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Sul @Corriere è da ieri in home page un pezzo intriso di fallacie logiche che giunge a conclusioni inaffidabili e fuorvianti.

Si sostiene che il lockdown è inutile, perché l'evoluzione di un'epidemia dipende solo dall'andamento dei contagi nei primi 17 giorni.

Thread 👇

1/
Per "dimostrarlo", lo studio malamente raccontato nel pezzo stima il numero atteso di contagi SENZA lockdown.

Poiché i casi previsti approssimano bene quelli effettivamente osservati CON il lockdown, allora l'articolo sul Corriere conclude che il lockdown non serve.

2/
Scrive la giornalista:

"I numeri sembrano quasi magici: è il 10 marzo, in Italia si registrano 631 morti e il modello prevede, ad esempio, per il 18 aprile 23.873 morti, indipendentemente dalle misure restrittive".

3/
Quindi, sostiene l'autrice, il modello funziona! È quasi magico. In effetti le sue conclusioni sono credibili quanto la magia.

Il lockdown, invece, secondo l'interpretazione che lei dà dello studio, non funziona. Quindi bisognerebbe interrompere le misure restrittive.

No.

4/
Ancora una volta giornalisti poco avvezzi al metodo scientifico confondono il fattuale con il controfattuale.

Per sostenere che il modello funziona e il lockdown non funziona, sarebbe necessario disporre di un controfattuale.

5/
I dati osservabili CON il lockdown sono il fattuale, NON il controfattuale.

L'errore non è solo della giornalista, purtroppo. È vero che gli autori non si arrischiano a sostenere l'inutilità del lockdown nella "lettera".

6/
Il pezzo del Corriere contiene un'intervista a uno degli autori, un imprenditore definito "cervellone matematico del gruppo", che sostanzialmente avalla l'interpretazione della giornalista (e rilancia il tweet in cui la giornalista afferma l'inutilità del lockdown).

7/
Inciso: quello raccontato nel pezzo del Corriere non è un vero e proprio "studio scientifico", come lo definisce la giornalista, ma un esercizio di calcolo pubblicato in forma di lettera nella rubrica "Lettere all'editor" di una rivista scientifica: bit.ly/2VHc0tg.

8/
L'errore è aggravato dai toni a dir poco perentori dell'autrice del pezzo, che su Twitter afferma:

"L'andamento della pandemia di #Covid19 non dipende dal rigore del #lockdown. Solo l'ampiezza dei focolai nei primi 17 giorni determina il numero finale delle vittime".

9/
"Si vede dal modello predittivo che trovate qui: predictcovid19.com".

10/

A chi prova a spiegarle il problema, la giornalista risponde non meno perentoriamente:

11/

E ancora: "Il modello ha previsto con esattezza i decessi giornalieri. Volete altre prove?".

Tali toni sono esattamente il modo in cui NON si racconta uno studio scientifico.

12/
Nell'articolo e nei tweet della sua autrice, la "lettera" con le previsioni è raccontata come una sorta di difficilmente contestabile verità rivelata (cosa che certamente non era nelle intenzioni degli autori).

13/
Ma non è tutto. L'autrice segnala che uno degli autori ha costruito un tool online per sfornare previsioni "sullo sviluppo dell'epidemia (in termini di contagi e decessi) in ogni comunità del mondo solo a partire dall'andamento dei primi 17 giorni".

14/
Matteo Villa (@emmevilla) lo ha provato per noi e ha constatato che i risultati sono pressoché sempre sbagliati.

15/

È normale, se si considera l'eterogeneità territoriale nell'applicazione del lockdown, nella progressione del contagio e nella risposta del sistema sanitario.

16/
Per stimare in modo affidabile l'impatto del lockdown avremmo bisogno di dati molto più raffinati di quelli disponibili, purtroppo. O meglio ancora, ripeto, di un controfattuale.

17/
Alcuni andamenti però sono simili, perché? Perché "le fasi iniziali delle curve epidemiche *in regime di lockdown* ne condizionano le fasi finali", come scrive @emmevilla.

18/
Di nuovo, la somiglianza è dovuta al fatto che l'autrice del pezzo confonde il fattuale con il controfattuale: non possiamo escludere che in quei casi il modello produca previsioni plausibili solo perché è stata attuata la misura oggetto delle critiche dell'articolo.

19/
Nell'interpretare i risultati, gli autori sostengono che in Italia il virus rallenta perché ci si avvicina all’immunità di gregge.

Sarebbe bello, ma purtroppo non esistono prove a sostegno di questa tesi.

20/
L’immunità di gregge è possibile solo se almeno il 60% della popolazione ha già contratto il virus, e se la guarigione comporta immunità. Mentre noi siamo assai lontani dal 60% e ancora non abbiamo certezze sull'immunità.

21/

Trasmettere il messaggio che siamo vicini all'immunità di gregge (e dovremmo quindi rilassare le misure restrittive) senza alcuna base scientifica è pericoloso e fuorviante.

22/
Mai come in questi giorni la stampa dà copertura a studi che, a volte, non meritano l'attenzione della comunità scientifica e del pubblico.

23/
Gli articoli che raccontano la scienza sono spesso sciatti e superficiali, e trascurano che la ricerca scientifica non fornisce verità inconfutabili, come vorrebbe il ministro Boccia.

Al contrario.

24/

la7.it/propagandalive…
In tempi normali e su questioni che non hanno a che fare con la salute pubblica si potrebbe forse fare finta di niente. Non si può svuotare l'oceano con un secchiello e i ricercatori hanno ben altro da fare.

MA:

25/
Il lockdown è LA questione di policy del momento. Dalla sua attuazione dipendono decine di migliaia di vite. Diffondere informazioni tanto fuorvianti attraverso un quotidiano nazionale può essere molto pericoloso e non possiamo permettercelo.

26/
Post scriptum: il thread si trova come sempre srotolato qui facebook.com/fabio.sabatini
Grazie infinite per la pazienza.
Una volta di più, questa illustrazione descrive bene la fallacia principale dell'articolo.
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