Il 16 aprile 1988 le BR uccisero il senatore DC Roberto #Ruffilli, professore vicino a Ciriaco #DeMita. È una storia che – colpevolmente – ho conosciuto soltanto di recente e che mi sembra racchiuda una perfetta sintesi di alcune tendenze eterne della politica nazionale 🧵
Perché proprio Ruffilli, un innovatore sui temi della partecipazione dei cittadini, ma non esattamente una figura sotto i riflettori?
Sulle motivazioni e sul frenetico quadro dell'aprile 1988 (il 13 l'incarico di Governo a De Mita, il 14 l'attentato di Napoli da parte dell'Armata Rossa Giapponese) hanno portato qualche barlume le inchieste, eppure ci sono alcuni aspetti sui quali vale la pena riflettere.
Ruffilli, si legge nell'agghiacciante e complessa rivendicazione delle BR, era “uno dei migliori quadri politici della DC, l'uomo chiave del rinnovamento, vero e proprio cervello politico del progetto demitiano, teso ad aprire una nuova fase costituente, [...]
[...] perno centrale del progetto di riformulazione delle regole del gioco, all'interno della complessiva rifunzionalizzazione dei poteri e degli apparati dello Stato".
L'obiettivo delle ormai declinanti BR era lanciare un avvertimento: in Italia non deve cambiare niente, non devono esserci riforme istituzionali, né concordia nazionale, quindi chi conta davvero si fermi. Un monito che veniva dall'interno e aveva trovato attuatori esterni.
Le indagini sull’omicidio, al pari di molte altre, evidenziarono come Ruffilli fosse stato individuato probabilmente da ambienti intellettuali marxisti radicali dell’Università bolognese – dove il senatore insegnava, – e scelto come vittima in aree contigue al potere romano.
E questo ribadisce di nuovo quanto a sinistra sia stato forte e coraggioso chi ha coltivato e tutelato la faticosa prassi riformista, democratica e progressista contro le idee violente, ma codarde, di coloro che pure si presentavano spesso come benpensanti.
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In #Sudan l'esercito sta recuperando posizioni, ma la situazione è molto fluida e le prospettive sono incerte. Non è da escludersi uno scenario di guerra civile con il Paese diviso in zone occupate anche da altri gruppi ribelli 🧵
Nell'immediato le truppe di #alBurhan sono state sorprese.
Le #RSF sono strutturate per colpire più velocemente. Sono equipaggiate mediamente meglio, hanno esperienze anche in Libia e nella regione del Lago Ciad. #Hemetti poi ha una fitta rete di contatti e roccaforti sparse.
Per di più in questo periodo l'esercito sudanese era in attesa di comprendere gli indirizzi per l'eventuale riorganizzazione dopo gli accordi del dicembre 2022 tra al-Burhan e le opposizioni, uno dei motivi della contesa con Hemetti.
Sul #Sudan è presentata una dicotomia troppo netta: #alBurhan filo-occidentale (riluttante) e garante di una transizione imperfetta contro #Hemetti filo-russo e uomo #WagnerGroup incaricato da Cremlino di prendere il controllo? Obiettivi e schieramenti sono forse più complessi 🧵
È vero che al-Burhan ha aperto al dialogo con #Egitto, #EAU e #Israele, con gli #USA sullo sfondo, ma è un tentativo di riportare il Sudan (sospeso dall'Unione Africana e sanzionato da varie Istituzioni) nella comunità internazionale che non pregiudica i rapporti con la #Russia.
Al-Burhan ha acconsentito a una mediazione con le opposizioni civili a dicembre per una transizione, adottando il motto di piazza "soldati nelle caserme, partiti alle elezioni", però non è una svolta democratica, quanto un tentativo (contestato) di mantenere comunque il potere.