#21agosto 18° 31’ Est di Greenwich. Ogni volta in #Salento mi fermo a #PuntaPalascia dove c’è sempre vento e l’Albania dista 71 km. A guardarlo, l’#Adriatico, il “mare dell’intimità” - Predrag Matvejević, Breviario mediterraneo - dovrebbe ricordarci che siamo mescolanza. 1/14
Palascia, forse da Pelagico, il mare dei greci, Capo d’Otranto, punto più a Est d’Italia. Ponte, da sempre, il Canale.
Come ponte è stato sempre il #Mediterraneo. La “Via delle Puglie”, rotta dei Fenici su cui poi sono passati tanti altri. 2/14 fenici.net/viadellepuglie…
Koinè mediterranea, o forse umana. Filo che ci lega all’Est, all’Europa, ma anche all’Africa, oltre il deserto, e all’Asia. 3/14 treccani.it/enciclopedia/l…
Si vedono i monti Acroceràuni quando il cielo è terso da questo faro acceso il 15 luglio 1867 per indicare la strada alle navi. Un andare e venire millenario. Anche di guerre, di morte, come racconta Otranto di quei Turchi e dei suoi martiri. 4/14 ricerca.repubblica.it/repubblica/arc…
Ma Oggi di Otranto mi viene in mente piuttosto il suo stemma, la Torre del Serpe. Un serpente che saliva dal mare per bere l’olio del fanale e provocare naufragi. Come quello del 28 marzo 1997 quando il mare finiva di essere ponte, ma “filo spinato”. 5/14 it.m.wikipedia.org/wiki/Torre_del…
Su queste coste, quasi steppe, dove il Sole oggi tramonta, ma domani vincerà il buio, un altro buio ha inghiottito a primavera oltre cento persone che fuggivano dall’Albania dalla guerra civile in cerca di futuro. 6/14 #migrazioni#pace
Naufragio della Katër i Radës, abanese, speronata da una nave militare italiana che quel mare, una volta ponte, stava mutando in muro. Strage del Venerdi santo. Martiri, forse dovremmo chiamare quei morti e chi in mare continua a crepare. 7/14
“La Sibilla era tra le navi italiane impegnate in un «blocco […] nell’operazione di «respingimento e dissuasione» dei profughi albanesi in fuga”. Sembrava #guerra, ma a chi? 8/14 ilmanifesto.it/kater-i-rades-…
Si fa fatica a ricordare il momento esatto in cui l’Italia ha smesso di essere ponte e crogiolo, tradendo la sua vocazione a rendere piccole le distanze, perdendo quel soft power che potrebbe essere ricordare al mondo come si può fare “koinè”, koinè umana. 9/14 #migrazione
Come l’architettura italiana, che ha foatto koinè nel mondo lontano e vicino, a Kiev come a San Pietroburgo. Terra bellissima, l’Italia. Bellezza bastarda, ricordiamolo, e #migrante. Ricevuta, e portata in giro per il mondo. 10/14 archiviodelmoderno.org/ricerche-2000/…
Debitori anche dell’#Africa che si dice lontana dove le #guerre uccidono in silenzio. Muri nella cultura della condivisione. “Il mondo è un libro. Chi non viaggia ne legge una pagina soltanto”. Sant'Agostino era africano, berbero. 11/14 missioniafricane.it/il-cammino-di-…
C’è un’altra cosa a cui penso in una giornata dove la tramontana non sembra capace di cancellare le nuvole, che l’Albania è più vicina alla Puglia di quanto non sia Venezia, che Otranto guarda più facilmente la Grecia che Torino. 12/14 #migrazine
Che la relazione tra gli uomini non si misura con il metro dei chilometri, ma con una sola koinè quella della cultura umana. Migrante. Per questo potente. Per questo creativa. 13/14 #mograzione
Forse da qui l'Italia dovrebbe ripartire per recuperare la sua identità, da quella storia che fa di noi crogiolo e ponte. Se siamo "Patria", siamo sopratutto patria della diversità che si fa sintesi. Patria dell'accoglienza. Che anche #farepace 14/14
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#23agosto Vorrei sapere che dovrò far la fila, mettermi in coda e forse farà ancora caldo. La vorrei vedere uscire fuori dalla scuola dove vado a votare, la coda di gente con la scheda elettorale e il documento in mano. #ElezioniPolitiche2022 1/17
Ci vuole tempo e allora ci si ferma davanti ai manifesti con le liste elettorali, a scorrere uno per uno i nomi di quelle persone anche se si è già scelto. A scuola aspettavo i 18 anni perché avrei fatto quella fila e pensavo a mia nonna che ha votato solo dopo la guerra. 2/17
Temo che saremo pochi, sempre meno, perché in tanti sono stanchi. Lo capisco, l’abbiamo ridotta quasi a una parolaccia, la parola “politica”. Questo sì, è il successo del più deteriore del potere: farci credere che non serva più a niente. 3/17
#1agosto#diariodipace Anche solo per quell’arco a sesto acuto, varrebbe arrivare sin qui. #Arpino, piccolo centro del Lazio meridionale, con la sua acropoli, è uno scrigno per chi cerca di capire la storia fatta di tracce di #guerra e costruzione di #pace. 1/19 @peoplepubit
In una notte calda di qualche settimana fa, lasciato Palazzo Boncompagni dove riflettevamo nel progettare in modo intenzionale un mondo senza guerra al @VisionThinkTank, siamo saliti fino alla cima della Civitas Vetus. 2/19 (Per rivedere 👉 bit.ly/3OO0q95)
Arpino, Civitavecchia, dove le mura ciclopiche nella loro imponenza sono memoria dell’ingegno dell’uomo, ma anche della sua paura di perder la vita e la #libertà. Munumento alla bellezza e al privilegio del tempo di #pace che viviamo. @ComunediArpino 3/19
#18luglio#diariodipace. Parole usate senza rendersi conto che fanno la vita e la morte, che fanno la #guerra. Questo è ciò che accade quando “#pace” diventa in modo scellerato “resa”, “filoputinismo”, pace dei “pacifinti”, degli “amici di Putin”. 1/14
Facciamo un esercizio, per una volta. Facciamo che ognuno si tiene le sue idee e ci concentriamo solo sulle parole. Perché a forza di dire che “#pace” è essere dalla “parte di Putin” sta succedendo qualcosa di mai visto prima in tale scala. 2/14
A forza di dire che chi vuole la pace è “amico di Putin” stiamo togliendo inevitabilmente ogni dignità e ogni possibilità alla #pace negoziata. Ma non la stiamo togliendo solo in #Ucraina, anche nel resto del mondo. Perché sul “fare pace” stiamo facendo caos semantico. 3/14
1/17 #5luglio. #Diariodipace.
Il confine si è sbiadito fino a perdersi tra le montagne, ma resta inciso nella pietra, memoria della #ValleStura e di quel sangue che è stato tributo alla frontiera dell’odio.
2/17 Valloriate, Piemonte di Cuneo, si affaccia su un ruscello. Una vecchia casa con il tetto spiovente e ornata da un terrazzo di legno che sembra scricchiolare ad ogni passo, ne sente di certo il gorgoglio: luglio 1893, si legge su una targa di intonaco bianco bordata di rosso.
3/17 Alla fine dell’800, la valle era già stata troppe volte attraversata dal rumore della #guerra, dal passaggio dei soldati, per via di quell’odio che aveva opposto popoli fratelli, l’uno contro l’altro.
L’Italia, quando ancora non era Italia e la Francia, dall’altra parte.
Una serata preziosa. Cosa ha condotto all’epilogo che ha travolto l’#Afghanistan dopo vent’anni di guerra? Dobbiamo rileggere la storia, guardare quella sofferenza e imparare. A #NuoviMondiFestival ho avuto la possibilità di porre questa domanda e molte altre a @pontecorvoste
Un percorso non facile e doloroso, ma necessario,quello del libro “L’ultimo areo da Kabul” di @pontecorvoste e del dialogo di Valloriate, attraverso gli errori commessi da un Occidente che ha sempre guardato con le sue lenti L’ #Afghanistan di storia e cultura profonde, complesse
La storia dell’#Afghanistan insegna molto e la dobbiamo ascoltare per sperare nella #pace lì e altrove.
Insegna, per esempio, che una vittoria militare, anche rapida, non è vittoria a lungo termine e non è necessariamente pace.