Thread by @conversedijulio

è morto José Luis "Tata" Brown. La storia del suo Mundial 86 è pazzesca, davvero [miniTHREAD]

Nell'86 Tata ha 30 anni. Alle spalle una carriera decennale: nove stagioni con l'Estudiantes, nella cui cantera era cresciuto, una stagione in Colombia, una al Boca. Alla vigilia del Mundial gioca con il Deportivo Español, che però decide di non rinnovare il suo contratto (1/13)

Essenzialmente significa che parte per il Messico da svincolato.
È un difensore arcigno, ma abile coi piedi. Nel 3-5-1-Diego di Bilardo, spesso la costruzione del gioco parte dai suoi piedi. Un antesignano dei centrali difensivi con compiti creativi. (2/13)

Alla vigilia della prima partita del Mundial, contro la Corea, a colazione lo incrocia Bilardo. «Come sta Brown?». Poi, mentre gli dà le spalle, il tecnico gli dice «aaaah, dimenticavo. Stasera giochi te». (3/13)

Il titolare, nel suo ruolo, sarebbe dovuto essere Passerella, l'uomo che aveva alzato la Coppa nel '78. Ma una gastroenterite lo aveva steso. C'è chi dice che si fosse intossicato con i cubetti di ghiaccio che metteva nel whisky, chi a un asado. (4/13)

Secondo Passerella, a quell'asado erano presenti tutti i giocatori della rosa. Però, a sentirsi male fu soltanto lui. Ma questa è un'altra storia. Qua stiamo parlando del Tata Brown. (5/13)

Brown gioca tutte le partite del Mundial da titolare. Fino alla finale con la Germania Ovest. Al 23', Cuciuffo viene atterrato sulla fascia destra. Burruchaga batte la punizione: parte un cross ben arcuato. Brown è al centro dell'area. (6/13)

Davanti a sé ha Diego Armando Maradona. Brown segue la traiettoria con lo sguardo, vede Schumacher, il portiere tedesco, involarsi verso il pallone. Tata pensa: non la prenderà mai. Schumacher, infatti, non la prende. (7/13)

Ora il pallone è a tiro: sta viaggiando verso di lui, ma davanti a sé ha Diego Armando Maradona. Allora cosa pensa di fare, Tata? Di spingerlo via. (8/13)

Diego Armando Maradona, che nove giocatori inglesi non erano stati capaci di contenere, fermare, placcare, abbattere, sotto la pressione delle mani di Brown vola via come un coriandolo su un campo argentino. Brown ci mette la testa. Segna. (9/13)

Poco più tardi, in uno scontro di gioco, un tedesco gli rovina addosso. Brown cade scomposto, e sente subito un dolore fortissimo al braccio, al bicipite, all'articolazione. Si è lussato una spalla. (10/13)

Al medico dice «dottore, non si faccia passare per la testa di togliermi dal campo». Era passato per un sacco di difficoltà, una carriera complicata, e cosa, ora? Farsi sostituire *solo* per una spalla rotta? (11/13)

Tata, a questo punto, prende la sua maglia. La morde con forza, fino a bucarla. Allarga il buco con il dito, ci mette il pollice della mano che quasi non sente più, e continua a giocare per tutti i 90'. Con un braccio rotto. E un dito ficcato nella maglia. (12/13)

Mi piace pensare che per l'ultimo viaggio Tata abbia chiesto che ad accompagnarlo ci sia quella maglia, con un buco al centro. Una delle maglie più belle che abbia mai visto.
Che la terra ti sia lieve, Tata Campeon.