#28novembre la libertà di stampa in Italia non ha mai goduto di ottima salute (posizione 58, tra Macedonia e Niger, nel Press Freedom Index) ma negli ultimi dieci mesi sono accadute cose da brividi. Da ultimo la violazione del principio chiave del giornalismo, la tutela
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della fonti, con l'azione giudiziaria contro @reportrai3 per aver diffuso un video girato in un luogo pubblico con due personaggi pubblici. Fantastico.
Prima però, nel clima creato dal #PUB, abbiamo visto liste di proscrizione di giornalisti presentate in Parlamento,
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visto sulla prima pagina del primo quotidiano italiano la pubblicazione dei fotosegnalati perchè quinta colonna russa in Italia (dossier dei servizi, ah no...i servizi dicono di no), letto interrogazioni parlamentari in cui i politici di fatto dicevano ai giornalisti
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cosa avrebbero dovuto dire nei loro articoli. Contro Putin abbiamo sdoganato il Putinismo, replicando certe logiche (per fortuna non tutte) di regimi di cui ci diciamo migliori. Un politico ha definire i giornalisti nemici della patria e collaborazionisti. Affermazioni
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Sempre più comuni nel clima malato creato dal #PUB. La guerra è diventata l'occasione per intruppare il pensiero, sdoganare il nazionalismo più deteriore, classificare il dissenso (e il pacifismo) come tradimento dell'italico popolo, che alcuni immaginano in armi pronto a
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riscattare debolezza dell'Occidente. Tutto ciò accadeva con tecnici e progressisti al governo, con queste premesse ora che tocca alle destre, per es. quale opposizione sarà legittimata a sollevare il conflitto di interessi?
Il #PUB corrode la democrazia, uno strato al giorno
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#25novembre mi sconvolge l’incapacità e/o la non volontà di tanti opinionisti con l’elmetto e degli adoratori dell’idolo della guerra, di riflettere sulla spirale nella quale si sono infilati. Ai primi di settembre davano la guerra per finita, con la rotta di Kharkiv poi
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hanno messo il fiocco all’esplosione su un ponte definendolo regalo per compleanno Putin, ancora si sono commossi per il ritiro da Kherson. In termini di pensiero (scusatemi se uso delle categorie e non mi abbandono alla rissa social) credono nella guerra come soluzione perché
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credono nella vittoria. È un errore colossale frutto di ignoranza, malafede, tifo, interessi piccoli e grandi, fragilità personali che si illudono di nascondere facendo garrire il vessillo bellico. La strada che hanno scelto è la stessa che ha portato oggi l’Ucraina
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#19novembre “non vi dimenticheremo” abbiamo detto a settembre del 2021 riferendoci agli afghani. Non è stato così. L’Occidente se n’è fregato.
Ci sono peró degli italiani che non si sono arresi all’oblio. Datemi una mano a sostenerli. Il Wakan Project nasce al CAI di Verona. 1/5
Un gruppo di scalatori e scialpinisti ha cominciato a frequentare il “corridoio” (ve ne parlo dopo) per affrontarne i picchi ma si è lasciato qualcosa dietro: ha formato alcuni locali come guide e portatori. Negli anni dei miliardi per la ricostruzione sprecati, un aiuto
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piccolo ma significativo a sviluppo e pace. Finito tutto con il ritorno dei taleb.
Il “Wakan Project” ora si sta concentrando su portare fuori dal Paese i portatori e le loro famiglie. Se volete sostenerli. Potete farlo qui 👇 Ne vale la pena 3/5 wakhanproject.org/come-contribui…
#17novembre da mesi dico e scrivo che non c’è soluzione militare alla #guerra: l’Ucraina non puó vincere, la Russia non puó perdere. Poche ore fa, il vertice delle forze armate americane ha detto qualcosa di molto simile ( nei giorni scorsi aveva già parlato di negoziati👇)
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È una presa di coscienza sempre più diffusa negli Usa come ci segnala editoriale WP
Usa hanno altre priorità strategico-politiche e non vogliono ritrovarsi in un conflitto dove il rischio di escalation è quotidiano come insegnano i fatti polacchi 👇
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Da mesi (le tantissime persone che hanno partecipato alle presentazioni di Maledetti Pacifisti lo sanno bene) dico che l’Occidente sta dopando l’Ucraina, facendogli credere che la sosterremmo ad oltranza. L’Occidente invece risolve i problemi irrisolvibili con l’oblio
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Le lezioni tristi di questo tragico episodio in #Polonia 1) delle vittime civili non è fregato a nessuno 2) le armi, i sistemi di difesa e gli operatori che li usano sono ormai sollevati da qualsiasi responsabilità se sono, per noi, i “buoni” 3) le armi e i sistemi di difesa
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Sono ormai definitivamente sdoganati, se ne parla come qualcosa di buono (strumenti di morte? no! massacrano pur sempre i cattivi) 4) Le balle dei buoni sono sempre giuste 5) Gli opinionisti con l’elmetto e il PUB non hanno frenato nemmeno davanti allo scenario peggiore
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quello di un conflitto tra Nato e Russia (cioè la fine del mondo) 6) Gli stessi che criticavano un certo ministro degli interni per la sua idea pericolosa di legittima difesa oggi lo applicano alla geopolitica 7) Il tifo da stadio è ormai il paradigma dei dotti per la guerra
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#13novembre vedo che pur di tifare per questa folle guerra si tira fuori dalla formaldeide il mito putrido della nazione in armi, quello che ha alimentato la mattanza della prima guerra mondiale, quello da cui sono nati i totalitarismi nazionalfascisti del Novecento.
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Evidentemente la difesa della democrazia era una scusa bellicista un po’ usurata visto che è stata già usata per giustificare il milione di morti delle guerre al terrore post 11/9. Morti per i quali sin’ora ha pagato solo chi li ha denunciati cioè Assange.
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La cosa più triste in questo operazione disperata del PUB è il riemergere della sindrome dell’inadeguatezza dell’uomo bianco occidentale, il peso di una società invecchiata, che vive di nostalgie della gioventù di quando noi…eravamo forti come gli ucraini, di quando noi
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#9novembre#Usa#Midterms2022 alcuni flash: aborto ed economia sono stati alla pari nelle preoccupazioni degli elettori nonostante il “my body my choice” sembrasse oscurato dall’inflazione. È il motivo principale probabilmente per cui nonostante un’economia in affanno
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da prezzi (l’occupazione va bene) i democratici hanno sconfitto le previsioni peggiori e sono ancora in corsa per il controllo del Senato.
Donne, giovani e latinos sono stati un fattore assieme all’affluenza. Lo sforzo di Biden (e Obama) negli ultimi giorni di campagna pare
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abbia pagato. La Camera è ormai nelle mani dei Rep con McCarthy futuro speaker (presidente diremmo in Italia). Per capire cosa accadrà al Senato ci potrebbero volere giorni con Nevada e Arizona (al solito) lenti nello spoglio e il ballottaggio in Georgia. A mio avviso
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