1/ Un'inchiesta rilanciata oggi da analisti 🇬🇧 affidabili ha stimato che il Telegraph abbia ricevuto almeno 5 mln di £ in finanzianenti dall'agenzia di stampa statale 🇷🇺 - RIA Novosti - dal 2007 in poi.
2/ Durante questo periodo le notizie del Telegraph su Putin si sono ammorbidite - mentre il giornale è diventato sempre più anti-UE. I contenuti della rubrica "Russia Beyond The Headlines" erano approvati direttamente dal Cremlino.
3/ È interessante notare come durante questo periodo un certo giornalista del Telegraph - Boris Johnson - abbia iniziato a cambiare la sua linea.
4/ Il suo salario aumentò enormemente e i suoi resoconti sull'Europa - precedentemente più umoristici - divennero più cupi e incolpavano l'UE per l'annessione della Crimea.
5/ Durante questo periodo Boris Johnson è diventato a parole il giornalista più pagato di Fleet Street, nonostante la pubblicazione di una sola colonna a settimana, "di solito scritta in ritardo e sciattamente".
6/ La rubrica è ora cancellata dal sito del Telegraph, che sopravvalutava anche il ruolo di pacificatore giocato da Putin in Siria.
7/ Del Telegraph usato come cavallo di Troia del Cremlino per mettere zizzania in Europa se ne parla ad es. qui:
Come sta vivendo la galassia sovranista in Italia il conflitto in Ucraina?Così come successo nelle prime settimane di Covid, quando la narrativa sul "nemico comune" sembrava troppo schiacciante, gli influencer e leader si nascondono, elaborano pensosi excursus storici.
🧵
(1/x)
Perché uno dei tratti distintivi del nazional-populismo (anche di sinistra) è quello di essere sostanzialmente in sintonia con le maggioranze: quasi sempre maggioranze dirette verso il "centro", ma un "centro" profondo e non progressista, che si allinea col sentire comune. (2/x
Al momento l'invasione è indifendibile. Ma se e quando a causa delle sanzioni aumenteranno le bollette, la narrativa dei sovranisti cambierà (così come la campagna politica sul Covid: dalla chiusura frontiere e "mancano i vaccini" ad aperturismo + "miocarditi tra giovani". (3/x)
Il manifesto degli «studenti contro il green pass» mostra, come già altre attività pubbliche di questo network negli ultimi mesi, «la convergenza tra spinte nazionaliste e contraddittoriamente stataliste 'di sinistra' e pulsioni irrazionaliste contro i vaccini» (@brun_montesano).
Gli account Twitter e Telegram della rete di protesta vanno ben oltre, essendo impostati come contenitori populisti purissimi o amplificatori di messaggi provenienti dall'area dissidente di destra (Borgonovo, Maglie, Borghi, etc.) o di influencer esplicitamente no vax.
Probabilmente, come per altre operazioni di questo tipo, l'aggettivo studentesco è una maschera per segmenti molto più "tradizionali", ma in questo piccolo fiotto magmatico c'è l'abbozzo di un M5S 2.0 che verrà, e proverà ad accaparrarsi i delusi da Conte&Salvini e non votanti.
1/ Loredana Lipperini ha ricordato il festival dei poeti di Castelporziano del 1979, realizzato con il contributo decisivo dell'assessore Renato Nicolini:
2/ Nonostante siano passati decenni, è impossibile nominare l'evento senza pensare a quella che è stata chiamata, con scherno, la Ragazza Cioè, quella che interrompeva i poeti ripetendo le stesse frasi: «… cioè, perché non ti interessano le mie vibrazioni?
3/ Cioè non penso che non aggio parlato… il tempo che sono stata qui… […]… cioè a sto punto penso che c’è comunicazioni mie, vibrazioni mie, tutto quello che sento io sia totalmente eliminato, cioè per che cosa, cioè chi giudice supremo che decisione…».
🧵Thread su quello che sta succedendo oggi a Trieste!🧵
La cosa più importante da sapere è che il movimento no-green pass nella città del Nord-est si è diviso in due coordinamenti:
«No Green Pass»
«15 ottobre»
La loro divergenza strategica è ormai netta e definitiva. 1/14
La differenza è di metodo, forma e contenuto.
«No Green Pass» è animato dai triestini e da una fetta dei portuali che protestano da settimane, e sta cercando riprendere in mano il pallino della mobilitazione (nell'unione tra vaccinati e non vaccinati) dopo vari inciampi. 2/14
Il gruppo «15 ottobre», adesso predominante, ha imposto invece una prevedibile virata verso il fanatismo antivaccinista: la distinzione no-vax/no-green pass, già labilissima per forza di cose all'inizio delle proteste, è ormai saltata. 3/14
Nel coordinamento dei #portualidiTrieste c’è dentro di tutto. Il collante ideologico di partenza è l’indipendentismo, con la rivendicazione dell’extraterritorialità del porto. Il presidente Grison vota a destra. Gli ultras della Triestina presenti nel sindacato di Forza nuova.
Qualcuno si professa no vax, ma nel Comitato direttivo i vaccinati sono 12 su 15. Puzzer è un fuoriuscito della Cisl. Molti sono ex della Cgil. Volk, del direttivo, si definisce “comunista che si trova meglio con i fascisti“. Una nuova working class trumpiana è nata in Italia.
I #portualidiTrieste si sono affidati alla Fisi, con sede a Eboli (Salerno) una sigla sconosciuta che ha come leader il noto medico no vax Dario Giacomini e Pasquale Bacco, in passato candidato alle elezioni politiche con CasaPound e sindaco a Bitonto con la Fiamma Tricolore.
Motivi per cui potrebbe essere sopravvalutata la minaccia #nogreenpass nei trasporti: a Genova i terminalisti non si aspettano problemi e la Compagnia Unica ha, ad oggi, trasmesso rassicurazioni. Su 1.100 lavoratori, 200 circa non sono vaccinati ma non si annunciano scioperi.
Situazioni non diverse si registrano a La Spezia, dove quasi il 90% dei lavoratori risulta vaccinato e anche a Livorno, dove su 170 lavoratori ve ne sono circa 20 che dovranno sottoporsi al tampone, ed hanno ottenuto dall'azienda un prezzo calmierato a 5 euro.
Il vero focolaio di tensioni è Trieste, dove il presidente dell'autorità portuale ha minacciato le dimissioni in aperto dissenso coi lavoratori. Chi di porti se ne intende però dice che le linee container ci metterebbero a farsi spostare a Capodistria o a Fiume.