientissimo Salomone qui