+++Transizione energetica - Un thread+++

È una gara. Governi, multinazionali e entità sovranazionali si affannano nel fare grandi annunci: guerra alle fonti fossili, strada spianata all’energia “pulita” per salvare il pianeta. È il Green Deal, una replica in salsa verde
del New Deal americano.

Al di là del richiamo storico discutibile, utilizzato più che altro per dare un tocco di solennità, negli scopi dichiarati il Green Deal è una sorta di alleanza globale per ripulire il pianeta e fermare (sic!) il riscaldamento globale. Nella realtà,
si tratta di un insieme di politiche economiche ambigue, velleitarie e, soprattutto, costosissime.
Mentre si celebra l’intento salvifico della transizione ecologica, se ne nasconde accuratamente il risvolto economico. Il passaggio da un mondo che ancora funziona in gran parte
con combustibili fossili a un mondo in cui saranno le fonti rinnovabili a fornire l’energia necessaria alle attività umane sarà lungo, complicato e soprattutto molto costoso. Non è difficile immaginare chi pagherà.

Tra i primi atti della nuova amministrazione Biden in USA
c’è stato lo stop alle concessioni federali per la trivellazione e ai nuovi oleodotti. L’UE dal canto suo ha alzato l’obiettivo di riduzione delle emissioni di CO2 portandolo dal 40 al 55% entro il 2030 (rispetto ai livelli del 1990) e punta a diventare a emissioni zero
entro il 2050.
A fronte di questi ed altri proclami, nel quadro di un generale rialzo dei prezzi di tutte le materie prime, il caro vecchio petrolio ha guadagnato dallo scorso novembre oltre il 60%. Nello stesso periodo le quotazioni dei permessi ad emettere CO2 sono cresciute
di oltre il 100% arrivando a sfiorare i 57 €/ton, il prezzo dell’energia elettrica all’ingrosso in Germania (future 2022) ha raggiunto i 63 €/MWh, con un incremento del 53%, mentre e il gas al TTF (Q4 21) è aumentato del 74%. I rincari non sono ancora arrivati nelle bollette
delle famiglie europee, ma lo faranno presto.
Questo perché Il vecchio muore ma il nuovo non può ancora nascere. L’imposizione della transizione energetica avviene in contemporanea ad una crisi dell’offerta di potenza elettrica nell’Europa continentale, innescata
dall’obsolescenza di buona parte delle centrali nucleari francesi (che impone una serie di manutenzioni straordinarie) e dalla messa fuori servizio del nucleare tedesco, che avverrà entro il 2022. In più, entro il 2030, circa altri 80.000 MW di capacità produttiva nucleare
in Europa dovrebbe andare fuori servizio per sopraggiunti limiti di età.
La potenza che verrà a mancare in Germania dal prossimo anno non può essere sostituita integralmente da impianti a fonte rinnovabile, almeno non subito. Per lo sviluppo di così grandi capacità produttive
a fonte rinnovabile ci vuole tempo. Infatti, nonostante la grande capacità installata eolica e fotovoltaica, in assenza di vento e sole sono ancora le centrali a carbone, lignite e gas a essere determinanti per soddisfare istantaneamente la domanda tedesca di energia elettrica.
E sarà così ancora per parecchio tempo.

Anche per questo, nonostante i proclami, è determinante per il governo tedesco che il gasdotto Nord Stream 2, che trasporta gas dalla Russia alla Germania, sia completato rapidamente.

Generare energia elettrica con carbone e gas, però,
significa per i produttori comprare anche i permessi di emissione di CO2, che come abbiamo visto sono aumentati del 100%, per cui il prezzo dell’energia elettrica tedesca aumenta di pari passo, trascinando con sé i prezzi di tutta Europa.

Non è tutto. L’introduzione
di impianti a fonte rinnovabile non programmabile (come eolico e solare) porta a gravi stress per le reti di trasporto dell’energia e per i sistemi di dispacciamento, che non sono ancora attrezzati per rispondere a cambiamenti così drastici. Ai primi di gennaio 2021
si è verificato un problema sulle reti transnazionali europee che ha portato a separare la parte est da quella ovest. Si è sfiorato il blackout continentale. Perché se è vero che il battito d’ali di una farfalla a Pechino causa un temporale a New York, è molto più vero
che nelle grandi reti europee interconnesse, per come sono oggi, può succedere di tutto. Dunque il dispacciamento, le protezioni sulla rete, la gestione coordinata a livello europeo dei flussi energetici istantanei richiedono investimenti enormi che ancora non ci sono, o ci sono
solo in piccola parte.
In queste condizioni è inevitabile un aggravio pesante dei costi energetici per imprese e cittadini. Prima che il prezzo possa scendere, se mai scenderà, dovrà salire. Va infatti considerato che si verificherà un massiccio aumento della domanda
di energia elettrica, dovuto a tre fattori: 1) la sostituzione degli attuali consumi di gas; 2) la diffusione di massa dell’auto elettrica; 3) la spinta massiccia verso la produzione di idrogeno. Ciò metterà ancora più pressione sull’offerta di energia “pulita”.
Condurre la cosiddetta transizione energetica a colpi di annunci, prima che siano pronte le alternative, è già di per sé una tattica suicida. Ma tacere sulle conseguenze e sui costi che il salto tecnologico in corso porta con sé sa di paternalismo ed è indicativo
della debolezza del progetto. Più che vedersi magnificare le sorti di un pianeta a zero emissioni, i cittadini hanno diritto di sapere che tutto ciò costerà, e tanto. Come piace dire a certi liberali, non esistono pasti gratis. Neppure se preparati con le migliori intenzioni.

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24 Jun
+++Il lungo addio - Un thread+++

Gli attivisti del clima vorrebbero far sparire il carbone e i suoi utilizzi immediatamente. Anzi, prima di subito.
Ma al momento (purtroppo per loro) il carbone genera circa il 40% dell’energia elettrica mondiale. Per raggiungere la neutralità Image
di emissioni al 2050, secondo i piani dell’AIE, questo numero dovrebbe dimezzarsi entro il 2030 e azzerarsi nel 2040.
Poche cose però sono più difficili di questa. Mentre faticosamente viene installata capacità produttiva rinnovabile, le centrali a carbone continuano ad andare
a pieno regime in tutto il mondo. È soprattutto l'Asia a fare da traino sul carbone: Cina e India insieme rappresentano i due terzi della domanda mondiale. In Cina il carbone rappresenta addirittura il 55% della produzione elettrica. Questo nonostante il fatto che, nel frattempo,
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22 Jun
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👇

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16 Jun
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15 Jun
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Ancora non si sa a quanto potrebbe ammontare la tassa, ma sappiamo che dovrebbe rispettare un criterio di proporzionalità rispetto
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7 Jun
+++Green deal UE e materie prime - Thread+++

La strategia della Commissione UE sulle materie prime (necessarie per il Green Deal ma non solo) è stata presentata nel settembre 2020 al Parlamento Europeo [COM (2020) 474 final, 03/09/2020].

In essa si delineano 10 azioni
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1) sviluppare catene del valore resistenti agli shock;
2) fare largo uso del riciclo;
3) sfruttare le risorse interne all’UE;
4) diversificare le fonti di import.
Il punto 1 si sviluppa in alleanze internazionali e interventi della BEI a finanziare partenariati e investimenti.
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29 Apr
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+++ Prezzi delle commodity+++
Il prezzo all'ingrosso di materie prime e prodotti agricoli è salito a livelli preoccupanti.
Questi rialzi presto si scaricheranno a valle sui beni di consumo, in alcuni casi hanno già iniziato a farlo.

Impatto sull'inflazione inevitabile.
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