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Appena una settimana fa il portavoce del presidente turco Recep Tayyip #Erdoğan negava l'esistenza di un calendario per l'accettazione della richiesta di ingresso di #Finlandia e #Svezia nella #NATO e ipotizzava che l'intera "pratica" sarebbe slittata di addirittura un anno.
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Ma ieri i ministri degli Esteri dei tre Paesi hanno siglato a #Madrid un memorandum d'intesa e raggiunto l'accordo sulla domanda di adesione alla #Nato di Helsinki e Stoccolma.
Dunque, il veto di #Erdogan è caduto: ma che prezzo?
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Fin da subito #Erdogan - da abile tattico - ha compreso l'importanza della posta in palio, e ha iniziato a giocare la sua partita. Al rialzo.
Il Sultano ha avanzato numerose richieste, incentrate in gran parte su questioni di carattere nazionalista con impatto interno.
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Dal separatismo curdo al terrorismo, fino alla richiesta di estradizione dei seguaci di Fetullah #Gulen, il leader dell'opposizione in esilio, additato come il mandante del fallito colpo di Stato avvenuto nel 2016.
Questi i principali dossier messi sul tavolo da #Erdogan.
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Per dire della posizione di partenza, nelle scorse settimane il presidente turco aveva definito la #Svezia un "vivaio" per le organizzazioni terroristiche, aggiungendo che "nessuno di questi Paesi ha un atteggiamento chiaro e aperto.
Come possiamo fidarci di loro?".
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La Turchia chiedeva dunque che #Finlandia e #Svezia rafforzassero le loro leggi antiterrorismo, estradando alcune persone, tra cui giornalisti curdi, e rimuovessero un embargo informale sulla vendita di armi alla Turchia, imposto dopo l'intervento militare in Siria (2019).
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Le richieste di #Erdogan sono state accolte.
Il segretario generale #NATO, Jens #Stoltenberg, ha detto: "Abbiamo l'accordo per l'ingresso di Svezia e Finlandia. Il memorandum firmato risponde alle preoccupazioni della 🇹🇷 sulla lotta al terrorismo e l'esportazione di armi".
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Una versione avvalorata dalla presidenza turca, che ha rimarcato di aver ottenuto "quello che chiedeva" dai colloqui con Svezia e Finlandia e di aver guadagnato la "piena cooperazione" da Helsinki e Stoccolma contro il PKK e i suoi alleati.
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Una narrazione estremamente favorevole ad Ankara, insomma. Ma è veramente così?
È vero che #Finlandia e #Svezia hanno definito il PKK, il Partito dei lavoratori del #Kurdistan - ritenuto da #Erdogan una minaccia alla sicurezza nazionale - una "organizzazione terroristica".
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Ma lo è pure che entrambi i Paesi hanno solo confermato questa definizione. Nulla di nuovo, dunque.
È vero che 🇫🇮 e 🇸🇪 si impegnano a trattare "in modo rapido e completo" le richieste irrisolte di espulsione ed estradizione della #Turchia riguardanti accuse di terrorismo.
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Ma il presidente finlandese #Niinisto ha posto l'accento su "irrisolte", affermando che al momento non ve ne sono.
È vero che #Finlandia e #Svezia si impegnano nel documento a non avere embarghi sulle armi con la #Turchia. Ma attualmente entrambi i Paesi ufficialmente
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non ne hanno in vigore. Solo in #Finlandia è stata assunta una decisione politica di non rilasciare nuove licenze di esportazione di armi alla# Turchia.
L'intero memorandum poggia su questa continua e ricercata ambiguità.
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"Abbiamo dovuto guardare alcune cose, come sono scritte e come ognuna delle parti vuole capirle", ha ammesso il presidente #Niinisto.
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Il documento, insomma, è una vittoria per tutti: Erdogan può rivendere in patria un successo politico (in Turchia nel 2023 si vota); Finlandia e Svezia hanno ottenuto l'ingresso nella NATO in tempi rapidi.
dangelodario.it/2022/06/29/fin…
Miracoli della diplomazia, della geopolitica.
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