#EarthDay2020 Anche se passerà in secondo piano per via della pandemia che stiamo vivendo, oggi ricorre l'anniversario dei cinquant'anni dalla prima giornata della terra.
Un breve recap storico per capirne l'impatto culturale e per tracciare le differenza tra ieri e oggi.
Un breve recap storico per capirne l'impatto culturale e per tracciare le differenza tra ieri e oggi.
La prima manifestazione del 1970 non fu solo l'opera di un gruppo di attivisti, ma anche un raro esempio di collaborazione tra democratici e repubblicani, che portò in soli 7 mesi alla nascita di enti governativi fondamentali come l'EPA.
Tuttavia, negli USA come in Europa, oggi il tema è politicamente più polarizzante che mai: a destra si rasenta il negazionismo, mentre a sinistra si lavora per slogan e banalizzazione dei problemi ambientali. Eppure, il tema è fortemente sentito dal pubblico.
Secondo un sondaggio dello Yale Program on Climate Change Communication, il 59% degli americani è preoccupato per il clima. In Italia, secondo YouGov e la European Investment Bank, il numero si aggira intorno al 37% - soprattutto giovani.
La media UE è del 24%, ma i numeri sono in crescita. Cosa manca quindi per avere risultati paragonabili a quelli del primo Earth Day oggi? La risposta, forse, sta nelle modalità di quel primo esperimento.
L'Earth Day originale fu principalmente una giornata di teach-in e non semplicemente una marcia. Buona parte delle attività e delle iniziative avvennero nelle Università, senza nemmeno un evento principale a Washington.
La gente non veniva solo coinvolta in una manifestazione pubblica, ma informata direttamente da esperti e accademici. Ecco perché, oggi come nel 1970, è più che mai necessario che gli addetti ai lavori rivendichino un ruolo centrale nel dibattito sul clima.
Il pubblico non va semplicemente portato in piazza. Deve essere soprattutto informato e sensibilizzato, in modo da poter avere una maggiore fiducia negli esperti e cambiare le proprie abitudini quotidiane in una transizione consapevole.
Oggi abbiamo bisogno più che mai di un movimento intellettuale che guidi la discussione sull'ambiente dal punto di vista tecnico e culturale. Ma si tratta di un compito che studenti, ricercatori ed esperti devono reclamare per primi. Nessuno può farlo per loro.
