Alti dirigenti ENI in visita alla raffineria.
L'azienda toglie bandiere e striscioni dei sindacati: un atto grave e inaccettabile.
Livorno, #1febbraio 2022
Oggi è accaduto un fatto che consideriamo gravissimo. In occasione di una visita ufficiale di alti dirigenti Eni alla
raffineria, l'azienda ha tolto sia le bandiere delle organizzazioni sindacali sia lo striscione del “Coordinamento ditte appaltatrici Eni”. Questo comportamento unilaterale è da considerarsi di una gravità unica, non era mai accaduto prima ed è uno schiaffo non solo a tutti i
lavoratori ma a tutta la cittadinanza. Quello striscione insieme alle bandiere erano lì a sottolineare tutto il disagio di quei lavoratori che vogliono avere notizie sul futuro del sito livornese.
Facciamo appello a tutti quei soggetti con cui oggi abbiamo interloquito (Regione,
amministrazioni locali) affinché condannino questo gesto. Noi come coordinamento rsu unitario delle ditte appaltatrici Eni abbiamo già indetto un'assemblea retribuita per giovedì #3febbraio che si svolgerà davanti ai cancelli della raffineria: da lì partirà, anzi, continuerà la
nostra lotta per avere quelle certezze che da mesi chiediamo sul futuro dello stabilimento. Non ci fermeremo: vogliamo prenderci il nostro futuro.
Comunicato del Coordinamento unitario rsu ditte appaltatrici Eni
In quel periodo in Parlamento si dibatte l’adozione del sistema di trasmissione tra i sostenitori del francese S.E.C.A.M. e quelli del tedesco P.A.L.
Si optò per il sistema tedesco.
Ma gli apparecchi a colori avevano un prezzo proibitivo. Chi ricorda lo schermo tricolore?
Si trattava di un foglio di plastica diviso in tre sezioni orizzontali colorate di azzurro (in alto), di una tinta tendenzialmente rossastra al centro e di una verde in basso. "Se l'immagine trasmessa era di tipo ambientale, con cielo,
"Durante un tributo a #FabrizioDeAndrè a cui parteciparono i big della canzone, Dori Ghezzi riservò 250 posti per me, e io mi presentai a teatro coi miei derelitti.
Qualcuno dell’organizzazione intendeva mandarli nel loggione, confinarli lassù, con la scusa che non c’era
più spazio a disposizione. “Non vi preoccupate” dissi “ci penso io.” Fermai il traffico della sala e come un vigile li feci sedere in platea, tre qui, due là, tossici, barboni, prostitute accanto a notai, dame e politici. “No, lì no” mi intimarono. “Lì ci va il ministro della
Cultura Giovanna Melandri.” Allora le mettiamo accanto una puttana delle vecchie case, vedrai come esce arricchita dall’incontro!”
Erano tutti molto preoccupati, mi chiedevano garanzie su ciò che sarebbe successo e io li tenevo sulle
#21luglio 2001 #Genova#Diaz
"Sono lì, davanti alla Diaz, con la telecamera, mentre i carabinieri dentro la scuola massacrano di botte chi è rimasto a dormire. Documento tutto per Rainews. Stiamo assistendo alla più grande violazione dei diritti umani nella storia di questo
Paese. Lo sentivamo che sarebbe finita male.
...E viene in mente <<Nessun uomo è un uomo qualunque>>: proprio la canzone di cui è stato fatto il video, sul cui set ho conosciuto Claudio."
Fausto Pellegrini
"Quando uccidono Carlo Giuliani siamo ad Asti, stiamo facendo il
check up per il concerto con il gruppo. Arriva la notizia che c'è stato un morto, vedo il gesto di stizza rabbiosa di Claudio, la sua bestemmia. Non è possibile, dice, sembra che siano tornati quei giorni del '77, l'omicidio di Lorusso, la militarizzazione degli spazi.
#8luglio 1960. A Palermo la polizia carica con le camionette i manifestanti e, quando i dimostranti rispondono a sassate, gli agenti sparano sulla folla con mitra e pistole. I caduti sono 4: Giuseppe Malleo 16 anni, Andrea Cangitano 14, Francesco Vella 42. Rosa La Barbera 53,
raggiunta da uno dei tanti colpi sparati all’impazzata, mentre si apprestava a chiudere la finestra di casa. 40 i feriti.
Nello stesso giorno a Catania in piazza Stesicoro, la polizia non risparmia raffiche di mitra e manganellate contro i manifestanti. osservatoriorepressione.info/catania-8-lugl…
Salvatore Novembre, 19 anni, disoccupato, è massacrato a morte a manganellate. 7 i feriti.
"La polizia italiana, insomma, si configura quasi come l'esercito di una potenza straniera, installata nel cuore dell'Italia. Come combattere contro questa potenza e questo suo esercito?
#27giugno 1980 #Ustica
La strage, 81 vittime e alcune morti misteriose cercano ancora verità e giustizia.
La sera del 27 giugno 1980 un aereo della compagnia Itavia partito dell'areoporto Marconi di Bologna diretto a quello di Punta Raisi a Palermo scompare dai radar
alle ore 20 e 59, all'altezza di Ustica.
Iniziano le ricerche, che la mattina dopo portano prima all'avvistamento dei detriti del DC-9 e poi di alcuni corpi. 81 morti, 77 passeggeri e 4 membri dell'equipaggio. È la strage di Ustica.
L'aeronautica militare sostiene si tratti
di un incidente, un cedimento strutturale dell'aereo. I familiari, molti giornalisti e un'apposita commissione d'inchiesta la pensano diversamente. Il DC-9 è esploso in volo.
Una bomba nel bagno dicono i militari. Un missile secondo molti altri pareri.
Partono dei processi che